Rossi: «Non vado all'Antitrust » di Valeria Sacchi

L'ex numero uno del gruppo si confessa. Umberto Agnelli: meglio un presidente non operativo L'ex numero uno del gruppo si confessa. Umberto Agnelli: meglio un presidente non operativo Rossi: «Non vado all'Antitrust » Telecom, resta alto lo scontro sulle dimissioni MILANO. Ventiquattr'ore dopo l'uscita di Guido Rossi da Telecom, la parola d'ordine di azionisti privati e politici è di gettare acqua sul fuoco delle polemiche. E del resto è lo stesso Rossi a dichiarare: «In tutta questa storia c'è stato molto meno contrasto di quello che è stato fatto apparire». E subito aggiunge: «Ora mi riposo, non vado all'Antitrust». Massimo D'Alema, l'uomo che secondo le ricostruzioni si sarebbe battuto contro il presidente del Consiglio Romano Prodi per difendere la presidenza Rossi, liquida la questione in due battute. «Queste dimissioni non sono un fatto politico - dice il segretario della Quercia -. Telecom è una società, e non spetta a me commentare. Sono problemi che riguardano la società». Mentre Mario Draghi, direttore generale del Tesoro (fino a ieri azionista di controllo di Telecom attraverso Uri), si trincera dietro a un «no comment», non si sottrae alle domande Umberto Agnelli che, attraverso Ifil, è uno dei nuovi soci di Telecom privata. Intervistato ad un convegno di Finpiemonte, il presidente di Ifil ammette: «Speravo che Guido Rossi accompagnasse Telecom almeno fino all'assemblea e fino al nuovo consiglio di amministrazio- ne. Invece ha dato le dimissioni motivandole con il fatto di aver raggiunto lo scopo della privatizzazione. So che il consiglio ha identificato due comitati, uno strategico e uno di audit. La decisione di dar vita a due comitati è nella linea della corporate governance. Sulla corporate non ci sono state resistenze, credo che tutto si muoverà in questa linea nel valutare i programmi di lavoro e, quando sarà possibile, l'efficienza del management». Dopo essersi augurato che il problema del nuovo presidente «si risolva al più presto» perché una azienda come Telecom «ha bisogno di rapporti internazionali estremamente validi e di un presidente di notevole sta¬ tura», ad una domanda specifica sull'identikit della presidenza, Agnelli spiega: «Io preferirei una presidenza non operativa, così come ritengo che tutti i consiglieri debbano essere non operativi. Devono, invece, scegliere nel modo migliore i dirigenti operativi». Sul futuro di Rossi, infine, il presidente di Ifil aggiunge di ritenere che Rossi «non sia più interessato ad incarichi nel settore pubblico, ma stia pensando a qualcosa nel privato». A sua volta Gustavo Visentini, che con Jeffrey Livingston e Piergiusto Jaeger rappresenta i fondi di investimento, osserva che «Rossi ha fatto quello che aveva sempre detto, e cioè considerare concluso il suo manda- to una volta andata in porto la privatizzazione». E chiarisce che in consiglio «non vi è stato nessuno scontro, tutto è stato lineare e normale». Non parla il neo vicepresidente di Telecom, Piergiusto Jaeger, perché, ricorda, «abbiamo convenuto di non rilasciare dichiarazioni alla stampa». Soltanto conferma il via al comitato che dovrà occuparsi di corporate governance, un «programma che era già allo studio e che adesso viene varato». Il clima generale, insomma, è scandito da toni soft. Fatta eccezione per le opposizioni. Carlo Giovanardi, capogruppo del Ccd alla Camera, tuona: «Mai si è assistito nel nostro Paese ad intrusioni così sfrontate e dirette dei partiti e degli uomini della maggioranza in aziende e imprese trasformate in campi di battaglia fra le varie componenti dell'Ulivo». Mentre sulla vicenda Telecom Benedetto Della Vedova, della Lista Pennella, trae una «morale» che si riassume in poche parole: «La statalizzazione del risparmio privato di un milione e mezzo di ignari cittadini». Non crede alle «interpretazioni politiche» sulle dimissioni di Rossi - interpretazioni che non hanno «niente a che fare con la realtà» - il ministro delle Poste Antonio Maccanico, che smentisce anche qualsiasi suo «intervento» in merito. Mentre uno dei suoi sottosegretari, Vincenzo Vita, dopo aver ripetuto che «non c'è nessun conflitto nella maggioranza», sottolinea tuttavia: «Semmai c'è un problema di chiarimento sulle strategie. E le dimissioni di Rossi, personalità davvero di rilievo - aggiunge il sottosegretario- non debbono far sottovalutare i problemi che lui stesso ha posto». Valeria Sacchi Enrico Micheli sottosegretario alla presidenza del Consiglio Sopra, Guido Rossi presidente dimissionario di Telecom

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