Internet, negozio virtuale

Internet, negozio virtuale Internet, negozio virtuale /prodotti diventano immateriali prevaricare persino il dibattito che li circonda per la velocità con cui riescono a far divenire obsolete le questioni. Forse, anche quella più generale di tutte che concerne non tanto la direzione e il senso della cultura del bit, ma quella che la definisce. Stiamo vivendo la trasformazione della cultura scritta dall'analogico al digitale o stiamo annullando gli oggetti che rappresentano questa nuova possibilità di interazione conoscitiva? L'ampliarsi della «rete» presuppone la fine dei ed? E questo implica di fatto la fine della cultura che si rappresenta con un oggetto, libro prima, compact adesso? Il titolo del convegno, «Ignite the web», svoltosi a San Francisco in ottobre, organizzato da Macromedia e dedicato come ogni anno all'utenza, implicava nel suo doppio senso (accendi e/o brucia la rete) il significato profondo del dibattito attuale intorno a Internet. Ciò che è apparso evidente dalle conferenze, dalle tavole rotonde e soprattutto dalla fiera che accompagnava con i prodotti le nuove idee, è stato il nuovo possibile sviluppo della vita sulla rete determinato più ancora che dai L'ultimo disco di Prince è in Rete ma non esiste fisicamente suoi contenuti, dalla sua velocità. Se fino alla scorsa stagione ma in questo mondo è lontana un secolo - l'obiettivo per l'uso di massa di Internet era ancora costituito dalla predisposizione di un'interfaccia più semplice possibile (Negroponte) oggi è evidente che il processo in corso santifica nella velocità di connessione alla rete questa necessità. Ciò si raggiunge con la banda, che allargandosi sempre di più consente una maggiore velocità di tramissione e con software sempre più potenti dal punto di vista della compressione dei dati che consentono interfacce dinamiche fruibili anche da chi non è dotato di banda larga. Lo scenario a breve termine sembra diversificarsi per l'uso «business» che è dotato di connessione diretta con Internet e l'uso «familiare», modem e telefono. La banda larga viene ormai proiettata al 2002 per un'utenza generalista, che passerà dai venti milioni di utenti attuali (i dati sono riferiti agli Stati Uniti) a un numero esponenzialmente più vasto di persone, che in pratica useranno Internet come un broadcast. Nella velocità di connessione sta quindi la nuova garanzia del successo della diffusione i cui inizi si colgono negli investimenti attuali e nelle strategie di mercato che li sostengono: sono questi i reali indicatori sociali del cambiamento. Le novità in atto sono infatti software per creare autonomamente siti dinamici con facilità (Dreamweaver è stato presentato al convegno come l'innovazione più importante in questo ambito e già è stata precostituita anche una possibilità semplificata per i bambini). Difficile dire se questo sarà il prototipo o l'archetipo del cambiamento. Difficile sapere se questa sarà la direzione della nuova cultura: non più sistemi autore per creare software ma programmi per creare siti? Si sta spostando la politica della creazione di ed verso la politica di rete? La pubblicità sceglierà la rete come ha scelto la tv e determinerà così il nuovo corso? Non è un caso che al convegno il presidente della Walt Disney abbia annunciato l'ampiezza degli investimenti in ambiti educational per bambini e entertainment per adulti, affermando di poter già programmare gratuitamente per gli utenti grazie agli introiti pubblicitari. La più grande fabbrica dei sogni del mondo ha trovato il suo nuovo habitat su Internet? I dati di trend parlano chiaro: i bambini americani passano un'ora e più al giorno davanti un computer; il tempo è evidentemente sottratto alla televisione, basta proporre a loro, notoriamente triplice mercato di immediati utenti, futuri utenti e mediatori di utenza, programmi su siti loro dedicati per modificare la filosofia dell'accendi la tv in quella interattiva dell'uso del computer. L'investimento che il mercato pubblicitario ha avviato con Disney è forse solo l'inizio di una cultura diversa da ogni altra. Il consumo culturale non si riferisce più alle cose da acquistare (dischi, cassette prima, ed oggi) ma a quelle da fruire esattamente come accade in tv. Un esempio di questa nuova logica? L'ultimo disco di Prince, fruibile solo su un sito a pagamento. Marina D'Amato Università La Sapienza, Roma

Persone citate: D'amato, Disney, Negroponte, Walt Disney

Luoghi citati: Macromedia, Roma, San Francisco, Stati Uniti