Da Caltanissetta un ordine: prudenza
Da Caltanissetta un ordine: prudenza Da Caltanissetta un ordine: prudenza Interrogatorio segreto del procuratore di Trapani CALTANISSETTA. E adesso Gianni Tinebra, il capo della procura di Caltanissetta, corregge il tiro: l'indagine sul caso Siino-De Donno-Lo Forte, dice, «ha bisogno di prudenza, riservatezza e della massima delicatezza». Dopo aver rilasciato al «Corriere della Sera» dichiarazioni di fuoco secondo cui sembrerebbe che il capitano del Ros Giuseppe De Donno avesse promesso ottocento milioni ad Angelo Siino per convincerlo a pentirsi e non per «incastrare» il procuratore aggiunto di Palermo Guido Lo Forte, ora Tinebra professa la necessità di una linea improntata al «massimo riserbo» e sottolinea di aver espresso le sue valutazioni «soltanto sulla base di atti pubblicati dai giornali». La prudenza ritrovata, però, non gli impedisce nella tarda mattinata di ieri di precisare al Tgl di aver conosciuto il contenuto delle bobine che riportano le due conversazioni tra Carmela Bertolino, moglie di Siino, e il capitano De Donno sulle presunte «pressioni» esercitate dall'ufficiale per incastrare Lo Forte, solo per quelle parti che sono state pubblicate sui giornali. Precisazione che suona come una formidabile smentita al procuratore di Palermo Gian Carlo Caselli che, lunedì sera, aveva spiegato per filo e per segno come quelle due bobine - sequestrate a casa di Siino dopo che il collaboratore ne aveva segnalato l'esistenza in una dichiarazione spontanea ai pubblici ministeri di Palermo fossero state «immediatamente» inviate alla competente procura di Caltanissetta. Da ambienti giudiziari, inoltre, si è appresa pure la data della trasmissione: sarebbe quella del 12 novembre, appena ventiquattr'ore dopo il ritrovamento degli stessi nastri. La «dialettica» tra le due procure appare, dunque, più complessa che mai. E da lunedì sera è entrato in scena non si sa ancora a che titolo anche il procuratore di Trapani Gianfranco Garofalo, sentito in gran segreto dai pm nisseni. Da Caltanissetta, intanto, arriva la notizia dell'apertura di un'inchiesta sulla fuga di dossier di atti giudiziari relativi alle indagini sul caso Siino-Lo Forte-De Donno. Da verificare, secondo alcune indi¬ screzioni, è se la diffusione di notizie «parziali e fuorviatiti», avvenute alla vigilia della riunione del Csm sul caso-Palermo, sia stata finalizzata «a condizionare il dibattito» aperto a Palazzo dei Marescialli. Ieri pomeriggio è stato sentito, come persona informata sui fatti, l'inviato del quotidiano «la Repubblica» Giuseppe D'Avanzo. Tinebra e i sostituti nisseni, intanto, lavorano a pieno ritmo per ricostruire quanto accadde tra il 20 e il 28 febbraio 1991, gli otto giorni cruciali che trascorsero tra la consegna, da parte del Ros, del rapporto fra mafia e appalti alla procura di Palermo e l'avvenuta conoscenza dello stesso rapporto da parte degli indagati. Durante l'interrogatorio davanti ai pm di Caltanissetta, due giorni fa, il collaboratore Giuseppe Li Pera - il primo ad accusare nel '92 alcuni magi¬ strati di Palermo di aver «girato» informazioni a Cosa Nostra - ha tirato fuori il verbale di un confronto con Giorgio Zito (ingegnere della «Rizzani-De Eccher»), fatto il 3 marzo 1993 davanti ai pm palermitani Guido Lo Forte, Roberto Scarpinato e Antonino Ingroia, che consentirebbe di stabilire con precisione la data in cui venne a conoscenza del rapporto su mafia e appalti. Dopo aver esibito quelle carte - singolarmente finite ieri anche sulle pagine di un quotidiano - Li Pera ha sostanzialmente confermato il suo racconto di cinque anni fa, raccontando di aver saputo, in carcere, dal pentito Pino Marchese che «i giudici» di Palermo si erano «ammuccati» (avevano intascato, ndr) alcuni miliardi per passare le informazioni riservate. Sandra Rizza Scatta l'inchiesta sulla fuga dei dossier. Tinebra: «Ho conosciuto i verbali solo nelle parti pubblicate sui giornali» pentito Angelo Siino è ancora al centro di polemiche
Luoghi citati: Caltanissetta, Palermo
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