Indagini sul caso Palermo Csm diviso di Giovanni Bianconi

Il Rinviate le decisioni sullo scontro procura-Ros. Il vice presidente difende Caselli, il Polo lo critica Indagini sul caso Palermo, Csm diviso Il Rinviate le decisioni sullo scontro procura-Ros. Il vice presidente difende Caselli, il Polo lo critica A Palazzo Chigi vertice sull'autonomia dei carabinieri ROMA. Il Csm indagherà sulla procura di Palermo, dopo le ultime rivelazioni sulla «guerra» con il Ros dei carabinieri? Tre ore di discussione, ieri, non sono bastate per prendere una decisione. Il dibattito nella prima commissione del Consiglio - quella che decide sui trasferimenti d'ufficio dei magistrati - riprenderà oggi, e forse i giochi saranno più chiari. Ma l'organo di autogoverno dei giudici appare diviso di fronte a questo ennesimo «caso Palermo», forse il più spinoso dai tempi dello scontro Meli-Falcone, quasi dieci anni fa. Oggi, a parole, tutti dicono di voler salvaguardare la procura guidata da Gian Carlo CaseUi, ed allontanare i rischi di delegittimazione denunciati dallo stesso procuratore. Ma il modo in cui si procederà nell'indagine, quale filone privilegiare e quali aspetti approfondire prima di altri, sarà una cartina al tornasole per capire chi si schiera al fianco dell'ufficio palermitano e chi, invece, nutre dei dubbi sul modo in cui ha lavorato e sta lavorando. Al centro della discussione c'è l'affaire Siino-De Donno-Lo Forte, vale a dire le dichiarazioni dell'ex informatore dei carabinieri (oggi pentito) riferite dal capitano del Ros su sospette collusioni mafiose del procuratore aggiunto di Palermo. Oggi Lo Forte, dopo la deposizione di De Donno a Caltanissetta, è indagato per corruzione in atti giudiziari. E uno degli aspetti che il Csm deve affrontare è proprio la compatibilità di Lo Forte con la carica che ricopre a Palermo. Ma la questione potrebbe essere accantonata in attesa che Caltanissetta concluda le sue indagini. L'altro filone è la legittimità dell'operato della procura palermitana nell'inchiesta per la quale sono stati interrogati lo stesso Siino, almeno due ufficiali del Ros, e cercati alcuni riscontri. Nel documento con il quale hanno chiesto di avviare questa pratica, sei consiglieri di Unicost (la componente di centro della magistratura) hanno chiesto di verificare se è vero che Palermo ha svolto accertamenti «anche sulla posizione dei magistrati stessi della procura di Palermo, asseritamente chiamati in causa dal collaboratore di giustizia»; il che, «in astratto», rappresenterebbe uno sconfinamento dalle proprie competenze. All'interno di Palazzo dei Marescialli, sede del Csm, c'è chi vede in questa indicazione di lavoro un mezzo per mettere di fatto sotto inchiesta l'operato di Caselli e dei suoi sostituti. Il che non gioverebbe certo all'immagine di quella procura. La quale ieri sera ha precisato di non aver fatto alcuno «sconfinamento», ma solo compiuto atti urgenti che sono stati «immediatamente» trasmessi a Caltanissetta. Nel loro documento i consiglieri di Unicost scrivono che compito del Csm è anche quello di «tutelare i magistrati in ipotesi ingiustamente accusati», nonché di «respingere gli attacchi portati all'indipendente esercizio della funzione giudiziaria e alla credibilità professionale di magistrati» impegnati nelle inchieste antimafia. Una formula che suona a sostegno di Lo Forte e degli altri magistrati palermitani, ma che non nasconde del tutto l'altro aspetto. Anche le dimensioni che si vorranno dare all'inchiesta potranno indicare se verrà privile¬ giata la difesa della procura dalle delegittimazioni o la ricerca di eventuali irregolarità. Ieri uno dei sei firmatari di Unicost, Giuseppe Gennaro, ha chiesto l'acquisizione di molti atti, dalle telefonate tra il capitano De Donno e la moglie di Siino agli interrogatori deU'ufficiale. Altro aspetto rilevante è che il componente della prima commissione Libertino Russo, che nei mesi scorsi ha polemizzato con la procura di Caselli, ieri non s'è fatto sostituire come molti credevano, ma ha partecipato ai lavori. Infine c'è la posizione del vicepresidente del Csm, Carlo Federico Grosso, il quale, pur anticipando di non voler esprimere giudizi, ha dichiarato: «Sono sicuro che la magistratura di Caltanissetta farà definitiva chiarezza, mi auguro in tempi rapidissnni, su questa vicenda, in modo da chiarire che la procura di Palermo, come non dubito, ha fatto fino in fondo il suo dovere». Questa dichiarazione è parsa ad alcuni esponenti del Polo un'anticipazione di giudizio, ma in serata Grosso, «a titolo personale», ha ribadito: «Sono convinto della correttezza delle procure di Palermo e Caltanissetta. Bisogna evitare i rischi di delegittimazione, queste procure non possono e non devono essere indebolite». Giovanni Bianconi Il

Luoghi citati: Caltanissetta, Palermo, Roma