La lotta segreta nell'Ulivo per i posti del vero potere di Augusto Minzolini

La lotta segreta nell'Ulivo per i posti del vero potere La lotta segreta nell'Ulivo per i posti del vero potere ROMA OMANO Prodi, Massimo D'Alema e i popolari, per quel che possono, si apprestano a occupare tutto quello che rimane da occupare. Insomma, si va avanti in quella grande contesa tra postdemocristiani e post-comunisti di cui si parla poco, ma che ridisegnerà la mappa del potere in questo Paese. Basta guardarsi intorno per assistere a duelli, scaramucce, battaglie in questo o quel settore. L'amministratore delegato di Telecom, Tomaso Tommasi di Vignano, presidente di uno dei primi comitati Prodi, scelto da Enrico Micheli per quel posto, che contende deleghe e potere nell'azienda all'uomo che la coppia Ciampi-D'Alema ha voluto alla presidenza, Guido Rossi. Il copione, al solito, prevede minacce e contro-minacce di dimissioni. Rimane da spiegare perché di un gruppo sulla carta privato come Telecom debbano occuparsi ancora Prodi e D'Alema. Misteri italiani. Uomini di Prodi e di D'Alema si scontrano anche nella Rai, che invece è un'azienda ancora da privatizzare. Franco Iseppi contro Enzo Siciliano. Pomo della discordia, il piano di privatizzazione dell'azienda. Iseppi dice che l'unico progetto valido è il suo, che il piano tirato fuori dal cassetto dal pds, cioè da Giovanna Melandri, è - né più né meno - quello che ideò Bruno Pellegrino per Bettino Craxi. Anche qui minacce di dimissioni («0 passa il mio piano o me ne vado» promette Iseppi), interventi di Prodi sul direttore generale e sul presidente della Rai, ancora di Veltroni e, per interposta persona, di D'Alema. Stesso schema nella scelta dell'Authority per le telecomunicazioni. Con un attore in più, il presidente Scalfaro che vorrebbe quel posto per un altro post-democristiano, l'ex presidente della Consulta Francesco Casavola. La questione doveva essere sciolta dal Consigho dei ministri di oggi, ma solo se sul nome dell'uomo del Quirinale ci fosse stato l'accordo di tutti. Negli ultimi giorni, però, il pds ha tirato di nuovo in ballo Massimo Fichera e i popolari, in risposta, addirittura Giuseppe Gargani. Bisognerà attendere, quindi, il ritorno dall'Africa del Capo dello Stato che a quella poltrona per Casavola ci tiene più di ogni altra cosa: non fosse altro perché da lì, da quella cabina di regia che ha voce anche sul mercato delle televisioni, si può arrivare fino a Berlusconi. Di partite come queste se ne stanno davvero giocando tante. Ce ne sono anche di più complesse. Ad esempio D'Alema, spendendosi per l'autonomia dei carabinieri, si è conquistato la gratitudine dell'Arma. Mentre la guerra in Sicilia tra procure e corpi dello Stato, tra procure e procure, le voci su una ristrutturazione dell'intero apparato di sicurezza (dal coordinamento delle varie polizie a un nuovo regolamento sul ruolo dei corpi speciali) sono le premesse di un nuovo «match» tra pidiessini e post-demo¬ cristiani. «Da sempre in Italia - osserva il capogruppo di Forza Italia Giuseppe Pisanu, relegato al ruolo di osservatore - le ristrutturazioni si annunciano solo per tagliare alcune teste, quelle scoraode». Stesso discorso vale per la pubblica sicurezza. Da settimane la polizia è al centro di polemiche: si va dai rapimenti Soffiantini e Melis, alle cariche contro gli agricoltori criticate ieri anche da D'Alema. Tutti segnali che spingono il presidente della commissione di controllo sui servizi segreti, Franco Frattini, a cimentarsi in una previsione: «Tra quelli nel mirino c'è sicuramente il capo della Polizia Masone». Un'ipotesi credibile visto che il personaggio Masone appartiene a un'altra epoca, che il personaggio ha buoni legami con il mondo democristiano ma ha pochi rapporti con la Quercia. Se ne sono accorti anche i post-dc che fiutano una nuova battaglia. «Certo - ammette Gargani - che stanno pensando a cambiarlo». Se ne sono accorti e mettono le mani avanti, ponendo dei veti su quello che potrebbe essere il candidato del pds, il direttore della Dia Gianni Di Gennaro: «Quel nome - taglia corto Ciriaco De Mita - se lo devono togliere dalla testa». Questo e altro avviene nella politica sommersa, dietro le quinte della commedia Di Pietro, dietro le scene della Telenovela del Centro. Del resto la «rivoluzione italiana» è finita e la politica come un tempo si tratti di Centri o di Poh - non si fa senza potere. Augusto Minzolini All'Authority sulle telecomunicazioni il costituzionalista Casavola? Scelta rinviata, aspettando il Colle Anche il cambio della guardia alla Polizia finisce nel mirino Gli ex de: il pds scordi Di Gennaro Ciriaco De Mita e Ferdinando Masone Franco Frattini

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