Netanyahu: ecco i confini della pace

La proposta del premier israeliano scatena l'ira dei coloni che scendono in piazza: non arrenderti a Clinton La proposta del premier israeliano scatena l'ira dei coloni che scendono in piazza: non arrenderti a Clinton Netanyahu; ecco i confini della pace «Due fasce di sicurezza intomo ai Territori» TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Dopo essere stato messo dagli Stati Uniti sul banco degli imputati in quanto presunto responsabile del congelamento del processo di pace in Medio Oriente, adesso Benyamin Netanyahu ha premura di raggiungere un accordo con i palestinesi. In questi giorni ha seminato lo scompiglio negli ambienti nazionalisti israeliani presentando al governo la proposta di un ritiro parziale in Cisgiordania. Pochi giorni dopo Netanyahu ha convocato i direttori dei principali quotidiani israeliani per illustrare loro una carta geografica della Cisgiordania («eretica», secondo un dirigente dei coloni) che illustra le zone irrinunciabili per Israele qualora fosse raggiunto un accordo con i palestinesi sull'assetto definitivo nei Territori. Nella carta - che ricorda il «Piano Allon» proposto negli Anni Settanta dai laburisti e che rappresenta quindi un ipotetico punto di incontro fra il Likud e il partito di Ehud Barak - Netanyahu ha tracciato (su consiglio di Ariel Sharon) due «fasce» verticali collegate da due arterie che dovrebbero consentire la difesa del territorio israeliano di fronte a un attacco convenzionale da Est. La fascia che costeggia il Giordano sarebbe profonda 15-20 chilometri, mentre quella disegnata a ridosso dell'hinterland di Tel Aviv sarebbe di circa sette chilometri. I palestinesi sarebbero circondati dagli israeliani. Ma all'interno dell' entità .palestinese migliaia di coloni sarebbero a loro volta circondati e costretti a scegliere se restare sotto la sovranità dell'Anp, oppure trasferirsi altrove. Poche ore dopo la pubblicazione di questi «principi generali» il movimento dei coloni ha indetto la prima manifestazione antiNetanyahu da 18 mesi a questa parte per obbligare il premier a «non arrendersi alle pressioni americane». Domenica Netanyahu si accinge ad ottenere dal governo l'approvazione del ritiro parziale, che sarebbe realizzato fra alcuni mesi una volta che l'Anp abbia dimostrato l'impegno a smantellare le strutture terroristiche islamiche. Nel frattempo Netanyahu vorrebbe avviare fin d'ora i negoziati con i palestinesi sull'assetto definitivo nei Territori nell'intenzione di concluderli entro sei-nove mesi. In casa, le mosse del premier hanno suscitato grande fermento politico. NegU Stati Uniti e nelle zone di Autonomia palestinese l'iniziativa di Netanyahu è invece seguita con scetticismo. «Come è possibile trovare in no¬ ve mesi una soluzione all'intero conflitto israelo-palestinese - si è chiesto un collaboratore di Arafat - se da oltre un anno negoziamo invano l'apertura dell'aeroporto di Dahanye, nella striscia di Gaza?». Secondo i suoi detrattori, l'«iniziativa di pace» di Netanyahu è nella sostanza un espediente volto ad allentare la pressione diplomatica statunitense e a mettere da parte le rivolte interne nel Likud: insomma, una mossa tattica. Ma giovedì in una lunga conferenza al Centro di studi strategici dell'Università Ber Ilan il ministro della Difesa Yitzhak Mordechai ha assicurato che la ricerca di un'intesa definitiva con i palestinesi non è tattica, bensì rientra in una Usta di «interessi vitali» dello Stato ebraico. Ragione per cui il suo governo compirà notevoli sforzi per raggiungere un accordo con Arafat. Mentre il conflitto con i palestinesi non è tale da minacciare l'esistenza dello Stato ebraico, ha proseguito il ministro, su Israele incombono pericoli ben maggiori che derivano dal costante tentativo di Paesi periferici di dotarsi di missili a lunga gittata (l'Iran sta per realizzarne uno in grado di colpire a 1300 chilometri di distanza) e di armi di distruzione di massa: chimiche, atomiche, batteriologiche. La dottrina difensiva israeliana, ha confermato Mordechai, si fonda sulla cooperazione strategica con gli Stati Uniti, Tunica potenza in grado di ostacolare o ritardare la diffusione di armi non convenzionali. La «Dottrina Rabin» palpita ancora nello stato maggiore israeliano: Mordechai ha confermato l'importanza strategica degli accordi di pace con Egitto e Giordania e la volontà di stringere relazioni più intime con la Turchia. In questo contesto Israele potrebbe realizzare U ritiro finale da buona parte della v '* Cisgiordania. Ma il ministro Mordechai conferma «Un'intesa per noi è strategica» Scettica la reazione palestinese «Finora non abbiamo trovato un accordo neppure sull'aeroporto di Gaza. ELsoltanto tattica» Mentre il conflitto con i palestinesi non è tale da minacciare l'esistenza dello Stato ebraico, ha proseguito il ministro, su Israele incombono pericoli ben maggiori che derivano dal costante tentativo di Paesi periferici di dotarsi di missili a lunga pgritardare la diffusione di armi non convenzionali. La «Dottrina Rabin» palpita ancora nello stato maggiore israeliano: Mordechai ha confermato l'importanza strategica degli accordi di pace con Egitto e Giordania e la volontà di stringere relazioni più intime con la Turchia. In questo contesto Israele potrebbe realizzare U ritiro finale da buona parte della v '* Cisgiordania. EGITTO ZONE DELLA CISGIORDA* NIÀ CHE NETANYAHU VORREBBE ANNETTERE A ISRAELE NEL CONTESTO DI UN ACCORDO FINALE NEI TERRITORI H Nella foto grande a sinistra il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu A sinistra H il leader laburista Ehud Barak Qui accanto il presidente palestinese Yasser Arafat