LA LOTTA FRA STATO E MERCATO di Massimo Giannini

B declino di Kodak City LA LOTTA FRA STATO E MERCATO SE n'è andato. L'«awocato rosso» se n'è andato un'altra volta. Come aveva già fatto nell'agosto dell'82, quando lasciò la Consob in rotta con il governo. Come aveva già fatto nel febbraio del '95, quando mollò la Ferfin-Montedison in polemica con la Mediobanca di Enrico Cuccia. Guido Rossi ha ripetuto il gesto, nobile e teatrale, anche stavolta. In dissidio con la politica romana. In dissenso con gli azionisti privati. Probabilmente in pace con se stesso. Ora che il clamoroso «divorzio» si è consumato con la sconfitta del presidente dimissionario e con la vittoria dell'amministratore delegato Tomaso Tommasi di Vignano, è probabile che i rispettivi «sponsor» stiano facendo il loro «conto dei profitti e delle perdite»: Palazzo Chigi chiude in utile, Botteghe Oscure in deficit, Romano Prodi ed Enrico Micheli ridono, Massimo D'Alema piange. Nel frattempo un milione e mezzo di piccoli risparmiatori accorsi in massa alla sottoscrizione della Telecom si staranno chiedendo che razza di affare hanno fatto. Si credevano azionisti di una grande azienda privatizzata, ma lo sono davvero? L'epilogo della vicenda Telecom è un condensato delle anomalie e delle contraddizioni della tortuosa transizione italiana verso il privato, della lunga lotta tra Stato e mercato. Non è normale che, in un'azienda appena collocata, l'elenco dei partecipanti al «nucleo stabile» e dei relativi posti in consiglio d'amministrazione lo rediga il ministero del Tesoro. Non è normale che nel conflitto manageriale al vertice di quella stessa azienda, e in vista di un decisivo consiglio di amministrazione, si intrufolino i Palazzi romani. A orientare o a interdire, comunque a condizionare le mosse degli azionisti privati. Massimo Giannini CONTINUA A PAG. 5 PRIMA COLONNA

Persone citate: Enrico Cuccia, Enrico Micheli, Guido Rossi, Massimo D'alema, Romano Prodi, Tomaso Tommasi