« Bill mi tratta come Saddam »

Lo sfogo del premier dopo il rifiuto di Clinton di riceverlo alla Casa Bianca perché «troppo impegnato» Lo sfogo del premier dopo il rifiuto di Clinton di riceverlo alla Casa Bianca perché «troppo impegnato» « ili mi tratta come Saddam » Netanyahu: umiliato tutto Israele TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Dopo aver tentato inutilmente per settimane di essere ricevuto dal presidente americano Bill Clinton, il premier Benyamin Netanyahu ha adesso maturato la sensazione di essere particolarmente malvisto a Washington. «Gli Stati Uniti mi trattano come Saddam Hussein», ha esclamato esasperato il primo ministro in un incontro privato con dirigenti del Congresso mondiale ebraico, secondo quanto ha riferito ieri il quotidiano Yediot Ahronot. «Si è sentito umiliato nel vedersi respinto?» gli ha chiesto la rete televisiva Cnn. «Un primo ministro israeliano non si sente mai umiliato personalmente - ha replicato Netanyahu -. E' l'intero popolo ebraico che si sente umiliato quando qualcuno agisce contro di lui». In realtà il problema è che Clinton non ha mostrato alcuna ostilità nei confronti degli israeliani, ma al contrario ha trascorso di recente ben quattro ore con la vedova di Yitzhak Rabin, Leah, e con l'ex premier laborista Shimon Peres. Quando i collaboratori di Netanyahu hanno invece cercato di organizzare un incontro fra il Presidente e il premier si sono sentiti rispondere che Clinton ha accumulato troppi impegni. Ad accrescere l'oltraggio sono giunte dal Dipartimento di Stato ripetute indicazioni secondo le quali se il governo israeliano approvasse un nuovo ritiro in Cisgiordania gli appuntamenti del Presidente potrebbero diradarsi e lasciare così spazio a un incontro con Netanyahu. All'origine della freddezza dell'amministrazione Usa verso il governo del Likud vi è la sensazione che la politica dei nazionalisti israeliani abbia almeno indirettamente danneggiato gli interessi americani nella Conferenza economica di Doha e abbia accre¬ sciuto le difficoltà incontrate da Madeleine Albright in Medio Oriente (in primo luogo in Arabia Saudita) quando ha tentato di organizzare una nuova coalizione anti Saddam. Di fronte all'ostentata freddezza degli Stati Uniti, Netanyahu ha ordinato la sospensione dei tentativi di organizzare un incontro con Clinton e al tempo stesso ha cercato di spiegare agli elementi più nazionalisti del suo governo la necessità di attuare - entro alcuni mesi - un profondo ritiro in Cisgiordania. L'opposizione è stata immediata, e rumorosa. Nelle strade di Gerusalemme estremisti di destra hanno attaccato poster in cui Netanyahu è raffigurato - così come accadde a Rabin tre anni fa con una kefiah palestinese in testa, e la dicitura: «Bugiardo». Netanyahu ha anche illustrato la sua «iniziativa di pace» ai direttori dei principali quotidiani israeliani e ha spiegato loro che in Cisgiordania Israele vuole creare due «fasce di sicurezza»: una, più larga, nella vallata del Giordano per contrastare eventuali attacchi terrestri da Est; la seconda, più stretta, lungo le linee armistiziali della Cisgiordania. Ma è un'altra «fascia di sicurezza» - quella creata nel 1985 nel Libano del Sud - a dare pensiero ai vertici militari israeliani. In seguito al continuo stillicidio di attentati sciiti che provocano un numero crescente di perdite a Israele (ieri un colonnello è stato ferito in un bombardamento), nei vertici militari vi sono generali che ritengono che ormai sia necessario ritirarsi unilateralmente dal Libano. Questo, a quanto pare, è il pensiero espresso dal generale Amiram Levin, comandante della Regione militare settentrionale, durante un dibattito interno. Alla stampa Levin ha spiegato di essere stato frainteso: prima, ha precisato, Israele dovrebbe colpire in modo molto duro la guerriglia sciita, in particolare i filoiraniani Hezbollah, per impedire che si atteggino a vincitori. Solo in un secondo tempo i militari israeliani si ritirerebbero, in modo graduale. Ma dato che nessuno in Israele impedisce al generale Levin di colpire a piacimento gli Hezbollah, è evidente che la novità del suo intervento risiede appunto nella seconda fase, quella del ritiro unilaterale, separato cioè dai negoziati con la Siria. Ieri il ministro della Difesa Yitzhak Mordechai ha respinto gli attacchi mossi a Levin da deputati di destra e ha sostenuto di essere comunque favorevole a lasciare ai suoi generali piena libertà di pensiero. [a. b.] A Gerusalemme poster di «Bibi» con la kefìah di Arafat Lo stesso avvenne per Rabin prima dell'assassinio muti «* •*«* unt>«» ->» 3*t wtritn évnm t^-ni w<tHs\ . . .„ „ „ . .. ...... ^ ■ --.i ws ut ttft sgsssssssb tàitttMmtó iPUlil1 :!! I lp I poster di Netanyahu con la kefìah palestinese e la scritta «Bugiardo»