la tv dei minori spegne le violenze
Firmato da Rai, Mediaset e Tmc: fasce protette, nei tg non saranno trasmesse scene brutali Firmato da Rai, Mediaset e Tmc: fasce protette, nei tg non saranno trasmesse scene brutali la tv dei minori spegne le violenze Un patto a tre, no agli spot pericolosi ROMA. Una tv adatta a bambini e ragazzi, attenta a rispettare le loro speciali esigenze nell'arco dell'intera giornata, non solo nel settore dei programmi, ma anche in quello dei messaggi pubblicitari. All'indomani dell'ultimo caso televisivo scoppiato per via della messa in onda in prima serata del processo al «mostro di Foligno» Luigi Chiatti, ieri pomeriggio, nella Sala Verde di Palazzo Chigi, è stato firmato dai rappresentanti delle tv italiane il «Codice di comportamento nei rapporti tra tv e minori». Un documento di autoregolamentazione che il presidente del Consiglio Romano Prodi ha giudicato «ampio, organico» e anche «originale» rispetto al panorama europeo. «La tv che pensa solo all'audience - ha detto Prodi - in qualche modo svilisce la sua stessa potenzialità. Ed è impossibile regolare la tv per legge perché non si possono porre linee precise. Ma la democrazia significa libertà e, anche, senso del limite». In base alle norme contenute nel Codice, le aziende televisive s'impegnano, in una fascia oraria molto ampia, dalle 7 alle 22,30, a non trasmettere, nell'ambito dei tg, «sequenze particolarmente crude o brutali» e «notizie che possano nuocere allo sviluppo psichico e morale dei minori». Se, in casi di «straordinario valore sociale e mformativo», sarà necessario trasmettere immagini impressionanti il giornalista televisivo avviserà in anticipo i telespettatori. Anche i film, i telefilm e gli sceneggiati saranno programmati tenendo presente il «benessere fisico e psichico dei bambini e dei ragazzi»; si eviteranno, d'ora in poi, le trasmissioni che spettacolarizzano i conflitti familiari e quelle in cui si fa ricorso «al turpiloquio, alla scurrilità e all'offesa verso le religioni». Nella «fascia protetta» (dalle 16 alle 19) andranno in onda ((trasmissioni esplicitamente dedicate ai bambini» e sarà istituito un controllo speciale sui messaggi pubblicitari (compresi i trailer dei film). Anche la presenza dei minori in trasmissioni di intrattenimento e informazione sarà sottoposta a nuove regole: le tv si impegnano infatti a non trasmettere immagini di minori vittime di reati e in ogni caso a garantirne l'assoluto anonimato; a non utilizzare i minori «con gravi patologie o portatori di handicap per propagandare terapie in forme sensazionalistiche», a non intervistarli «in situazioni di grave crisi» e anche a non usarli (fino ai 14 anni) «in grottesche imitazioni degli adulti». Fin qui le norme. Ma chi si occuperà di farle rispettare? «La seconda fase del progetto - ha spiegato Mauro Masi, vicepresidente del comitato che ha elaborato il codice - prevede la supervisione da parte di un comitato di controllo incaricato di vigilare sul rispetto del codice». A prima vista il documento sembra annunciare una rivoluzione nei palinsesti delle tv: via i film violenti, via i varietà di dubbio gusto, via le tante trasmissioni con mamme, figli, pianti, lacrime, confessioni private in diretta. Sarà così? Secondo il presidente Mediaset Fedele Confalonieri non si verificheranno, almeno sulle sue reti, grandi cambiamenti: «Già nel '93 come Frt avevamo firmato un impegno analogo a questo, poi abbiamo continuato con i bollini e con le campagne per educare i minori». Maurizio Costanzo, nella sua veste di direttore di Canale 5 ma anche di partecipante all'estensione delle norme, sottolinea però che non è solo la televisione a doversi occupare della tutela dei minori: «La cosa che mi domando è dove sta la famiglia se è vero che le statistiche parlano di minori davanti alla tv fino all'una di notte. La tv deve regolamentarsi ed è giusto che lo faccia, ma qualcuno deve occuparsi del ragazzino che ha la tv in camera». Alle dichiarazioni soddisfatte per la firma del Codice, fa da controcanto la vicenda del processo Chiatti andato in onda su Raitre, di cui oggi si occuperà la Commissione di vigilanza. Il suo presidente Francesco Storace, è deciso ad andare fino in fondo, convinto com'è che il programma sia stato trasmesso «perchè in questa Rai non c'è dialettica all'interno delle reti e delle testate». D'altra parte il direttore generale Iseppi e il presidente Siciliano hanno assunto posizioni opposte sull'accaduto. «Se avessi potuto esercitare le mie funzioni di direttore generale - ha dichiarato il primo -, avrei chiesto a Minoli di non mandare in. onda il processo Chiatti o, comunque, di non farlo in quella fascia». Secon- do Siciliano, invece, il programa «poteva essere paracadutato meglio». Va controcorrente l'ex direttore di Raitre Angelo Guglielmi: «Voghamo piantarla con la cultura del silenzio che corre il rischio di diventare un comodo riparo dove far scomparire il dovere di un giudizio e di mi agire responsabile?». [f. e] Anche film e sceneggiati saranno programmati tenendo presente il benessere dei bambini II patto fra le tv è stato presentato al Presidente Prodi
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