«Torno in Bocconi»
«Torno in Bocconi» «Torno in Bocconi» «Molti meno contrasti di quanto appaia» MILANO. E' un «day after» nella tranquillità della sua casa milanese di Foro Buonaparte quello del professor Guido Rossi, che per il momento ha solo in mente di riposarsi «dopo dieci mesi pesantissimi» e di riprendere il suo corso all'università Bocconi. Esaurita la faiica di traghettare la Telecom Italia verso la privatizzazione, archiviato il capitolo «dimissioni sì, dimissioni no», l'ormai ex presidente per ora non pensa ad altri incarichi, come l'Antitrust o la futura Autorità per le telecomunicazioni: in un'intervista all'Ansa si trincera dietro un eloquente: «No, per l'amor di Dio». «Mi sento benissimo - risponde al telefono adesso finalmente mi riposo e da dopodomani riprendo il mio corso alla Bocconi, che ho lasciato da tanto tempo». Da giorni al centro di indiscrezioni sulla sua decisione di lasciare o no, sul suo futuro, e con qualche punta di «veleno» quanto ai suoi rapporti «politici» e con l'amministratore delegato Tommasi, Guido Rossi è dapprima benevolo verso la stampa, che ieri gli ha dedicato molte prime pagine: «Ho qui tanti giornali, li sto guardando ma sono troppi - aggiunge - ma tutto sommato, al di là di qualche inesattezza, mi sembrano buoni per quello che mi riguarda. E comunque - prosegue gettando acqua sul fuoco delle polemiche in tutta questa storia c'è stato molto meno contrasto di quello che è stato fatto apparire». Venerdì la sua presenza al Consiglio di amministrazione che ne ha accolto le dimissioni è stata effettivamente «rapida»: «Me ne sono andato prestissimo - conferma Rossi all'Ansa 7.tutto era già stato deciso nei giorni precedenti». Un distacco che induce l'ex presidente ad un commento stringato sulle decisioni prese poi dai consiglieri, come ad esempio quella della costituzione dei due Comitati consultivi, quello strategico e quello per la «corporate governance», proprio il tema che ha determinato il suo abbandono: «Ormai io non c'entro più, non mi chieda di dire qualcosa», replica Rossi, che tuttavia aggiunge: «Io ho impostato le regole, adesso sono loro che devono gestire». E per il futuro? «Le dirò che sono un po' stanco - risponde Rossi - dopo dieci mesi pesantissimi. Adesso finalmente mi riposo e da lunedì riprendo il mio corso alla Bocconi». Ad altri incarichi insomma «per adesso non ci penso minimamente». Ex presidente della Consob, «salvatore» dell'ex gruppo Ferruzzi, «privatizzatore» della Telecom. Un curriculum di grande spessore, adatto per riempire molte delle caselle che si aprono, su tutte l'Antitrust lasciata da Guliano Amato oppure la tanto attesa Autorità per le telecomunicazioni. Posizioni dalle quali, si fa notare a Rossi, potrebbe «bacchettare» tutti quanti: «No, per l'amor di Dio - ribadisce con una risata - non ho una funzione così micidiale...». La permanenza di Guido Rossi, milanese, 66 anni, al vertice delle telecomunicazioni italiane è durata poco più di dieci mesi. L'ingresso nella Stet, poi fusasi con la Telecom Italia, è datato 30 gennaio 1997 quando Rossi prese il posto di Biagio Agnes alla presidenza della allora finanziaria per le tic dell'Iri. Durante il suo mandato si è compiuta la delicata operazione di privatizzazione della società. [r. e. s.] Il segretario del pds D'Alema smentisce pressioni sul vertice Telecom
Persone citate: Biagio Agnes, Buonaparte, D'alema, Guido Rossi, Guliano, Rossi, Tommasi
Luoghi citati: Milano
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