«In ansia per Gerusalemme»

«In ansia per Gerusalemme» «In ansia per Gerusalemme» // rappresentante del Papa att'Onu CITTA' DEL VATICANO. La Santa Sede prende posizione a fianco dei palestinesi, chiede la fine delle restrizioni economiche e delle decisioni unilaterali in tema di insediamenti di coloni israeliani. Lo ha dichiarato in un importante discorso alle Nazioni Unite il rappresentante del Papa, l'arcivescovo Renato Martino. Gerusalemme è al primo posto nelle preoccupazioni vaticane, ha detto il Nunzio Apostolico intervenendo nei lavori della commissione dell'Onu che assiste i rifugiati palestinesi (Unrwa) nei territori occupati e a Gerusalemme Est. «Dal momento che gli avvenimenti dello scorso anno nelle aree servite dall'Unrwa - ha detto Martino - hanno ostacolato il processo di pace, perché delle azioni sono state compiute al di fuori del negoziato, lo status della Città Santa di Gerusalemme è diventato un affare di grave preoccupazione per la mia Delegazione». E' una preoccupazione rivolta soprattutto al Duemila, ha detto l'arcivescovo, riferendosi all'attività di «insediamento a Gerusalemme Est», e in particolare a Abu Ghneim (Har Homa): «Alla luce delle future celebrazioni millenarie dell'anno 2000, così importanti per i cristiani del mondo, lo spettro dell'instabilità politica e della potenzialità di confronto violento è materia di grave preoccupazione». La soluzione, per il Vaticano, sta in un intervento internazionalmente garantito che assicuri libertà di religione e di coscienza per gli abitanti della città, «così come un accesso permanente, libero e senza ostacoli ai Luoghi Santi per i fedeli di ogni religione e nazionalità». «I parrocchiani della Palestina non possono visitare i Luoghi Santi se non con un permesso militare», ha detto il Nunzio, facendo propria la denuncia del Patriarca Latino di Gerusalemme, Michel Sabbah. E questi permessi sono «difficili da ottenere, e facilmente revocabili». La «super chiusura» di Betlemme ha impedito, per qualche settimana, il funzionamento l'Università Pontificia nella città. Infine l'ateneo è stato inaugurato; «ma la chiusura del confine con Gaza ha fatto sì che uno studente dovesse volare in Egitto, poi in Giordania, infine a Tei Aviv per raggiungere infine Betlemme via terra. Il percorso di poco più di un'ora si è trasformato in un week end di viaggio». Le restrizioni comportano, ha aggiunto mons. Martino, effetti negativi sul lavoro, sulla libertà di religione, sull'accesso alle cure sanitarie e alle scuole. «Il risultato della chiusura dei varchi non è la sicurezza. Le sofferenze imposte come una punizione collettiva servono solo ad accrescere il senso di disperazione nel popolo palestinese». E le decisioni unilaterali, aumentando le difficoltà per il «palestinese medio, non conducono alla pace, ma invece creano un ciclo di azione e reazione che deflagra in violenza incontrollabile». Marco Tosati!

Persone citate: Homa, Michel Sabbah, Patriarca Latino, Renato Martino