Riferma dell'Arma, la ricetta di D'Alema

Cena segreta su autonomia e integrazione con la polizia RETROSCENA Riferma dell'Arni la ricetta di D'Alema Cena segreta su autonomia e integrazione con la polizia I CARABINIERI E IL PDS IROMA L menù era dei più tradizionali: fettuccine ai funghi porcini e carne arrosto. Non altrettanto si può dire dei commensali: da un lato della tavola il segretario del pds Massimo D'Alema, dall'altro un nutrito gruppo di generali, colonnelli, capitani e marescialli della Benemerita. La cena si è tenuta al ristorante «Il Giubileo», in via Palermo, dalle parti di vìa Nazionale, alcuni giorni fa. Un incontro a suo modo storico. E' la prima volta che il leader di Botteghe Oscure incontra i carabinieri in maniera così allargata, quasi ufficiale. Ma è stato il discorso di D'Alema che si farà ricordare, perché quella sera - secondo il racconto di chi c'era - il segretario del pds ha infranto un tabù: «E' ora - avrebbe detto in buona sostanza - di rimettere mano al coordinamento che va affidato a una figura super partes». Conseguenza implicita: il coordinamento va tolto al capo della polizia. Per capire l'importanza di incontri del genere bisogna vedere chi c'era e chi non c'era. In una sala riservata del ristorante per parte della Benemerita c'erano i rappresentanti del Cocer, più diversi alti ufficiali in congedo oppure in servizio allo stato maggiore e in comandi periferici, più i generali Jucci (ex comandante generale), Richero (presidente dell'Associazione nazionale carabinieri in congedo), Tavorraina (ex capo di stato maggiore dell'Arma). Mancava, per ovvi motivi di opportunità, l'attuale vertice di viale Romania, ma era come se ci fosse. Ad accompagnare D'Alema c'erano il sottosegretario Massimo Brutti (Difesa), il senatore Rocco Loreto (firmatario del famoso emendamento alla Finanziaria sull'autonomia dell'Arma), l'ex deputato Quarto Trabacchini (esperto di questioni militari). Mancava Pietro Polena, che è il responsabile Problemi dello Stato, ma la sua era un'assenza giustificata da impegni elettorali. D'Alema ha parlato per ultimo, quando ormai erano al dolce, e ha dimostrato - racconta sempre chi era presente - una notevole conoscenza dei problemi. Anzi, ci ha tenuto a stupire l'uditorio mostrando di aver studiato accuratamente il nodo del coordinamento tra le polizie. E le sue parole sono state musica per le orecchie dei carabinieri. «Il coordinamento - è stato il suo esordio - s'ha da fare. Voi e la polizia dovete interagire. Anzi, non basta nemmeno più che si raggiunga un buon coordinamento. Ci vuole una maggiore integrazione sul territorio». D'Alema è andato oltre: «A livello provinciale, deve restare il coordinamento affidato al prefetto. Ma la sicurezza ha i suoi costi. Costi elevati. E non ci possiamo più permettere tre distinte sale operative per ogni provincia. Dobbiamo arrivare a un'unica sala operativa per abbattere i costi e recuperare personale da mettere sulla strada». Infine il discorso ha preso una piega più politica. Un discorso che ha voluto essere da presidente di Bicamerale più che da segretario di partito. E con un occhio a stemperare contraccolpi o gelosie delle altre forze di polizia: «Noi non voghamo imporre alcuna riforma dall'alto. Ma ormai il tempo è maturo. E comunque le riforme non dovranno essere finalizzate ai suigoli corpi o al corso politico del momento. Cari carabinieri, non faremo a meno del supporto della vostra professionalità ed esperienza. Tutti si devono mettere intorno al tavolo». Inutile dire che di questo incontro già si favoleggia nei corridoi di viale Romania. Con un avallo politico così autorevole, per di più corroborato dal famoso emendamento sull'autonomia (pidiessino), l'Arma si sente vicina al traguardo della doppia autonomia: dal capo di stato maggiore dell'Esercito e dal capo della Polizia di Stato. Francesco Grignetii Il leader della Quercia avrebbe proposto una figura super partes per coordinare le forze dell'ordine Il generale Sergio Siracusa