E Cossiga abbracciò Prodi

Il senatore: «L'ostruzionismo? Mai sulla legge finanziaria» L'incontro fra il presidente e l'ex Capo dello Stato a Bologna ad un convegno su Dossetti E Cossiga abbracciò Prodi L'anti-Berlusconi a cena dalpremier BOLOGNA DAL NOSTRO INVIATO L'incontro, l'abbraccio, la cena. Neanche tanto carsico il fiume democristiano che ricomincia a ruscellare sulle arsure della politica romana. Due ex, come Prodi e Cossiga, si abbracciano in silenzio sotto i neon della biblioteca appena intitolata a Giuseppe Dossetti, il «santo della politica» che per entrambi è stato maestro e anche giovinezza. Si abbracciano davanti a una platea di cattolici, sotto lo sguardo obliquo di Beniamino Andreatta e quello lietamente appuntito di Leopoldo Elia. Rimembrano Dossetti che abbandonò carriere e onori per la studiosa solitudine di Monte Sole, sebbene entrambi arrivino da carriere molto affollate. E nonostante il presidente del Consiglio e l'ex presidente della Repubblica si tengano (per tutto il pomeriggio bolognese) ostinatamente al largo dalla politica dell'istante, regalano una immagine di prefigurazione istantanea: uno nelle braccia dell'altro, non solo in nome del passato. Il colpo d'occhio, al solito, è una baraonda di spalle e telecamere. Caccia spasmodica alla battuta, appena compare Francesco Cossiga. Come mai è qui, senatore? E' vero che si candida a guidare l'opposizione? E Berlusconi? Cosa pensa dell'ostruzionismo del Polo? Tutto vanamen- te chiesto: «Oggi parlo di Dossetti». Salvo poi regalare una battuta davvero fulminante, e per di più improvvisa, mentre filosofava di liberalismo e politica: «Sì, penso che Giuseppe Stalin sia stato il più importante statista del Ventesimo Secolo: ha persino insegnato la via democratica a Palmiro Togliatti». Scattano i fotografi quando poco dopo le 5 del pomeriggio arriva Romano Prodi, con faccia finalmente rilassata dopo le notti bianche per via del latte, dell'Iva e (si suppone) della nuova rogna Telecom che Guido Rossi ha appena reso orfana, ma (si suppone) niente allatto afflitta. Tanto per farsi capire subito dice Romano Prodi: «Non parlo». In che senso? «Non parlo di latte. Non parlo di Iva. E non parlo di Guido Rossi». Bensì: «Parlerò di don Giuseppe». E in effetti dirà: «Vorrei leggervi il monito che lasciò Dossetti: "Bisogna riconoscere che gli esiti non brillanti dell'esperienza dei cristiani alla vita sociale e alla vita politica non sono tanto dovuti alla malizia degli avversari e neppure solo a proprie deficienze culturali, ma soprattutto a deficienze di abituali virtù"». Non solo carenze di virtù etiche (ha precisato) ma carenze di doti sapienziali. Quali? «L'equilibrio, la mediazione, la prudenza». Francesco Cossiga - che d'abi¬ tudine pratica scarsamente l'equilibrio, la mediazione e la prudenza fa sì con la testa e ne pare tanto convinto da farne tesoro all'uscita dal convegno, quando si riaddensa il nuvolone dei cronisti. Gira finalmente una notizia: i due si vedranno a cena. Dove? A casa Prodi E le cene, si sa, sono cariche di conseguenze, non solo alimentari. O almeno così pensano i gazzettieri perché per Prodi e Cossiga la cosa è del tutto naturale. Dice Cossiga: «Sono a Bologna, no?» e alza le spalle. Dice Prodi: «Una cena, sì. Se Cossiga non ha impegni, io mi sono tenuto libero». Azzarda uno: è l'incontro tra il capo dell'Ulivo e il nuovo capo dell'opposizione? Prodi sorride sinceramente stupefatto e resta muto. Cossiga resta muto e basta. Interviene Flavia Prodi: «Vorremmo andare a fare una passaggiata in pace. Possiamo?». La cena - carica di conseguenze almeno alimentari - viene apparecchiata alle 20,30. Tema di conversazione? Qualunque tema dell'agenda politica, certamente non il latte, non l'Iva e neppure Telecom. Più probabilmente la fiammata antiberlusconiana di Cossiga che al momento sparge più fumo che sostanza. A proposito di fumo: il menù di Flavia Prodi è già sostanza. Precisamente: cappelletti e arrosto. E, all'uscita dalla casa del Premier, il senatore a vita non risparmia le battute: «Ero seduto a sinistra - sostiene sorridendo -. Vengo dalla sinistra di base; dove vuole che fossi seduto?». Poi, il pollice verso sull'ostruzionismo: «... che si comportino come ci si comporta in qualunque democrazia parlamentare dove si può fare anche ostruzionismo, ma solo in casi eccezionali e non su documenti come la Finanziaria». [p. cor.] Il senatore: «L'ostruzionismo? Mai sulla legge finanziaria» Qui sotto Francesco Cossiga e, a destra, il premier Romano Prodi

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