Fini: mai con il Carroccio

Fini; mai con il Carroccio Fini; mai con il Carroccio 7/ Cavaliere si riavvicina a Bossi e Ari teme che saltino le riforme ROMA. Curvo sul manubrio, al massimo dello sforzo, Silvio Berlusconi pedala freneticamente in salita per guadagnarsi il premio di tappa nel Polo con la volata finale di queste ore. Perché a casa sua gli alleati lo aspettano lunedì prossimo per sottoporlo, dopo la domenica elettorale, al «processo» che gli avevano promesso due domeniche fa e che avevano rinviato solo per motivi di ovvia opportunità. Anche se Fini esclude che ci sarà «una resa dei conti» ma semplicemente si «discuterà con compostezza». Per questo Berlusconi si è messo (assieme alla Lega) alla testa della crociata ostruzionistica contro il decreto Iva accusando il governo di aver creato un regime (Prodi ha risposto che questo rischio non lo vede proprio. «Mi spaventa quando si grida al regime e si cerca di accentuare lo scontro»). E per stare in primo piano Berlusconi fiancheggia la Lega schierandosi con la protesta dei produttori di latte. Così intende dimostrare che il capo è sempre lui, stabilendo anche un punto di incontro con la Lega prezioso per favorire qualche accordo elettorale domenica nei comuni del Nord. L'avvicinamento di Forza Italia alla Lega non piace affatto agli alleati di Berlusconi, a cominciare da Fini. Il quale teme che un fronte Berlusconi-Bossi sarebbe esiziale per le riforme in gestazione, ivi compresa quella semipresidenziale che tanto gh' sta a cuore. «Non ci sono accordi», non «corteggiamo la Lega», «non esiste una marcia di avvicinamento» garantisce categorico il presidente di An. Nei comuni del Continente si vota per il secondo turno, in Sicilia per il primo. Voteranno domenica due milioni e mezzo di isolani, la metà della popolazione. In ballo i sindaci delle due principali città, entrambe in mano al centrosinistra (Palermo con Leoluca Orlando e Catania con Enzo Bianco). E i comuni di Agrigento e Caltanissetta, con sindaci uscenti del Polo. In Sicilia sia Berlusconi che Fini stanno tentando l'estrema resistenza contro l'Ulivo ma ancora una volta sono in concorrenza tra di loro. Uniti nel combattere l'onnipresente Antonio Di Pietro, che punta diritto a togliere voti ad An per trasferirli al centrosinistra. Preoccupatissimo, Fini avvisa i suoi elettori che non bisogna valutare quel che Di Pietro fece da magistrato ma bisogna capire che «è diventato un alfiere di D'Alema». Più tranquilli nel centrosinistra per quel che riguarda il voto di domenica, ma altrettanto agitati del Polo per le diatribe degli schieramenti. Il centro del centrosinistra, in particolare, sembra un cantiere dove troppi architetti pretendono di dirigere i lavori. Dini ringhia a Marini che non ha intenzione di farsi assorbire nel coordinamento dell'Ulivo. Marini ringhia al «lupo» D'Alema che lui sarà pure una pecora ma le pecore non sono da sottovalutare. «Sono animali robusti e forti. E c'è stato anche chi, nella notte, ha cercato di catturare delle pecorelle (parlamentari del ppi per il gruppo di Di Pietro, ndr) e invece si è trovato tra le mani degli agguerritissimi pastori maremmani...». Il ppi continua a pressare Prodi perché si metta lui alla testa del, centro. E intanto diventano sempre più nebulosi sia il «partito dell'Ulivo» che il «partito democratico» (al posto del pds) entrambi cari a Walter Veltroni. Che ora spiega a tutti che «è arrivato il tempo del silenzio, migliore del tempo delle troppe parole», la. rap.J

Luoghi citati: Agrigento, Caltanissetta, Catania, Palermo, Roma, Sicilia