L'Iraq: andatevene entro maggio

Il Parlamento: fra sei mesi devono finire ispezioni e sanzioni Il Parlamento: fra sei mesi devono finire ispezioni e sanzioni I/Iraq: andatevene entro maggio E il raiss scrive al Papa: «Grazie» NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Ancora sei mesi e poi basta con le ispezioni, ha decretato ieri il Parlamento di Baghdad, aggiungendo che ciò che dice il ministro della Difesa americano William Cohen, e cioè che l'Iraq è ancora pieno di armi batteriologiche, è «semplicemente una bugia». In Iraq «non ci sono armi di distruzione di massa» e sei mesi saranno più che sufficienti agli ispettori delle Nazioni Unite, per accertarlo. Poi, una volta concluso quel lavoro, le sanzioni contro l'Iraq che stanno provocando la morte di «migliaia di bambini al mese» dovranno immediatamente essere tolte. La seduta del Parlamento era stata defini- ta «straordinaria» per darle il massimo di solennità, ma da quest'altra parte del mondo la cosa che ha colpito è stata un'intervista alla Cnn del ministro degli Esteri, Mohammed Saeed al-Sahhaf, in cui si fa praticamente marcia indietro sul promesso accesso degli ispettori dell'Onu anche ai Palazzi di Saddam Hussein. Non avete capito, ha detto Sahhaf, l'invito a visitare quei palazzi non era per gli ispettori ma per i diplomatici e gli esperti dei 20 Paesi da cui gli ispettori vengono e dei 15 Paesi membri del Consiglio di Sicurezza. «E' una forma di cortesia, non una rinuncia alla nostra sovranità», ha detto Sahhaf, e naturalmente la risposta americana - pronunciata da un portavoce che, chissà perché, non ha voluto essere nominato - è stata che «le ispezioni devono poter avvenire senza limiti». Possibili nuovi scontri all'orizzonte, dunque, ma la giornata di ieri ha fatto registrare altre cose. Saddam Hussein, per esempio, ha fatto sapere di avere mandato una lettera di ringraziamento a Giovanni Paolo II per le sue «buone parole». Il Papa, come si sa, è aperta¬ mente contrario all'embargo contro l'Iraq stabilito nel 1990 e anche in occasione dell'ultima crisi, quando sembrava che da un momento all'altro la parola passasse alle armi, ha esortato ad ascoltare «le ragioni del dialogo». Il Vaticano, dopo che Baghdad aveva dato la notizia, ha confermato l'arrivo della lettera. Poi c'è da raccontare la storia un po' buffa di Nils Carlstrom, lo svedese a capo degli ispettori dell'Onu in Iraq, che ha protestato per il fatto che i suoi uomini, tornando al loro lavoro dopo che Baghdad ha rinunciato al suo «fuori gli americani», hanno trovato ad Habaniyeh, la base militare dove hanno una specie di quartier generale, molte scritte del tipo «Abbasso l'America». Quelle scritte sono un po' dappertutto (il governo di Baghdad ha «invitato» i suoi cittadini a cancellarle, con quanta convinzione è difficile dire), ma finché si tratta di civili che esercitano il loro «diritto di parola» a Mister Carlstrom va pure bene. E' stato il fatto di trovarle ad Habaniyeh, una base militare dove i civili non possono entrare, a «renderlo triste», come lui stesso ha avuto modo di spiegare a un ufficiale iracheno, di fronte ad alcuni giornalisti. La sua richiesta di cancellarle è stata «formalmente inoltrata», ma non si sa se e quando verrà accolta. [f. p.l Ispettori americani in Iraq Saddam ha ribadito che a loro restano interdetti i «palazzi presidenziali» sospette fabbriche di armi di distruzione di massa

Persone citate: Carlstrom, Giovanni Paolo Ii, Mohammed Saeed, Nils Carlstrom, Saddam Hussein, William Cohen