INSEGNARE A INSEGNARE di Luciano Gallino

Il pds; disoccupiamo la scuola INSEGNARE A INSEGNARE nico. In psicologia, una comportamentista guarda allo studioso di formazione freudiana come a un dilettante fuori dall'empireo scientifico, laddove questo vede nella prima una tecnoioga che ignora tutto della mente umana. E in sociologia, tra quelle che considerano questa disciplina strettamente legata alla storia, e quelli che vorrebbero invece una scienza sociale senza tempo, simile alla fisica, è sempre stata guerra. Accade pertanto che quando il membro di una scuola diventa giudice di uno studioso che si riconosce in una scuola diversa, non c'è criterio meritocratico che tenga, perché ciascuno dei due possiede una nozione radicalmente diversa di che cosa sia il merito. Né le appartenenze si riducono alle scuole. -In determinati settori rimane importante la differenza tra cattolici e laici. Né si possono ignorare le appartenenze territoriali. Se, per dire, un ateneo meridionale, afflitto dalla piaga dei docenti pendolari venuti dal Nord, ha un suo candidato non eccelso che però promette di restare a lungo nella sede locale, troverà probabilmente una commissione che chiude un occhio sui titoli di questo. Domanda: meglio per gli studenti e per quella università la gemma del Nord che si fa vedere due giorni la settimana per sei mesi l'anno, oppure il meno splendente studioso locale che però sgobberà tre volte tanto per tirar su dei buoni studenti? Di certo ci vogliono regole più efficaci per limitare il peso dell'appartenenza nei giudizi, e in primo luogo per sradicare, dove vi sia, il peso dei partiti. Ma pretendere di annullarne l'esistenza sarebbe come pretendere di fare il pane senza farina, ovvero di far scienza senza esseri umani, e senza rapporti sociali. Violante ha però detto qualcosa di maggiore rilievo per i destini dell'università e della classe dirigente di domani, anche se ha echeggiato meno nell'indignazione mediatica: la capacità didattica dei docenti è stata finora trascurata come criterio di reclutamento. Non nascondiamocelo: una parte cospicua dei docenti entra in servizio senza saper insegnare. Non lo sa perché nessuno glielo ha mai insegnato. Nessu¬ no ha mai preteso da essi, come titoli di concorso, la conoscenza di metodi di formazione moderni, di ausilii tecnologici avanzati, di tecniche di valutazione dell'apprendimento che non si riducano allo stereotipo dell'esame orale. Quanto a metodologia didattica, va detto onestamente che la lezione tradizionale, tolti pochi che per talento naturale sono capaci di prestazioni eccezionali, offre oggi - in rapporto ai giovani di oggi grosso modo il rendimento che la locomotiva di Stephenson offriva centosettant'anni fa. Per il 5 per cento il suo combustibile, cioè la dottrina e l'intelligenza del docente, per grandi che siano, si trasformano in movimento reale, ossia in sapere realmente trasmesso allo studente. Mentre il 95 per cento si disperde nell'ambiente come il pennacchio di una locomotiva. Impegnare l'intero corpo docente ad apprendere preventivamente (e magari anche in corso d'opera) le tecniche scientifiche di formazione oggi disponibili, capaci di far salire di molti punti il tasso di apprendimento degli studenti, e una delle maggiori sfide che l'università italiana deve affrontare. Luciano Gallino

Persone citate: Stephenson