Quotidiani comunisti, è crisi

Quotidiani comunisti, è crisi In gravi difficoltà «il manifesto» e «Liberazione». C'è il rischio di chiusura Quotidiani comunisti, è crisi Pintor: venderemo una copia a 50 mila lire ROMA. E' l'ora delle decisioni «estreme» per il «quotidiano comunista» «il manifesto» e quello di Rifondazione comunista «Liberazione», entrambi a rischio di chiusura. Il primo preannuncia, tra le altre iniziative allo studio, la vendita di una copia a 50 mila lire per un giorno. A «Liberazione», per migliorare la diffusione, si pensa invece di «avviare una ricerca sul target del nostro lettore medio». Ricerca che si avvarrà anche dell'aiuto dei lettori, ai quali si chiederà «di compilare dei questionari per migliorare il giornale». Luigi Pintor, padre fondatore del «manifesto», lancia un ultimo appello ai lettori per la salvezza del giornale, che entro il prossimo 31 dicembre ha bisogno di almeno un miliardo e mezzo per non cessare le pubblicazioni. «Sono tra quelli che vorrebbero evitare a ogni costo la chiusura di questo giornale. Ma non so se sia possibile e non sono sicuro che ci riusciremo», ha scritto Pintor nell'editoriale di ieri, ricordando la «benevolenza» delle tante persone che assicurano che il quotidiano è «un bene comune». «E tuttavia rischiamo di perderlo» ha aggiunto. Per raggiungere l'obiettivo della salvezza, nei prossimi giorni saranno varate alcune «restrizioni economiche e tecniche», insufficienti se non ci sarà una risposta dei lettori. Per questo Pintor annuncia alcune ipotesi: «Forse chiederemo di comprare questo giornale a un prezzo politico di tremila lire. Forse chiederemo che cinquemila persone ne comprino due copie. Forse chiederemo cinquantamila lire per un solo numero del giornale come sottoscrizione. Pintor si chiede persino se in Italia «possa ancora esistere, come è esistito bene o male finora, un giornale ossia un'impresa politico-culturale autonoma e autosufficiente, filosofia fondante de "il manifesto" e la sua ragione d'essere». Il direttore di «Liberazione», Piergiorgio Bergonzi, sostiene che il problema di fondo è «la grande impresa che non ci fornisce la pubblicità». Un primo passo per uscire dalla crisi è il questionario ai lettori. «La stampa di partito - sostiene Bergonzi riferendosi alla sovvenzione di Stato per l'editoria di partito - è una stampa povera, ma servizio indispensabile per i cittadini. Se venisse a mancare sarebbe una cosa grave ed è per questo che il sostegno pubblico dovrà continuare ad intensificarsi». E smentisce «che siano in programma quaranta licenziamenti. Bisogna ridimensionare le spese, come abbiamo proposto nel nostro piano editoriale». [r. i.l

Persone citate: Bergonzi, Luigi Pintor, Piergiorgio Bergonzi, Pintor

Luoghi citati: Italia, Roma