Il pm Salomone indagato a Milano di Paolo Colonnello
Il pm Salomone indagato a Milano Il pm Salomone indagato a Milano Concorso in corruzione per l'accusatore di Mani pulite MILANO. L'iscrizione nel registro degli indagati della procura di Milano riporta un'ipotesi di reato gravissima: concorso in corruzione e corruzione in atti giudiziari. Articolo 319 e 319 ter del codice di procedura penale. Fabio Salamone, U pubblico ministero di Brescia che per primo iniziò le inchieste contro Antonio Di Pietro, fino ad esserne esautorato per «grave inimicizia», questa volta si ritrova nelle vesti di inquisito. Al tempo stesso però anche di parte lesa: i magistrati che indagano sul suo conto, i pm di mani Pulite Ilda Boccassini e Gherardo Colombo, hanno aperto infatti pure un altro fasciolo per millantato credito ai suoi danni. L'inchiesta, iniziata almeno sei mesi fa, stabilirà in quali vesti Fabio Salamone dovrà comparire in tribunale. Antonio Di Pietro questa volta c'entra solo marginalmente. A far nascere le indagini sul conto del pm Brescia, trasferito ad inchieste sulla criminalità organizzata, sarebbe stato un passaggio di una delle diverse denunce presentate da Di Pietro, in cui lamentava l'accanimento giudiziario di Salamone nei suoi confronti. Il passaggio, riguardava la «destinazione finale» di 5 miliardi versati dal banchiere Francesco Pacini Battaglia a una società, la T.I.V., costituita dal fratello del pm bresciano, Filippo Salamone, arrestato in ottobre dalla procura di Palermo con l'accusa di associazione mafiosa, e la Tpl di Piero Maddaloni per un appalto di desalinazione a Trapani. Una vicenda all'interno della quale erano transitate diverse tangenti e sulla quale aveva indagato lo stesso Di Pietro inquisendo Filippo Salamone e Maddaloni e creando cosi le premesse a un'incompatibilità investigativa nei suoi confronti del fratello magistrato di quest'ultimo, Fabio, il quale però la ignorò fino ad essere sollevato d'ufficio dal procuratore di Brescia, Andrea Tarquini, e dal Procuratore generale Marcello Torregrossa. Questa storia, che sembrava un filone minore di Mani Pulite, è diventata invece un punto cardine delle inchieste scaturite dopo l'arresto a La Spezia di Pacini Battaglia. In alcune intercettazioni infatti, il banchiere non solo pronunciò la famosa frase «Di Pietro e Lucibello... mi hanno sbancato», ma fece anche riferimenti espliciti a Fabio Salamone e alla procura di Brescia, vantandosi insomma di poter contare su appoggi milanesi e bresciani. Per giunta, nell'abitazione di Pacini Battaglia, il Gico sequestrò anche la copia fotostatica di uno scritto anonimo, «News da Milano», che rappresentò uno degli atti delle indagini di Salamone contro Di Pietro. Da qui due ipotesi. La prima (corruzione in atti giudiziari): che il versamento di cinque miliardi effettuato da Pacini Battaglia al fratello imprenditore di Salamone, sia stato fatto nell'intento di ottenere favori dal pm di Brescia. La seconda (millantato credito): Pacini si vantò di aver versato quei soldi a Filippo Salamone per ottenere favori dal fratello magistrato. E ancora: qualcuno fece credere a Pacini che versando quei miliardi avrebbe ottenuto compiacenze a Brescia. Anche in questo caso non mancano intercettazioni ambigue del solito banchiere di Bientina che, per esempio, raccontò a Lorenzo Greppi come Salamone «m'ha scritto lui il verbale, gli ho scritto come voleva...s'è chiacchierato tre ore su ste' stronzate...». Una storia complicatissima, quasi speculare all'inchiesta che vede indagato lo stesso Di Pietro, accusato anche lui di aver preso o essersi fatto promettere dei soldi da Pacini Battaglia per edulcorare le inchieste sul suo conto. E che fa nascere il sospetto che alla fine «Chicchi» si sia fatto beffe di tutti. Il riserbo istruttorio sulla vicenda è strettissimo. Anche se, riferisce l'Ansa, ieri sera lo stesso pm bresciano ha confermato di aver appreso di essere stato iscritto nel registro degli indagati, dopo averne fatto richiesta, tramite il suo avvocato, Giovanni Beretta, all'ufficio che tiene il registro delle notizie di reato della procura di Milano. Paolo Colonnello Aperto anche un altro fascicolo per millantato credito ai suoi danni Fabio Salamone
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