UNA VITA DA PAZ

UNA VITA DA PAZ UNA VITA DA PAZ Andrea Pazienza: tanto Pentothal per sopportare il dolore delle cose ON si fanno troppo di frequente mostre di autori di fumetti. Ma si dà il caso che ci siano contemporaneamente due mostre importanti. Due mostre che non consentono neppure ai malpensanti di opporsi all'idea che anche i fumetti possano essere arte. Le mostre sono una a Milano ed è dedicata al francese Moebius, l'altra a Bologna ed è dedicata all'italiano Andrea Pazienza. Moebius (al secolo Jean Giraud) è vivo e vegeto. L'altro, Andrea Pazienza, se ne è andato via nel 1988. Ma c'è un punto di contatto tra i due. Andrea Pazienza, a un certo momento della sua vita brevissima, si è ispirato a Moebius, ha trovato nella ribellione di Moebius contro i fumetti ben fatti e per questo troppo banali, un irresistibile spunto per ribellarsi anche lui. Jean Giraud (classe 1938) aveva cominciato a far fumetti nel 1956 e, dopo varie esperienze, nel 1963 aveva inaugurato per Pilote le avventure western del Lieutenant Blueberry... leziosamente disegnato e dipinto come disegnavano e dipingevano gli antichi illustratori americani del West, ma contemporaneamente Sotto: Zanardi, l'eroe rock inventato nel 1981 In alto a destra: Andrea Pazienza e (sotto) una sorta di autoritratto fumettistico per non restare ucciso dalla noia aveva iniziato sotto lo pseudonimo Moebius a ideare e raffigurare per Metal Hurlant mi futuro fantastico pullulante di magnifici mostri e quasi insostenibili rivelazioni, diventando così un irrinunciabile riferimento per ogni disegnatore giovane o vecchio. Andrea Pazienza (classe 1956) era figlio di un insegnante di educazione artistica nella scuola media di San Severo, bravissimo ma pudico, quasi scontroso pittore in proprio di acquerelli di grande suggestione che non riusciva mai a fare ima mostra, perché era molto lento, scrupoloso nel dipingere e amici e ammiratori gli strappavano i frutti del suo accanito lavoro via via appena finiti. Non ne restava mai un numero bastante per farne un'esposizione. Enrico Pazienza era molto orgoglioso del figlio che aveva cominciato a scarabocchiare quasi appena nato. Ma presto fu costretto a preoccuparsi per la via su cui Andrea tendeva ad affermarsi. A fare quadri, il ragazzo dotatissimo preferiva disegnare con i... pennarelli storie inquiete di vite giovanili e di proteste generazionali. Andrea Pazienza non poteva non incontrare Moebius e lo incontrò su Alter-Alter, il mensile gemello di Linus consacrato alla pubblicazione di fumetti d'avventura. La casa editrice Milano Libri aveva, infatti, acquistato da Metal Hurlant i diritti di trac^irre e pubblicare da noi il meglio di Moebius e degli altri disegnatori francesi accomunati nell'impresa di riportare la fantasia nel fumetto. Per Andrea Pazienza fu l'incontro con un grafismo esasperato e il distacco dal padre che si sentì amorosamente quasi tradito. Fu alla redazione di Linus che Andrea Pazienza portò dunque le prime pagine della sua prima storia a fumetti. Le straordinarie avventure di Pentothal. Era la primavera del 1977 e a Bologna dove lui si era trasferito da San Severo per studiare al Dams le cose non parevano andar bene; c'era una grande tensione tra gli studenti e anche i non studenti, i giovani, in genere, si poteva temere che accadesse qualcosa di brutto. Nelle tavole di Pentothal ad Andrea Pazienza capitò di anticipare quello che sarebbe successo come se fosse davvero già successo: confusione e distruzione, armati e blindati, disarmati e perseguitati, e pareva non esserci scampo e aleggiava il timore di essere condannati per sempre a subire. Andrea Pazienza ci ha lasciato scritto e lo si può leggere nell'appendice della nuova edizione di Pentothal della Baldini & Castoldi: «Io vivevo insieme ai miei compagni di appartamento. Eravamo malati 365 giorni l'anno e non ci muovevamo dall'isola calda del nostro letto. Mi sono mosso perché era inevitabile che lo facessi. Mi sono messo a disegnare perché dovevo raccontare quello che vedevo, sennò mi sarei messo probabilmente a fare il pittore... da qui il desiderio di fare fumetti. I miei y y primi fumetti, quindi Pentothal, per esempio, fanno da collegamento tra il lavoro di artista e quello di disegnatore di fumetti. All'inizio poi distinguevo due personalità e l'una o l'altra prendeva il sopravvento a seconda dei periodi e delle circostanze...». Ma Andrea Pazienza non era fatto per essere fedele. Non era fedele a donne o a uomini, non perché fosse un traditore, ma perché non aveva voglia di restare sempre lo stesso. Figurarsi se poteva esser fedele a Pentothal. Nell'ultima puntata di Pentothal nel luglio 1981 fece capolino il nuovo eroe Zanardi. «Quel che salta fuori dalle storie di Pentothal è che non reggono il tempo se non come documento, e questo non m'interessa. E non reggono il tempo perché sono di un'ingenuità mostruosa, sono zeppe più che di imprecisioni, di ingenuità linguistiche, di discorso... Oggi almeno sarebbe impossibile. A queste condizioni se ne è aggiunta un'altra che è il rock che è Zanardi. Ora non parlerò più di Zanardi e parlerò invece della storia del rock. «Io ho deciso di essere rock come Mick Jagger e mi muoverò in questo senso da qui all'eternità...». Come per la fedeltà Andrea Pazienza aveva un concetto relativo dell'eternità. Disegnava Come Moebius si ribellò contro i filmetti troppo ben fatti e perciò troppo banali febbrilmente anche quando non gli era richiesto con più entusiasmo di quando lo faceva per professione. Tutte le nuove riviste come le vecchie gli erano aperte e imploravano la sua collaborazione. Ma la sua vita aveva ritmi terribili che la maggior parte dei collaboratori di Cannibale, Il Male, Frigidaire non riusciva a sostenere, ed era soggetto, per tirare avanti, a ricorrere alla chimica e si buttavia via con la massima generosità. Definiva il suo modo di lavorare un non-metodo, ed era pronto a darne una spiegazione che un altro giorno, in un'altra circostanza e con un altro interlocutore avrebbe potuto essere del tutto diversa: «Quello che penso è che quando comincio una storia e non la continuo ho fatto una cappella. Però tutte le storie cominciano e non finiscono e soprattutto non credo di utilizzare nei miei fumetti tempi da storie a puntate... Certe volte penso che il primo segno che faccio a matita su un blocchetto sia quallo che conta, a volte lavoro direttamente sulla carta senza farlo su un blocchetto, a volte...». Si citerebbero volentieri tutte queste pagine in gran parte sino ad ora inedite affettuosamente collezionate e coordinate da Felice Cappa nell'appendice della nuova edizione di Pentothal. Compongono infatti una lucidissima visione del dramma dell'autore troppo presto scomparso e del complesso della sua opera che m'impone ancora una più completa decifrazione. Ma, forse, qui occorre far parlare anche gli altri di lui. Se Pier Vittorio Tondelli, un altro grande interprete delle stagioni bolognesi, lo ha definito uno straordinario narratore de «il destino, le astrazioni, la A follia, la genialità, la miseria, la disperazione di una generazione che solo sbrigativamente, solo sommariamente, chiameremo quella del '77 bolognese», un più giovane ma già grande narratore bolognese, Enrico Brizzi, lo giudica in un modo più convinto e convincente: «E' proprio grazie a Paz che oggi appare un po' più goffo chi vorrebbe ostracizzare il fumetto, esiliarlo in una provincia periferica dell'arte. C'è poesia vera in quelle tavole; la vera poesia marcia in un decennio brillante di devianze e riflussi, rese separate e (fondatissime) paranoie. Quel decennio tragico bside dell'Italia potenza craxiana e industriale, Andrea l'ha vissuto alla grande, e nel mentre l'ha immortalato, per certi amici, per noi sbarbi arrivati dopo. Come tutti i grandi, ci ha rapiti...». Oreste del Buono KARlK'/ZAIilll FELTRI + VELTRONI DIVENTA FELTRONI Scrivete a: Stefano Battezzagli! «La posta in gioco» La Stampa - Tuttolibri via Marenco 32 10126 Torino 1SORDI. Della minacciata crisi di governo di qualche tempo fa conserverò due ricordi. Il primo è le I gato a uno dei migliori aggettivi della lingua italiana: assurdo. Questo aggettivo - ottimo nell'apparenza sonora, nell'etimo (da ab-surdu: dissonante e stonato), nel significato - sembrava diventato innocuo per eccesso d'uso. Fortunatamente non era vero: quando al Tg3 Maurizio Marinoni ha proclamato «assurda» l'eventuale crisi di governo, si è scatenato un putiferio che ha peraltro dimostrato che la politica è assurda e se glielo si dice si offende in misura assurda (noto peraltro che Marinoni sta a Mannino come Manconi sta a Mancino, e Maroni a Marino). I MOSTRI. L'altro ricordo è una lettera in cui Eriberto Costamagna (Fossano - CN) mi domandava: «Il confronto fra Prodi e Bertinotti quali prodotti procurerà?». L'operazione di Costama- gna mi ha fatto venire in mente un predecente assai frankensteiniano: Dalemoni, una mostruosa saldatura bicamerale fra D'Alema e Berlusconi. La differenza è che Dalemoni non vuole dir niente (è solo l'anagramma di mondiale). Prodi - Bertinotti = prodotti mi pare invece meraviglioso, con le corrette allusioni ai ceti lavorativi e a frutti della terra come le olive. Però l'esempio su Dalemoni aveva di buono che si svolgeva tutto fra cognomi. Nulla vieta e tutto invita a fare in modo che anche il terzo cognome corrisponda a un personaggio reale, così come è consentito a Cos sutta di rileggersi Bordiga per diventar Cossiga. Infatti sommare due cognomi per ottenere un terzo a caso è un po' troppo facile. Partendo' da un Feltroni si tratta solo di capire se è Féltri più Veltroni oppure Feltrinelli più Marinoni. Dà invece soddisfazione supporre che lo stesso Veltroni sia il risultato di una sommatoria fra Elio Veltri con Giovanni Trapattoni. Enuncio così le regole di questo gioco: 1. Il gioco consiste nell'unire due cognomi per trovarne un terzo. 2. Gli addendi devono essere due, e non più di due. 3. Ogni addendo va diviso in due parti, di una o più lettere: la parte iniziale e la parte finale. 4. L'unione consiste nella saldatura a secco (senza aggiunta di lettere intermedie) fra la parte iniziale del primo addendo e la parte finale del secondo addendo. (NOTA. Nel dopo-elezioni c'è sempre un disgraziato che dice: «In politica due più due fa tre», Con il gioco proposto da Costamagna questa frase diventa improvvisamente sensata: il totale prodotti - è inferiore alla somma dei due addendi, Prodi+Bertinotti). Se provate, vedete subito che il gioco funziona a ritroso: nato per essere sintetico diventa ben pre- LA VIGNETTA DI MARAMOTTI sto analitico. Non provo più a unire Tizio e Caio per vedere se esce Sempronio (ovvero Tizaio), ma prendo Nitti per trovarci un miscuglio di Nenni e di Giolitti. Non più un esperimento di biolinguistica, ma una ricerca etimologica o meglio araldica. Così mi arrabatto su un caso apparentemente semplice, quello dei rapporti che legano Oscar Luigi Scalfaro a Eugenio Scalfari, magari passando da Ugo o Giorgio La Malfa. Non ne vengo a capo. Al contrario l'apparentemente arduo Rocco Buttiglione tradisce la sua provenienza dal poeta siciliano Ignazio Buttitta e da Fred Buscagliene. Bastava pensarci. Spero che voi ampliate gli orizzonti, e non vi limitiate ai cognomi politici (un esempio artistico: Luigi Pirandello assomma le diverse eredità di Giovan Battista Piranesi e di Matteo Bandello). Io ho ancora qualche esempio fra parlamentari ed ex. Il già ricordato Fausto Bertinotti ha ascen¬ denze tutte femminili: la sua parte istrionica viene (incredibilmente) dal cinema muto: Francesca Bertini; la sua parte politica viene da Nilde lotti. Per Bettino Craxi occorre scomodare Marco Licinio Crasso e Pio XI (ma c'è un'evidente forzatura). E Berlusconi? La mente vacilla: Enrico Berlinguer più Edilio Rusconi. ERRATA CORRIGE. Sta diventando una rubrica fissa: questa volta si tratta di un palindromo difettoso di Marco Morello che qualche settimana fa è sfuggito ai suoi come ai miei controlli (inevitabilmente si faranno più severi: 'Bollerò Morello). CRITTOGRAFIA DELLA SETTIMANA. Palindromo crittografico (7, 1, 5). ILLOGICO INCIPIT DI DOSTOEVSKIJ. La crittografia pura della scorsa settimana (.AT) si risolveva: Per Matusalemme! (per MAT, usa l'emme). Stefano Bartezzaghl

Luoghi citati: Bologna, Fossano, Italia, Milano, San Severo, Torino