I musulmani secondo il pds di Maurizio Molinari

I musulmani secondo il pds I musulmani secondo il pds Definita la strategia verso l'Islam PER CAPIRE I SEGUACI DI ALLAH ROMA. Al termine di un lungo lavoro preparatorio, il pds ha presentato ieri i «tre pilastri» della sua strategia nei confronti dell'Islam: sigla di un Concordato fra Stato e comunità musulmane in Italia; dialogo col mondo arabo, nell'ambito della Conferenza di Barcellona, per raggiungere l'obiettivo dell'area di libero scambio nel Mediterraneo nell'anno 2010; denuncia del fondamentalismo come «pericolosa deviazione» della fede di Maometto. Il contenuto dei «tre pilastri» è emerso durante i lavori del seminario «Capire l'Islam», organizzato da due volti noti della «task force» di politica estera del Bottegone: Umberto Ranieri, responsabile Affari Internazionali, e Luigi Colajanni, presidente degli eurodeputati del pds. A definire il «primo pilastro» è stato il presidente della Camera, Luciano Violante, da tempo sostenitore di più stretti rapporti fra le Assemblee Parlamentari del Mediterraneo. Violante, con un messaggio scritto, ha toccato il cuore della questione islamica in Italia: l'assenza di un accordo fra Stato e musulmani sul modello di quanto già sottoscritto con Chiesa cattolica, Comunità ebraiche e Valdesi. «Serve un riconoscimento giuridico delle Comunità islamiche grazie ad una Intesa - afferma Violante - con la seconda comunità religiosa del nostro Paese». «In Italia - ha spiegato facendo riferimento ai dati della Caritas - abbiamo 60 moschee, 120 luoghi di preghiera e 372 mila musulmani, cittadini stranieri e non, di fede sunnita, sciita, ismailita e muride. E anche aderenti a movimenti politici come il Gorus turco, il Nadha tunisino ed Hamas». Ma l'intesa Stato-Islam non è possibile perché le comunità musulmane «non hanno ancora una struttura gerarchica interna e nemmeno un loro referente unico». I tre maggiori Enti islamici esistenti l'Unione delle Comunità Islamiche di Milano, il Centro Culturale Islamico di Roma e l'Associazione dei Musulmani di Genova stanno tentando di raggiungere un accordo, capace di rappresentare grandi e piccole comunità nazionali di immigrati. Saranno poi le due commissioni ad hoc già insediate a Palazzo Chigi ad incaricarsi della stesura dell'Intesa, che il pds reclama per far fronte «ai doveri di una società aperta». «Integrazione dei musulmani in Italia e dialogo con l'Islam fanno parte di un'unica scelta» dice Umberto Ranieri, introducendo il «secondo pilastro». Ovvero un dialogo che «deve riguardare la politica, la cultura, la società» per «promuovere la mutua comprensione». Le linee guida sono quelle della Conferenza euromediterranea, inaugurata a Barcellona nel 1995, che tornerà a riunirsi - a livello ministeriale in Italia a metà 1998 e quindi a Bonn nel 1999. «L'obiettivo fissato - ha sottolineato Luigi Colajanni - è quello dell'area dì libero scambio nel Mediterraneo nel 2010, ma per raggiungerlo bisognerà intensificare i contatti ad ogni livello». Ed il pds è già ben messo: a Roma i suoi parlamentari sono in prima fila nelle associazioni di amicizia con Libia e Sudan, Iraq ed Egitto, Marocco e Iran. Le mosse del pds si profilano già come un utile supporto per la politica mediterranea della Farnesina. Ma nel rapporto Europa-Islam c'è un terrìbile «buco nero»: il fondamentalismo che attacca Israele, Egitto ed Algeria con la stessa feroce arma del terrorismo. Ed è su questo tema incandescente che Ranieri definisce l'ultimo «pilastro»: «E' una deviazione dall'Islam, non bisogna commettere l'errore di identificare tutta la grande ed articolata comunità musulmana con l'integralismo». «Per combattere il terrorismo - aggiunge Colajanni - l'antidoto è il processo di pace fra Israele ed arabi, anche al prezzo di ridefinire gli accordi di Oslo». Scelta chiara, anche se il seminario di ieri ha dimostrato quanto sia difficile affermarla in Medio Oriente. Alcuni oratori arabi infatti - come Ziad Abu Ammer dell'Università di Bir Zeit - hanno evitato una aperta condanna del terrorismo di Hamas contro i civili israeliani, definendolo piuttosto come la «continuazione della politica di Hamas di opposizione all'occupazione della Palestina». Il seminario ha registrato una folta partecipazione di esperti del mondo arabo mentre, in platea, c'era anche Tullia Zevi, presidente delle Comunità ebraiche. Tante soprattutto le feluche. Da segnalare che, fra i delegati dei Paesi arabi, sedevano, a pochi metri l'uno dall'altro, due diplomatici non proprio amici: l'ambasciatore dell'Iran (appena tornato da Teheran) e un rappresentante israeliano. Ed entrambi si sono mostrati interessati ai lavori. Maurizio Molinari

Persone citate: Colajanni, Luciano Violante, Luigi Colajanni, Tullia Zevi, Umberto Ranieri, Ziad Abu