«Basta accuse alla polizia» di Francesco Grignetti

«Basta accuse alla polizia» «Basta accuse alla polizia» Napolitano: inammissibili quei blocchi IL CASO LO SFOGO DEL MINISTRO LROMA E voci, le indiscrezioni, le illazioni di questi giorni, ma anche gli interventi esterni o sotterranei sull'assetto del Viminale lo hanno indispettito oltremodo. Ieri il ministro Giorgio Napolitano, approfittando di una solenne cerimonia, alla presenza di prefetti e capi delle polizie, s'è cavato dalla scarpa più di un sassolino. «Non si impieghi vanamente la fantasia, tantomeno in gratuite e stantie illazioni su nomine e cambiamenti di direzione». Né il ministro è d'accordo a sdoppiare le cariche di capo della polizia e di direttore del dipartimento di Ps. Così al centro della reprimenda finiscono tutti: giornalisti, vertici di polizie, politici. Questi ultimi, in particolare, e il pensiero non può non correre alla recente cena tra D'Alema e una nutrita rappresentanza dell'Anna, si beccano una severa bacchettata. Perché le forze di polizia non si possono trattare come una comune lobby, dice il ministro. E anche le polizie sbagliano quando provano a fare lobbismo parlamentare. Napolitano scandisce bene le parole: «Una sottolineatura vorrei fare in questo momento: le forze di polizia sono presidi dello Stato democratico, di cui va garantita (e di cui tutti gli schieramenti politici devono rispettare) l'assoluta imparzialità, a tutela della sicurezza delle istituzioni e dei cittadini. Non possono confondersi con categorie portatrici di pur legittimi interessi particolari, ciascuna delle quali cerca ascolto presso le forze politiche, e la conquista del cui consenso è parte del gioco politico democratico. Le forze di polizia, come complesso unitario, sono tutt'altra cosa, meritevole di grande discrezione politica». Ma l'irritazione di Napolitano, ieri mattina, era ancor più acuta dopo che i giornali riportavano con enfasi le critiche di Berlusconi e di D'Alema alle cariche di Vicenza. «Una forma di protesta inammissibile (quella degli allevatori) le cui conseguenze potevano essere gravi anche per altri cittadini. Richiamo l'atten- zione di tutte le forze politiche sulle condizioni in cui si è trovata a operare la polizia», dice il ministro già sulle scale. E poi, dentro la scuola di perfezionamento delle polizie, rivolto a questori, prefetti e generali: «Abbiamo ragioni sufficienti per contrastare giudizi sommari e ingiusti quando vengano formulati da qualsiasi parte». Ma naturalmente le parole di Napolitano, in questi giorni di grande fibrillazione istituzionale, sono anche tese a calmare gli animi. «Sento il bisogno di richiamare all'esigenza di non farsi condizionare dalla quotidiana ridda di supposizioni e interpretazioni, di polemiche e di pressioni che si intessono o si rispecchiano negli organi di informazione: non farsene condizionare e non alimentarle. C'è assoluto bisogno, in questo momento, di recuperare un clima di serenità, di responsabilità, di coesione nel discutere dei problemi dell'ordine e della sicurezza pubblica. Si tratta di questioni che debbono essere affrontate in una visione unitaria, cioè tale da evitare frizioni, diffidenze e rincorse corporative». E però è noto che una riforma degli apparati di polizia è vicina. Al Senato c'è il disegno di legge sull'autonomia dell'Arma a cui il governo si appresta a portare le «integrazioni» relative al coordinamento. Tra i sindacati di poliziotti, carabinieri e finanzieri sono volate parole grosse. In Parlamento hanno trovato fin troppe orecchie interessate. «Non possiamo permetterci distrazioni e dispersioni di energie, di ripiegamenti particolaristici, di concorrenzialità o tensioni fuorviami Il coordinamento e la direzione unitaria delle forze di polizia sono una necessità obiettiva e incontestabile»,. E poi c'è il dolente tasto nelle Procure. «Procederemo, lo dico nel modo più netto, con la massima considerazione e nel massimo rispetto della magistratura inquirente e delle sue prerogative di direzione della polizia giudiziaria: guardiamo al rapporto di cooperazione e sintonia tra magistratura e forze deh'ordine come condizione decisiva da salvaguardare». Al termine, e sono scene più significative di ogni discorso, i vertici delle forze di polizia si sono chiusi in una sala per i brindisi. Ed è stato tutto un abbracciarsi e un salutarsi, nessuno escluso, tantomeno quel colonnello Mori che è l'anima del Ros dei carabinieri. Nelle orecchie di tutti risuonavano le tranquillizzanti conclusioni di Napolitano: «Non ho bisogno di ripetere parole già pronunciate alla festa della pohzia, sul valore della pluralità, sull'importanza storica e attuale delle tradizioni, suU'inconcepibihtà di ogni pretesa di egemonia e di ogni subordinazione. Nessuna ombra può esserci e nessuna speculazione può tollerarsi a questo proposito». Francesco Grignetti Frecciata a D'Alema per la cena con l'Arma «Le forze di polizia non sono una lobby ma presidi dello Stato democratico»

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