Minoli

«Materiale selezionato» Minoli «Materiale selezionato» Minoli ROMA. «Il materiale è stato selezionato, rimontato e ripensato in funzione dell'attualità e della nuova sensibilità al problema. Il risultato è qualcosa di molto diverso da quello che doveva andare in onda nel gennaio '95, perdipiù commentato da personaggi autorevoli». Così Giovanni Minoli, direttore di Raitre, difende la sua scelta di mandare in onda le immagini del processo a Luigi Chiatti. Una scelta dettata - secondo il responsabile della rete dall'attualità del problema della pedofilia, tornato alla ribalta dopo l'omicidio di Silvestro e le denunce di questi giorni per le violenze sui bambini. Gabriella Carosio, capostruttura responsabile di «Un giorno in pretura», aggiunge che «il programma è andato in onda con l'avvertenza ai genitori di non farlo vedere ai bambini da soli, e con tagli sui più espliciti riferimenti sessuali e sui particolari degli omicidi». Anche Carosio sottolinea l'attualità dell'allarme pedofilia e la necessità di parlarne «proprio perchè certe cose non si ripetano. Non dobbiamo nasconderci dietro un dito: in un momento come questo è fondamentale affrontare argomenti complessi come la pedofilia». Ma poi ammette: «Certo, una frase avulsa dal contesto può sembrare più fastidiosa del lecito». E' proprio la costruzione del contesto intorno alle parole di Chiatti il principale argomento che i responsabili della rete useranno a loro difesa davanti ai vertici della Rai, che hanno deciso di aprire un'inchiesta. «Credevo di aver svolto un lavoro oculato - spiega Carosio -, non mi aspettavo reazioni simili anche se sapevo che tre anni fa la Moratti aveva bloccato la messa in onda del programma. Stavolta, però, il risultato era diverso: il documento è rimasto certamente agghiacciante, ma l'abbiamo fatto seguire da due testimonianze che in qualche modo aiutavano a riflettere. E' stato lo stesso presidente della Consulta qualità, Jader Jacobelli, a suggerirci di intervistare il prof. Lombardi Satriani. Di fronte a un tema come le violenze sui bambini, ritengo che meno se ne parla e più l'infanzia è a rischio. Non è fare pornografia dare la possibilità alle famiglie di capire i pericoli che si corrono», [f. ci Minoli

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