Scalfaro mai più intrighi d'Africa di Renato Rizzo

Il presidente vola in Eritrea e chiede all'Occidente di «voltare pagina» Il presidente vola in Eritrea e chiede all'Occidente di «voltare pagina» ScaWqro: mai più intrighi d'Africa «Non ripeteremo gli errori sulla cooperazione» ADDIS ABEBA. Africa addio. 0, meglio, addio a quell'Africa dove la comunità internazionale, con l'Italia in prima linea, ha colonizzato, salassato, istigato divisioni, rubato sugli aiuti della cooperazione, lucrato sulle guerre: di fronte alle tante e pesanti colpe delle quali si sono macchiate le cosiddette società civilizzate il Continente deve saper voltare pagina, aprirsi a nuovi orizzonti «sviluppando economie di mercato sempre meno dipendenti dagli aiuti esterni». Per la terza volta in tre giorni Oscar Luigi Scalfaro china la testa in una pubblica ammenda: lo fa guardando a questo grande Paese che ancora vive in povertà ed oppressione. Ma, in particolare, a quest'Etiopia che ha direttamente subito «gli errori, le colpe, l'attentato all'indipendenza alla libertà ed ai diritti primari» da parte della nostra dominazione coloniale. Certo, la parola «perdono» proprio non la vuole pronunciare, il Presidente. Anzi, quando un giornalista gli domanda perché non abbia deciso di «fare scuse formali», si secca, visibilmente. E replica con un ragionamento che s'arrampica su concetti da sesto grado: la richiesta di perdono da sola, «varrebbe zero». Più utile, invece, comportarsi come ha fatto lui: ammettere gli sbagli «ed impegnarsi a collaborare per il futuro». A sigillo, un distinguo che potrebbe sembrare capzioso, quasi un sofisma: «Gli errori devono essere riconosciuti anche dalle generazioni che seguono, ma il perdono, no: quello deve chiederlo chi ha sbagliato». Definitivo, Scalfaro. Anche a costo d'apparire sbrigativo nell'interpretazione della storia: «Io sono uno che preferisce la sostanza alla forma». Tesse l'elogio di questa sua schiettezza «molto gradita» agli ospiti etiopi. Poi accantona la modestia e svela: «Il presidente Gidada mi ha detto: "C'era molta attesa per il suo intervento. Conoscevamo la sua oratoria chiara e limpida, ma siamo rimasti colpiti dalla brutale sincerità. Lei ha usato termini così crudi da confortarci tutti"». Un discorso al quale il Capo dello Stato vorrebbe accreditare il valore ed il peso d'una pietra tombale che copre definitivamente il passato. Ma ancora, qui, per noi, gravano le ombre spesse d'una stagione non del tutto conclusa. Scalfaro ricorda le tante risorse prosciugate «in sanguinosi conflitti o nell'acquisto di infami mezzi di morte o in progetti inutili e improduttivi»: ecco il contagio esploso nella «corruzione» e nello «spreco» che ha colpito i gruppi dirigenti ed è stato alimentato «da forze e da interessi estranei ai Paesi africani». Alzando gli occhi dal testo ufficiale che sta leggendo davanti all'assemblea dell'Oua, il presidente soffia nel microfono un commento estemporaneo: «...e noi ne sappiamo qualcosa». «Certo - spiega più tardi al di fuori dell'ufficialità, prima di volare all'Asinara - mi riferivo a quel che è capitato all'Italia nel settore della cooperazione. Abbiamo dovuto soffrire la pena grave d'avere addirittura un ambasciatore colpito da un mandato di cattura. Questo è pesato fortemente dal punto di vista finanziario e della dignità del nostro Paese». Una ferita che ancora brucia anche se il 21 ottobre l'inchiesta che riguardava 34 imputati eccellenti, fra i quali Craxi, è stata cancellata per la «lacunosità» dell'impianto accusatorio ed affidata ad un nuovo giudice. E' questa l'Africa delle nebbie e degli intrighi alla quale Scalfaro suggerisce di dare un addio definitivo. E ciò non significa che da parte dell'Occidente, ed in particolare del nostro Paese, diminuiscano i sussidi. Anzi: l'Italia annuncia che aumenterà i propri aiuti per favorire il miglioramento delle infrastrutture, potenziare i trasporti, il settore dell'energia e delle telecomunicazioni. Un impegno di solidarietà e d'amicizia che ha avuto, in questi giorni, un simbolo: quell'obelisco di Axum che presto tornerà in Etiopia e che, ancora una volta, consente al Capo dello Stato di tornare sul tema dell'arte rubata. Innescando una polemica che potrebbe contrapporre l'Italia ad alcuni Paesi europei: «C'è chi ritiene che un bene sottratto con una guerra o un'occupazione sia detenuto in modo illecito e che, quindi, debba essere restituito al legittimo proprietario. Altri, invece, hanno l'idea che il possesso, comunque, costituisca proprietà. In questo caso ci si comporta in altro modo, ma si è fuori da ogni ordinamento giuridico». Renato Rizzo «Dovete sviluppare economie sempre meno dipendenti dagli aiuti stranieri» Scalfaro saluta le autorità etiopiche all'aeroporto di Addis Abeba subito prima di partire per l'Asmara

Persone citate: Craxi, Oscar Luigi Scalfaro, Scalfaro