Orlando-Miccihé il duello del bon-ton

7 E' stata una campagna elettorale senza risse. Il candidato del Polo: non sono nel mio stile Orlando-Micckhé, il duello del bon-ton Il sindaco: Palermo è cambiata PALERMO dal nostro inviato Dal palco del cinema «Nazionale» Leoluca Orlando parla come un predicatore: «Non potevo. Non dovevo. Non volevo mancare a questo appuntamento con Rifondazione, ma Bertinotti mi perdonerà se non lo ascolterò: mi attendono altri appuntamenti!». La platea applaude, Orlando scende dal palco e a sorpresa, col suo corpo massiccio, si mette a correre verso l'uscita. Poi, con gesto plateale, Orlando si ferma di scatto. Si volta verso il palco, applaude Bertinotti, si rimette a correre e scompare dietro le tende. Saliamo sulla sua superblindata. Il traffico di Palermo è quello che è: a forza di sterzate, sembra di stare su un bob. «Ora vado in un'assemblea dove ci sono i ragazzi delle cooperative, gente che 4 anni fa non sarebbe mai venuta ad un mio comizio, perché tornati a casa, il mafioso del quartiere gli avrebbe detto: ti hanno visto da Orlando...». Il sindaco ha occhiaie grandi come occhi, ma la sua vitalità è quella di sempre, una forza della natura. Entra nel cinemino di periferia e i ragazzi delle cooperative sono tutti in piedi: «Luca, Lu-ca, Lu-ca!». Comizio-lampo, con finalino: «Vi confermo il vostro diritto di lavorare con l'arnjninistrazione comunale!». I ragazzi in piedi («Lu-ca, Lu-ca, Lu-ca!»), baciano, abbracciano, toccano il sindaco. La blindata riparte verso una parrocchia di Noce, quartiere a rischio. Stavolta Orlando fa il suo comizio sotto un crocifisso di legno. Si riparte. Direzione, hotel Excelsior, dove lo attende una trentina di medici. Qui il sindaco dice che «Barcellona e Palermo sono le città più avanti del Mediterraneo»:- Nuova sgommata. Eccoci in una casa privata di via Siracusa. Nel calore dell'apparta meato borghese della signora La Rosa, fra ninnoli, caffettiere argentate e signorine in raso nero, uno degli invitati dice: «Orlando sa cosa si racconta in giro? Che lei sa mangiare il panino con la milza, mentre Micciché ha man giato una frittella e si è sporcato tutto...». Risate e champagne, sono le 22,30 e Orlando con tutti gli invitati di casa La Rosa si trasferisce in un'altra casa. Le tante facce di Leoluca Or landò corrispondono alle mille facce dei suoi supporter, ad un uomo che dopo 7 anni da sindaco ha costruito un blocco sociale che va «dalla principessa Albata, nipote della regina del Belgio racconta Orlando - ai vertici della Corifindustria locale, fino ai ragazzi dello Zen». «Il Gattopardo» lo ha definito con la proverbiale malizia II Foglio, ma certo l'Orlando «furioso» è un ricordo lontano, l'«altra città» è diventata «la» città e tutto questo, a 24 ore dal voto, sembra lasciar poche speranze all'antagonista di Orlando, il candidato del Polo Gianfranco Miccichè. Difficile dire se Palermo - la città dalle gerarchie immutabili - abbia trovato una stabilità vera, perché, come dice Orlando, «in termini di egemonia sulla cultura mafiosa siamo all'80 per cento, ma non è affatto detto che questa percentuale si traduca in termini di primato politico». Certo, il potere a Palermo è cambiato, vecchi notabili e faccendieri non si sono riciclati e da quando il mercato delle licenze è chiuso, anche il potere economico-si è dislocato diversamente: le imprese edili dei Cassina e dei D'Agostino, ingrassate per decenni con il foraggio municipale, non sono più nella hit parade dei super-fatturati, che è guidata da un grossista di forniture elettriche (Migliore), da due società di navigazione (Finaval e Grandi Traghetti) e dai gioiellieri Fiorentino. La campagna elettorale è filata all'insegna di un sorprendente «buonismo», con Orlando che non ha sventolato più lo stendardo dell'anti-mafia e con Miccichè che ha evitato gli attacchi personali. «Le due Palermo si sono odiate per anni - dice Miccichè - ed è stata una mia scelta fare una campagna elettorale concreta, parlare dell'acqua che manca, con la gente in fila dietro i silos come a Beirut. Anche se io - ma non lui - avrei potuto attaccarlo, avrei potuto dire che il cugino di Orlando è stato arrestato pochi giorni fa, avrei potuto ricordare come la relazione La Torre parlasse della famiglia Orlando Cascio...». Politico atipico questo quarantaduenne ex militante di Lotta continua: ex manager di Publitalia, nipote di secondo grado (ma pochissimi lo sanno) di Enrico Cuccia, ancora nel 1993 Miccichè fece «parecchie telefonate» ai suoi amici «per convincerli a votare Orlando»: atipico per -tuia gran-passione («alla fine vincerò io!») che però non gli impedisce di vedere u carismà"è"là fó^za dell'avversario: «Quando vado nei quartieri popolari mi dicono: Miccichè, perché dovremmo votare per lei? Iddu mi paga la bolletta, mi fa avere i buoni per il supermer- cato...». Ma è proprio così? Un laurismo del Duemila? «E' così sostiene Carmine Mancuso, capolista di Forza Italia - nelle borgate circolano pasta, salsa e piccioli...». Mancuso, quel che lei dice è mdimostrabile, vero? «Indimostrabile? Diciamo che è affermabile». Ma lei è un giurista... «Mica sto facendo una sentenza». E Orlando replica così: «Ma le pare che faccio di queste cose? E i compagni di Rifondazione le lascerebbero fare?». Ma al di là del clima mutato, Palermo è davvero cambiata? «Abbiamo fatto investimenti per 1000 miliardi - dice Orlando abbiamo acquistato autobus e Palermo che era tra le ultime città in fatto di velocità dei bus, ora è tra le prime venti; abbiamo eliminato i doppi turni in tutte le medie; abbiamo aperto impianti sportivi che ci invidia tutta Italia; diamo i certificati con il Bancomat; i fornitori del Comune sono pagati entro un mese...». Ma che Palermo sia davvero cambiata non lo crede Elvira Sellerio, una delle pochissime intellettuali non- irreggimentate: «La città "fisica" è cambiata molto poco: ci sono i tavolini fuori dei bar, più luoghi di svago per i giovani, è stato restaurato lo Spasimo. E' cambiata invece la città "morale": ora la città è giuliva, sembrano tutti contenti, immersi nelle favole che racconta Orlando, da non aver quasi più la capacità di intendere. E quando la gente si ribella - come è accaduto per il crollo di 18 case in un anno nessuno ne parla». Il pericolo del conformismo pro-sindaci, già spuntato a Napoli e a Roma, torna a Palermo? «Se in questa città qualche spirito libero criticasse Orlando, sarei portata a difenderlo - dice la Sellerio - ma quel che mi fa impazzire è questa compattezza, questa intolleran¬ za per chi non è con lui». Orlando, tranquillo, racconta un apologo: «A Palermo c'era una scuola in doppio turno e collocata in uno scantinato. Abbiamo costruito una scuola nuova e ci hanno detto: ma i banchi sono vecchi! Prima sopportavano tutto, ma ora che Palermo comincia ad avere delle risposte, aumenteranno le richieste. Meglio così!». Fabio Martini Il candidato dell'Ulivo è superfavorito Elvira Sellerio contesta da sinistra «Un conformismo che mi fa impazzire» LEOLUCA ORLANDO pds-sinistra europea ppi rete rifondanone comunista verdi-citta' per l'uomo rinnovamento italiano unione democratica federale usta democratica sic. GIANFRANCO MICCICHÈ' forza italia alleanza nazionale ccd cdu progetto per le liberta' partito socialista siciliano FILIPPO CUCINA l'aquilone ANTONINO MACALUSO movimento sociale tricolore SALVATORE DI FILIPPO fascismo e liberta' GIOVANNI PROFETA italia unita-all. euromeridion. ANTONIO Dl JANNI Palermo capitale RAFFAELE SABATO lista sind. isidoro PIETRO Dl MARCO liberali democratici MATTEO SCOGNAMKsUO partito siciuano d'azione II^CEOENTI HHHHi"« percentuale seggi pds 12.1 rifondazione 8.2 2,5 1 verdi 2.8 rete 32.6 19 dc 13.3 8 forum 11.6 6 mondonuovo 5,8 3 psdi 2,6 1 unione Dl centro 6.8 2 lega it. fed. 2.0 cattolici dem. 5,7 3 pannella 3,5 ricostruire palermo 9,9 6 ! riformisti ms tricolore 1,0 1 msi 3,7 1 ! ud prodi 5,6 an 15,9 \ forza italia 37,9 i dini 5,2 ccd-cdu 4,6 altri 3,2 3,5 VERSO IL VOTO f Nelle due foto a centro pagina Elvira Sellerio e il sindaco Leoluca Orlando