Masi: Cofferati non tocchi gli autonomi

I sindacati interni con il governatore: «E' il più indipendente della nostra storia» Masi: Cofferati non tocchi gli autonomi Perplesso Larizza: «Ma cosa si vuole riformare?» ROMA. «In lìnea di principio certo che si può parlare di riforma dello statuto dei lavoratori. Ci mancherebbe altro. Non è un tabù. Ma il problema è: perché se ne parla? E che cosa bisogna riformare? Quando avremo risposto a questi interrogativi la cosa sarà più chiara». Così, in maniera possibilista e sibillina, Pietro Larizza commenta l'intervista alla «Stampa» di Sergio Cofferati. Molto più convinto Gino Giugni, padre dello statuto dei lavoratori e oggi presidente della commissione di garanzia sugli scioperi nei servizi pubblici: «Quello che dice Cofferati mi sembra sensato. Non ho molto da aggiungere. Comunque io credo che, nonostante abbia bisogno di alcune modifiche, lo statuto dei lavoratori non abbia fatto il suo tempo per quanto attiene al lavoro dipendente». Giugni punta però su un altro aspetto: «Bisogna considerare, comunque, che in questi anni è molto cresciuto il lavoro autonomo e paradipendente non coperto dallo Statuto. E per questo comparto, potrebbe essere assai utile lo "statuto dei lavori" a cui pensa Treu». Dunque la pietra nello stagno lanciata dal leader della Cgil sta attivando un dibattito, e non solo nel sindacato. Diego Masi (patto Segni) infatti ricorda che lui da tempo ha avanzato una proposta di riforma dello statuto, esprimendo in questo senso anche l'aspettativa di Giugni. La diagnosi di Cofferati è corretta ma la ricetta è sbagliata, commenta Masi, quindi «il segretario della Cgil non cerchi di inglobare nella rigidità del mercato del lavoro italiano anche il lavoro autonomo, unica e sola valvola di salvezza del sistema». «Cofferati - continua Masi - vuole, di fatto, rendere più complesso il mercato del lavoro, estendendo la rigidità anche ai lavoratori autonomi e ai parasubordinati, con l'obbiettivo di rafforzare il sindacato che è ormai in caduta libera negli iscritti. La ricetta corretta è invece quella che come promotore del comitato per la riforma dello statuto dei lavoratori e con il mio progetto di legge ho più volte ribadito: rendere più flessibile il lavoro dipendente, abrogando l'articolo 18 dello statuto. Sia per il settore privato che per il pubblico. Cioè un sistema più vicino all'Inghilterra e all'America. Un sistema quindi più flessibile, più moderno, più competitivo. Questo permetterebbe una vera lotta alla disoccupazione e al lavoro nero». «E' certamente opportuno un confronto fra le parti sociali ed il governo per adattare lo Statuto alle imprese ed ai lavoratori del 2000. Occorre evitare, però, di estendere ai lavoratori parasubordinati le tutele òggi garantite a quelli tradizionali». E' la risposta data al segretario della Cgil, Sergio Cofferati, dal presidente dell'Api di Torino, Ida Vana, che ritiene giusto offrire «garanzie minime a tutti i prestatori di lavoro, riducendo, però, quelle di cui oggi godono i lavoratori a tempo mdeterminato». A giudizio di Ida Vana «si avrebbero maggiore equità, flessibilità ed occupazione». Neppure Giorgio Cremaschi, segretario della Fiom piemontese, è del tutto d'accordo con Cofferati. Ha parecchi dubbi che la proposta di statuto dei lavori si possa realizzare in fretta. «Mi sembra troppo facile», sintetizza e spiega che, secondo lui, invece, richiederà molto tempo. Cremaschi condivide molte analisi del segretario della Cgil, ma rifiuta il rischio che ci possa essere un peggioramento dei diritti contrattuali per 10-12 milioni di lavoratori che usufruiscono della tutela: «Non credo possibile una legge di scambio, un peggioramento di questi per il miglioramento di altri». 11 disaccordo è sui tempi: «Non è cosa che si possa fare troppo presto». Perché il problema vero, aperto dalle partite Iva, da chi lavora in proprio «è capire se si vuole arrivare a uno statuto o cos'altro, a un "contratto di prodotto" per tessili, metalmeccanici, operatori commerciali e molti altri». Quanto basta per considerare lo statuto dei lavori «un punto d'arrivo, non un punto di partenza». «Forse Cofferati ha un gemello» è il dubbio di Giuliano Cazzola, ex segretario generale dei chimici, leggendo le affermazioni di Sergio Cofferati sulle «reazioni ostili» ai prodromi, dieci anni fa, dei fondi pensione rese nell'intervista pubblicata oggi dalla «Stampa». «Ho condiviso con Cofferati - afferma Cazzola - le "reazioni ostili" della Cgil in tema di previdenza complementare nell'industria: riconosco che Sergio ha dato, in quella come in altre occasioni, un grande contributo al rinnovamento della cultura del sindacato». Poi, continua Cazzola, le loro strade si sono divise: «Lui è un po' meno innovatore, io continuo a provare le "reazioni ostih", questa volta da parte della "sua" Cgil». Giugni d'accordo con il segretario su un nuovo Statuto dei lavoratori Cremaschi critico: è troppo presto AJB Gino Giugni, padre dello Statuto dei lavoratori A destra Pietro Larizza segretario Uil

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