la dittatura del Corano

Con lui molti giureconsulti «Non è necessaria al governo islamico» RETROSCENA la dittatura del Corano Un Paese stanco, dopo 18 anni RELIGIONE E POLITICA TEHERAN NOSTRO SERVIZIO L'ayatollah Hussein Ali Montazeri è un incorreggibile detrattore del sistema iraniano, sempre pronto, benché agli arresti domiciliari dal 1989, a dire quel che pensa, per quanto caro gli possa costare. L'ex delfino dell'imam Khomeini, il fondatore della Repubblica islamica dell'Iran, è la cattiva coscienza di quel potere che si basa sul principio del «velayat-e-faquih», cioè la supremazia della Guida della rivoluzione (un religioso, l'ayatollah Ali Khamenei) rispetto a tutte le istituzioni dello Stato. Montazeri, sessantacinque anni, ha alzato ancora di recente la voce davanti ai suoi discepoli per criticare gli abusi commessi, secondo lui, in nome del «velayat-e-faquih». Ma stavolta, a differenza dei precedenti episodi del suo conflitto con le autorità iraniane, l'ayatollah Montazeri (che continua a insegnare a Qom, la seconda città santa dell'Iran, in base alla sua autorità religiosa di cui nessuno, in base ai princìpi sciiti, lo può privare) è diventato oggetto di una virulenta campagna ostile in tutto il Paese. Anche un altro ayatollah assai rispettato, Ahmad AzariQomi, che ha unito la sua voce a quella di Montazeri, ha su- bìto le conseguenze di questa campagna. Manifestazioni ostili a Montazeri hanno avuto luogo in diverse città dell'Iran. I partecipanti urlavano la loro fedeltà alla Guida della rivoluzione Khamenei. In occasione della preghiera del venerdì del 22 novembre, il capo del potere giudiziario, Mohamad Yadzi, ha denunciato «un complotto volto a rimettere in causa l'autorità della Guida». Lunedì i commercianti del gran bazar di Teheran hanno sospeso le attività per qualche ora, in segno di solidarietà con Ali Khamenei. Il «la» era stato dato da un deputato, l'ayatollah Mohamad Reza Faker, rendendo pubblica per la prima volta una lettera che l'ayatollah Khomeini (morto nel 1989) avrebbe indirizzato a Montazeri: lo definiva «ingenuo e ingiusto», gli negava qualunque legittimità e gli ingiungeva di non immischiarsi mai più negli affari politici. Le guardie della Rivoluzione si sono proclamate «pugni della Guida» e i giornali più vicini ai conservatori si sono scatenati. Il capo dei tribunali islamici di Teheran, l'hojatoleslam Ali Razini, ha detto che «si dovrebbe aprire un dossier su Montazeri». Perché questa drammatizzazione, dato che in precedenti occasioni analoghe, nel 1989, poi nel 1993 e nel 1994, Montazeri non era stato oggetto, se così possiamo esprimerci, che di un rafforzamento delle seccature e delle vessazioni di polizia nei suoi confronti? La risposta si trova nei cambiamenti intervenuti in Iran a seguito dell'accesso alla Presidenza, il 4 agosto, di un religioso moderato e modernista, Mohamad Khatami. Dà allora, il dibattito sul principio del «velayat-e-faquih», da pressoché tabù che era, è venuto più o meno alla luce del sole. Secondo il pensatore iraniano Abdolkarim Sorouch, questa teoria è minoritaria fra i «fouquahas» (i giureconsulti musulmani): «Solo nell'ambito dello sciismo, esistono undici teorie del governo islamico, fra cui quella del "velayat-efaquih" - dice -. Quest'ultima non è un elemento essenziale dell'Islam. Non è una parte necessaria del governo islamico». A Sorouch e a un altro pensatore modernista, Habidollah Peyman, altrettanto critico del «velayat-e-faquih», è stato di recente vietato di prendere la parola all'università. Secondo fonti concordanti, Khatami avrebbe preso posizione a favore della Guida e del «velayat-e-faquih». Da parte di un Presidente, come lui, che reclama il pieno e libero esercizio delle funzioni di ogni istituzione della Repubblica islamica nel rispettivo ruolo, sembra strano difendere il potere assoluto e a vita di un singolo uomo, la Guida, su tutte le forze armate (esercito, guardiani della Rivoluzione, servizi segreti, polizia eccetera) e riconoscergli persino il diritto - benché finora mai esercitato - di annullare i risultati del suffragio presiden- ziale, e inoltre quello di definire gli orientamenti e le strategie generali del regime, oltre ad essere la suprema autorità religiosa (per quanto la detta Guida sia designata da un collegio, l'Assemblea dei saggi, eletta a suffragio universale e col potere di destituire la stessa Guida se si dimostrasse incompetente). Per rendere giustizia a Khatami, c'è chi ricorda che ci sono tiranni che anche senza titoli enfatici come i suoi esercitano un'autorità da pugno di ferro. Lo stesso ex Presidente Ali Akbar Hashemi Rafsanjani aveva fatto notare che la Guida è un baluardo contro evoluzioni come quella subita dall'Afghanistan. Ma in Iran il problema si traduce in un acceso dibattito in seno alla gerarchia sciita questo è il solo Paese in cui le autorità religiose gestiscono direttamente il potere - tra i partigiani del cumulo dei poteri religioso e politico e di quelli che contestano il coinvolgimento del clero nella cosa pubblica. C'è chi aggiunge che essendo l'attuale priorità di Khatami quella di far entrare nel costume il rispetto dei diritti umani, egli non è in grado di condurre più battaglie in una volta; anzi ha più che mai bisogno, in questo momento, dell'aiuto della Guida della Rivoluzione per portare a buon fine le sue riforme. L'orchestrazione dell'ondata di indignazione attorno alle dichiarazioni di Montazeri mostra comunque che coloro che fondano il loro potere sul regime così com'è non hanno per ora alcuna intenzione di rinunciarvi. Molina Nai'm Copyright «Le Monde» e per l'Italia «La Stampa» Il ribelle: «Basta con la sottomissione totale alla Guida Suprema» Con lui molti giureconsulti «Non è necessaria al governo islamico» L'ayatollah Hussein Ali Montazeri rischia l'esecuzione Ali Khamenei, Guida spirituale della Rivoluzione islamica