Il Parlamento europeo processa l'Algeria di Cesare Martinetti

Desaparecidos, massacri, carceri segrete, torture: la Commissione diritti umani prepara un dossier Desaparecidos, massacri, carceri segrete, torture: la Commissione diritti umani prepara un dossier Il Parlamento europeo processa l'Algeria Sfilano i testimoni delle violenze, oggi tocca al ministro li £. .... ~^r<2-- BRUXELLES DAL NOSTRO INVIATO Il testimone «A» racconta che suo cognato è scomparso da molti mesi e nessuno sa dire dov'è. La testimone «B» dice che sei mesi fa sono arrivati i poliziotti in casa sua. Avevano dei passamontagna neri sul viso, hanno perquisito la casa, si sono portati via suo figlio di 22 anni. Da allora non ha più saputo niente. La testimone «C» è un giudice, suo fratello è stato massacrato in uno dei tanti massacri algerini, ma lei sta dalla parte del governo, spiega che qualcosa si riesce a fare: ci sono stati poliziotti arrestati e condannati per torture. In una seduta a porte chiuse la commissione diritti dell'uomo del Parlamento Europeo ha ascoltato la voce dell'Algeria. Tre testimoni eccellenti ed emblematici protetti dall'anonimato e da misure di sicurezza che mai si erano viste nel palazzo di Bruxelles. Hanno parlato loro, hanno parlato due avvocati denunciando l'esistenza di «centri di detenzione segreta», torture e maltrattamenti degli incarcerati. Hanno rivelato che faticosamente, attraverso testimonianze orali e clandestine, stanno compilando un dossier sugli «scomparsi» e già ora il conto sale ad almeno 2 mila persone. La questione algerina entra così in Europa nello stesso giorno in cui il mmistro degli Esteri di Zeroual, Ahmed Attaf, s'è incontrato in Lussemburgo con il ministro degli Esteri lussemburghese Jacques Poos, delegato dall'Unione europea. Attaf, «convocato» in Europa, s'è difeso attaccando: «In alcune capitali europee esistono delle reti di sostegno logistico per i gruppi terroristici, reti che raccolgono fondi, spediscono armi e fanno propaganda politica a favore degli estremisti islamici». Va bene il diritto d'asilo, ha detto Attaf all'Europa, ma attenzione a non coprire i terroristi. Nessuna risposta, dunque, dal governo di Algeri sull'ipotesi che i servizi segreti partecipino ai massacri, in una strategia della tensione tendente a tenere libere le mani del governo nell'opera di repressione, anche politica. Un mese fa un ex dei servizi segreti algerini aveva rivelato all'Observer che i sette marinai italiani uccisi da estremisti sarebbero invece vittime dei corpi speciali governativi. Algeri aveva smentito: propaganda. Alla due giorni dedicata all'Algeria dalla Commissione diritti dell'uomo del Parlamento europeo però hanno partecipato anche organizzazioni non governative come Amnesty International la cui rappresentante, Isabelle Scherer, ha denunciato la mancanza di qualunque collaborazione da parte del governo algerino: «Su cento casi di tortura accertati e prolungamenti arbitrari di fermi di polizia di cui abbiamo chiesto informazioni alle autorità, non c'è stata alcuna risposta». Di più. La Scherer ha affermato che la maggior parte dei massacri attribuiti agli estremisti islamici sono avvenuti in prossimità di caserme. Che i poliziotti non sono mai intervenuti, che non è mai stato arrestato un responsabile, né processato. Che vi sono state esecuzioni sommarie di persone arrestate alle quali, a posteriori, è stato attribuito un ruolo nei massacri. Robert Menard, direttore di «Reporters sans frontières», l'organizzazione che difende la libertà di stampa nel mondo, ha detto che in Algeria sono stati assassinati 57 giornalisti e che mai è stato scoperto un solo colpevo¬ le. La stampa è aH'«inferno», ha affermato un giornalista algerino, contestato da una giornalista algerina. Un dissidio che ha rivelato anch'esso la difficoltà di questo dialogo dove, come ha detto un osservatore, «le donne tendono a chiudere gli occhi sugli eccessi del regime temendo che si affermino gli integralisti». Daniel Cohn Bendit, deputato verde tedesco e relatore della Commissione, in vista di una visita ad Algeri del Parlamento di Bruxelles dice che prima di partire bisogna capire se l'Algeria è «un'eccezione o un sistema» e «che idea hanno gli islamisti de¬ gli altri» (i non islamisti). Una commissione di inchiesta internazionale sarebbe auspicabile, ma gli algerini non la vogliono. Gliela si può imporre? Difficile, visto lo spirito con cui è arrivato il ministro Attaf, che questa mattina sarà interrogato a Bruxelles dalla stessa Commissione. Uno dei testimoni ascoltati ieri, un avvocato, ha raccontato che un padre è venuto a chiedergli se poteva aiutarlo a trovare suo figlio, scomparso due anni fa. L'avvocato lo ha trovato. Era stato messo in una cella di un metro e 70 per un metro e 50 insieme ad altri sette. Cinque sono morti soffocati. L'avvocato non ha avuto il coraggio di dirlo a quel padre. Glielo dirà il mmistro Attaf? Cesare Martinetti Il ministro degli Esteri algerino, Ahmed Attaf