COM'ERA NOIR L'ANTICO MONDO di Giovanni Raboni

tuttolibii tuttolibii LA STAMPA Giovedì 27 Novembre 1997 BAGUTTA A Giovanni Raboni la 62a edizione GIOVANNI Raboni, con Tutte le poesie (Garzanti), è il vincitore del premio Bagutta 1997, giunto alla sessantaduesima edizione. All'autore andranno 50 milioni (30 offerti dalla famiglia Pepori, proprietaria del ristorante, 20 dalla Snam). Cerimonia domenica 30 nell'omonimo locale milanese. Saranno premiati anche per l'opera prima ex aequo Andrea Kerbaker (Fotogrammi, Scheiwiller) e Helenajaneczek (Lezioni di tenebra, Mondadori). Questo riconoscimento è assicurato da Gioia Falck, nel ricordo di Giovanni Falck. PREMIO Il Betocchi-poesia a Anna Maria Ortese ANNA Maria Ortese con la raccolta // mio paese è la notte (Empiria) ha vinto il premio letterario «Carlo Betocchi» per la poesia, giunto alla quattordicesima edizione. A Luca Canali è andato il riconoscimento per la traduzione (con riferimento alle Poesie di Catullo, Giunti editore). Horacio Armani, di nazionalità argentina, è l'autore straniero dell'anno. La giuria (presidente Giuliano Manacorda) ha infine assegnato la targa speciale a Nino De Vita. La cerimonia di premiazione è in programma il 13 dicembre, a Piombino. CONVEGNO Ricordando Pastonchi il poeta raffinato Acentovent'anni dalla nascita, a quarantaquattro dalla morte, Francesco Pastonchi, poeta, ftne dicitore di Dante, docente di Letteratura italiana neil'Unviersità torinese, sarà ricordato il 5 e il 6 dicembre a Riva Ligure (dov'è sepolto) e a Sanremo. Fra i relatori, Marziano Guglielminetti («Pastonchi tra Graf e Gozzano»), Maria Luisa Spaziani («La voce di Pastonchi»), Carlo Carena («Pastonchi classico»), Giorgio Bertone («Pastonchi e la letteratura ligure»), Giangiacomo Amoretti («Una forma precaria: la poesia di Pastonchi»). ESORDIENTI Transpadana giovan i Tredici autori alla prova TREDICI autori, fra i diciassette e i ventotto anni, alla prova dei testi. Tredici racconti per presentarsi. Le edizioni Diabasis li hanno raccolti in un volumetto dal titolo Transpadana giovani, un'iniziativa che ricorda gli «under» di Tondelli. Oggi, alle ore 11, nel Palazzo del Capitano del Popolo di Reggio Emilia, la presentazione. Intervengono Vincenzo Morlini, presidente della locale Cassa di Risparmio, il provveditore agli studi Luigi Vincelli, la scrittrice Jarmila Ockayova, il direttore editoriale Diabasis, Sandro Scansani, e i giovani autori. LABORATORIO Palazzolo al Bosco lettura e scrittura CON lo stage «Scrivere di narrativa» ha esordito il Laboratorio di lettura e scrittura Palazzo al Bosco-Città di Firenze. Vi hanno partecipato Dacia Maraini, Sergio Moravia, Sandro Veronesi, Simonetta Bartolini. Tra i docenti annunciati: Giorgio Albertazzi e Daniele Del Giudice, Paolo Crepet e Giorgio Calcagno, Cesare Garboli e Luca Canali. Gli allievi, oltre ad assistere alle lezioni, nonché alla lettura e al commento di testi classici, saranno chiamati a svolgere un elaborato sui vari temi dei corsi. Per informazioni: tel. 055/824.2212 Fax: 055/824.2538. COM'ERA NOIR L'ANTICO MONDO Magia, miracoli, demonologia ON è che uno abbia pregiudizi nei confronti di maghi, indovini, veggenti, chiromanti, ecc. Si tratta di una professione, se così vogliamo chiamarla, come un'altra, tanto che di recente la corte di Cassazione ha deciso di tributarle il massimo riconoscimento ufficiale, vale a dire l'obbligo di pagare l'Iva sulle «consultazioni». Eppure qualcosa impedisce alle persone come noi (una minoranza, d'accordo), di frequentare questi sapienti. Certo, farebbe comodo accertare se la data scelta per il viaggio a Vercelli, un mercoledì 14, abbia gli astri a favore; se l'anno prossimo il nostro 740 sarà più grasso o più striminzito; se saremo innamorati trionfanti o innamorati respinti. Ma la prospettiva di salire su quell'autobus 56, entrare in quell'androne, suonare a quella porta del terzo piano, sedere in attesa su quel divanetto cremisi in anticamera, ci toglie ogni volta lo slancio. L'occulto sarà una gran bella cosa ma una rilut- ARCANA MUNDI Georg Luck Fondazione Valla Mondadori pp. 664 L. 48.000 Erri De Luca ORA PRIMA Erri De Luca Edizioni Qiqajon pp. 127 L. 20.000 MA CHI SCEGLIE NON E' ERETICO Credere secondo Messori Virgilio «Arcana mundi»: l'età greca e romana, quando le potenze delle tenebre incombevano e nessuno osava dimenticare che ogni minimo evento della sua giornata era parte di un incessante sfrigolio cosmico tanza misteriosa ci induce a lasciarlo dov'è. Crediamo di aver visto finalmente chiaro in questa nostra ritrosia grazie a Georg Luck, illustre antichista, che ha raccolto in Arcana Mundi (Fondazione Valla-Mondadori) tutto ciò che si scrisse su Magia, Miracoli, Demonologia nel mondo greco-romano. E' un'antologia di eccezionale interesse e quando avremo anche il secondo volume dedicato a Divinazione, Astrologia, Alchimia, potremo dire che si tratta di una di quelle opere che non si possono non avere in casa. Come sempre nei volumi della Valla, introduzioni, note, commenti, raccordi, sono di una generosità esemplare, ma Georg Luck è inoltre uno di quei rari dotti che scrivono bene, nel senso che non si rivolgono soltanto ad altri sparsi colleghi ma tengono conto di noi, ignari o dimentichi di greco e latino, e si danno la pena di collegare, inquadrare, spiegare, tessere una sorta di ben strutturata narrazione. I testi vanno da Omero ad Apuleio, passando per Eschilo, Esiodo, Platone, Orazio, Virgilio, Plutarco, Luciano, Lucano, per citare i più noti; ma tutt'attorno emergono non meno affascinanti «minori», oltre a iscrizioni, papiri greci magici, misteri egiziani, tavolette di maledizione, amuleti, letali statuine di pane o cera con tanto di spilloni conficcati. Tutto è molto più impressionante di quanto un profano potesse immaginare. Chi pensava a una passeggiata tra curiosità archeologiche non tarda a rendersi conto che presso gli antichi il mistero della vita e della morte era ineludibile ossessione, che il genere horror, oggi tanto disinvoltamente cucinato, appariva ben al¬ trimenti pregnante alla sensibilità dei nostri lontani progenitori. Un'antologia come questa è programmaticamente «unilaterale», ma ha il grande merito di offrirci un controcanto noir alla visione per lo più luminosa, per lo più razionale, ordinata, controllata che confusamente conserviamo del mondo classico. Le potenze delle tenebre erano sempre incombenti, occulti influssi decidevano battaglie e amori, coltivazioni e commerci, nessuno (tranne pochi e malvisti scettici) si permetteva di dimenticare che ogni minimo evento della sua giornata era parte di un incessante sfrigolio cosmico, di una trama insondabilmente vasta. L'autore sottolinea che i confini tra religione, filosofia, magia, superstizione restarono sempre assai labili, nonostante gli arrovellati tentativi di classificazione degli «specialisti». Il mondo sopra di noi, o sotto di noi, non si poteva per definizione conoscere, ma ci mandava in continuazione segnali, presagi, indizi da connettere, voli di uccelli, apparizioni in sogno, terremoti, malattie, un cavallo che si azzoppava, un bambino che non cresceva, una finestra che sbatteva nella notte. Tutto stava a interpretare correttamente quei messaggi ambigui. Come Hitler (sì. Hitler) anche allora i potenti si circondavano di indovini, profeti, maghi «sicuri», che gli indicavano la giusta via da seguire. Ma la ragazza abbandonata dall'amante a chi si rivolgeva per tentare di recuperarlo? Già si poneva la gran questione di distinguere tra fattucchiera e fattucchiera, tra ciarlatani e autentici esperti, tra riti, magie, esorcismi efficaci e prese QUALCHE RAGIONE PER CREDERE Vittorio Messori Mondadori pp. 306, L. 29.000 in giro truffaldine. Che ci fossero demoni buoni, angeli custodi, era dato per scontato, ma le schiere dei demoni cattivi non stavano certo con le mani in mano e la sensazione di essere al centro di questo scontro non veniva mai meno, come non cessava la speranza di guadagnarsi la benevolenza dei primi e di volgere la perfidia dei secondi a danno altrui. Leggiamo di cerimonie terrificanti per risuscitare e interrogare i morti, di pozioni, filtri incantesimi di atroce raffinatezza, scendiamo nell'Ade, consultiamo sibille, passiamo la notte accanto a un cadavere con l'impegno di non atìStor* mentarci, ci vendichiamo .qpn fatture e malocchi, accendiamo roghi nefandi, versiamo sangue (molto), latte, miele, vino, ceneri, serpenti essiccati, talvolta ridacchiando sotto i baffi con lo scrittore (c'era chi si faceva beffe di quelle pratiche), ma più spesso tremiamo inorriditi dal turbine di semidei, mostri, streghe, teschi, corpi maciullati, negromanti ammantellati che gridano formule arcane in lividi luoghi, boschi, cimiteri, grotte, antri cavernosi. Una carrellata di così potenti evocazioni minimizza quell'alloggetto al terzo piano (senza ascensore), quel divanetto in anticamera. I maghi di oggi saranno altrettanto bravi di quelli di 2000 anni fa, ma è il contesto che gli manca, è l'aura solenne e tenebrosa che si è nel frattempo dispersa, è l'autobus 56 che gli toglie autorevolezza. Dobbiamo rassegnarci, per il viaggio a Vercelli continueremo ad affidarci alle magie dei sindacati ferrovieri. QUALCHE RAGIONE PER CREDERE Vittorio Messori Mondadori pp. 306, L. 29.000 UANDO due scrittori di successo, il cui mestiere per loro stessa ammissione è «mettere in fila e vendere parole», danno vita a una serrata e appassionante conversazione di più giorni sulla fede, che poi, ripulita, si trasforma in un volume di 300 pagine, che a sua volta si conclude annunciandone, cadmiente Deo», altri due analoghi, il recensore si trova un po' a disagio. Se poi, come avviene nel dialogo tra Messori e Brambilla, i due autori svolgono una sorta di gioco delle parti in cui anticipano - sovente banalizzandole - le possibili obiezioni al loro argomentare, allora il disagio aumenta. Ma, se uno supera questo disagio, e affronta il volume, questo gli appare nel suo insieme stimolante, a tratti provocatorio, comunque sempre appassionato. Tl linguaggio è infatti discorsivo ma sa andare all'essenziale della fede con parole semplici, riuscendo nell'intento dichiarato di «render conto della speranza» che abita gli autori. Le tematiche - tutte incentrate sulla fede in «Dio (demonstratio religiosa))), lasciando «Cristo [demonstratio Christiana) e la Chiesa (demonstratio catholicah ai successivi volumi - si intrecciano e si rincorrono in tutto il libro, forse a scapito di una certa organicità di discorso, ma a indubbio vantaggio della leggibilità del testo e del coinvolgimento del lettore. L'argomentare di Messori - che rimane l'autore principale dell'opera, cui Brambilla si limita a fare da spalla - difende con convinzione le «ragioni del credere» e, ini particolare, com'è ripetuto a più riprese, dell'essere non solo cristiano, ma «cattolico», e lo fa andando al cuore del messaggio cristiano, con una ricerca di radicalità che non si cura di remare controcorrente o di attaccare luoghi comuni. Proprio questa onestà di ricerca e questa franchezza di esposizione rendono però più evidenti certi limiti che definirei «eccessi di zelo». anche se non è molto originale, può funzionare, ma mi pare che questa venga poi talmente radicalizzata da risultare sviante. Da un lato alcuni esempi sono così affrettati e banali da far apparire questa «logica» come un trucco per salvare sempre e comunque capra e cavoli; d'altro canto, più seriamente, gli si' contràtìpbfte come "antitesi <(\'aui-àuiì To-ó»che viene definita «legge dell'eresia» in quanto etimologicamente «eretico deriva da un termine greco che significa "colui che sceglie"». Ora, se è vero che il cristiano è chiamato a ricercare e ricomporre l'unità di ogni cosa anche degli opposti - in Cristo, è altrettanto vero che l'evangelo lo pone di fronte a «scelte» radicalche nulla hanno a che fare con Prendiamo la categoria del «ete£» per spiegare l'approccio cattolico alla fede, cui è dedicato un capitolo ma che poi attraversa l'intero volume. «Tutta la logica cristiana è fondata sul paradosso dell'unione degli opposti... l'et-et, appunto, nel senso di "questo e quello", "l'unc e l'altro"... Il cattolico è chiamato, ovunque, a operare una sintesi paradossale». Come chiave di interpretazione, Carlo Frutterò Franco Lucentini

Luoghi citati: Firenze, Piombino, Reggio Emilia, Riva Ligure, Sanremo, Vercelli