Ora a Tokyo regna la paura

Ora a Tokyo regnala paura Ora a Tokyo regnala paura La Bank ofjapan aprirà le casse L'ECLISSE DEL SOL LEVANTE m TOKYO ™ il crollo di uno dei grandi pilastri della fortezza. La Yamaichi ha formalmente annunciato ieri mattina di mettersi in liquidazione mettendo in moto al tempo stesso un'offensiva governativa per assicurare un Paese scioccato e una comunità internazionale finanziaria sempre più nervosa che il più grande crollo finanziario nella storia del Giappone non è l'inizio di un collasso economico nazionale. Chiusa la Borsa per una festa nazionale, quella del ringraziamento per n lavoro, una calma pervasa di nervosismo è scesa sulle altre Borse asiatiche mentre gli investitori reagiscono con cautela all'ultima ondata di shock nella regione. In città, malgrado la festa, c'è aria mogia in giro. Deserto il quartiere degli uffici finanziari, le smaglianti luci di Ginza e di Roppongi, zone di divertimenti e consumi, si rovesciano su una folla che non ha l'aria molto allegra. Il crollo della Yamaichi è molto di più che il fallimento di una società di intermediazione mobiliare e non soltanto per le sue dimensioni, probabilmente ben oltre i 40 mila miliardi di lire di cui si è parlato nei giorni scorsi. Insieme con Nomura, Nikko, Daiwa, la Yamaichi era uno dei quattro grandi pilastri del sistema finanziario nazionale. Prima del suo fallimento, nell'immaginario collettivo, era molto di più. In questo Paese le banche non possono operare in Borsa e quindi tutte le operazioni sui titoli mobiliari debbono svolgersi attraverso società di intermediazione il cui campo è dominato da quelle che fino a ieri erano le quattro grandi oggi ridotte a tre. Nell'immaginario collettivo il crollo della Yamaichi è come l'afflosciarsi dei piloni dell'autostrada a Kobe nel terremoto di tre anni fa: immagini che sconvolsero un Paese che, pur tormentato da terremoti, riteneva di sentirsi al sicuro con le sue tecniche costruttive e che ha visto invece una città distrutta e autostrade afflosciatesi come se costruite sul burro. Il chiodo finale sulla bara della Yamaichi è stato messo ieri mattina in una riunione, tenutasi quasi all'alba prima dell'apertura delle Borse asiatiche, nel corso della quale il consiglio d'amministrazione ha deciso per la messa in liquidazione. In una conferenza stampa altamente emotiva il presidente Shohei Nozawa si è scusato per la nuova irreparabile macchia messa nella storia della finanza giapponese e a un certo punto è perfino scoppiato a piangere. Tra le lacrime ha espresso rimorso, dolore, preoccupazione per gh impiegati. Secóndo lo stile giapponese si è assunto tutte le responsabilità, ma probabilmente è quello che ne ha di meno: è a capo della società soltanto dall'11 agosto, avendo sostituito un management gran parte del quale era finito in galera per uno scandalo: pagamenti fatti a ricattatori che minacciavano di voler mettere il naso negli affari interni della società. Nozawa ha ammesso ufficialmente perdite fuori bilancio per circa tremila miliardi di lire finora addossate a società-fantoccio stabilite nelle isole Caymans. Ma ha anche ammesso sopravvalutazioni di titoli in possesso della società. Mentre si compiva il destino della Yamaichi, che festeggia col proprio funerale i suoi cent'anni, il ministero delle Finanze e la Banca del Giappone prendevano decisioni per rassicurare il Paese e la comunità finanziaria internazionale. Già domenica notte il ministero delle Finanze era stato in contatto con le autorità monetarie del Gruppo dei Sette, di Hong Kong, dell' Australia cercando di assicurare che il crollo della Yamaichi sarà fronteggiato e non avrà riflessi sui mercati internazionali. Il primo ministro Ryutaro Hasimoto sarebbe dovuto partire in giornata per Vancouver, per il vertice dell'Associazione dei Paesi del Pacificò. E' andato soltanto nel pomeriggio, dopo che il ministro delle Finanze e la Banca del Giappone avevano concordato un piano di interventi straordinari per rassicurare il Paese. Il presidente della Banca Centrale ha annunciato questi interventi: prestiti straordinari per proteggere i depositi degli investitori presso la Yamaichi. Il suo comunicato è un documento impressionante per la franchezza e la decisione. Affermando di trovarsi davanti a un «caso eccezionale» la Banca Centrale si ritiene in dovere di intervenire poiché è «estremamente importante per la stabilità dei mercati finanziari giapponesi e intemazionali al fine di assicurare una ordinata liquidazione della Yamaichi». Perciò la Banca Centrale «per mantenere la stabilità del sistema finanziario» nell'ambito della legislazione bancaria interverrà «affinché la Yamaichi possa restituire il patrimonio ai clienti, concludere ordinatamente le transazioni in corso e ritirarsi dalle attività all'estero». Oltre che rivolgersi alla comunità internazionale, governo e Banca Centrale si rivolgono soprattutto al Paese con appelli alla calma per evitare panico. Gli interventi sono diretti tutti ad assicurare che ognuno potrà ritirare i propri depositi: se aveva affidato alla Yamaichi i risparmi per investiménti, potrà riavere le azioni che la Yamaichi aveva sottoscritto per lui. Sono comunque affari suoi se il valore delle azioni è crollato. Chi aveva consegnato semplicemente a titolo di deposito dei capitali o dei risparmi riavrà i propri fondi. Chi invece aveva investito in azioni stesse della Yamaichi subirà le leggi del mercato. All'inizio di quest'anno valevano 500 yen, nei giorni scorsi erano scese a 58, è chiaro che da ieri sono soltanto carta straccia. E' una romanzesca storia di colossali cifre di denaro che non sono soltanto nei tremila miliardi di lire di debito fuori bilancio. In un secco, breve comunicato la Yamaichi comunica che il totale dei debiti del gruppo è di 6700 miliardi di yen, quasi centomila mniardi di lire. Di questi almeno la metà si riferiscono alla capogruppo. Secondo il ministero delle Finanze e la Banca Centrale, la Yamaichi «non è insolvente». Essi si riferiscono evidentemente al fatto che l'assetto patrimoniale della Yamaichi è sufficiente per far fronte alla montagna di debiti, ma gli analisti storcono il naso. E' chiaro che la società ha presentato per anni bilanci falsi: si tratta di verificare se veramente la situazione patrimoniale non è intaccata dalla dimensione debitoria. Di certo c'è che il presidente ieri mattina, confermando i debiti fuori bilancio, ha anche rivelato che finora non erano state registrate le perdite nei valori di titoli posseduti dalla Yamaichi stessa: erano iscritti per 431 miliardi di yen e sono invece stati ridotti ieri mattina a 166. L'eccezionalità della situazione è comunque riconosciuta dalla Banca Centrale. Il ricorso a prestiti straordinari per una società di brokeraggio è una novità per la Banca del Giappone ma, afferma il comunicato, «questa volta per la fragilità del sistema finanziario e per il difficile ambiente che circonda il mercato, in considerazione anche della dimensione del caso Yamaichi, sarà presa questa misura eccezionale». Rilevando che la ripresa economica è fortemente rallentata, la Banca Centrale oltre alle misure eccezionali per la Yamaichi si impegna a passi successivi, inclusa l'iniezione di liquidità nel mercato «per affrontare il rischio di inatteso declino nella stessa liquidità di mercato». Dal governo e dalla maggiore istituzione monetaria è tutto un appello a evitare panico in una situazione in cui il caso Yamaichi potrebbe essere soltanto la punta di un iceberg. Questo ex pilastro del sistema finanziario nel 1990 aveva registrato un profitto di 233 miliardi di yen, cioè oltre 4000 miliardi di hre. L'anno scorso ha chiuso con una perdita di 16 miliardi di yen. La preoccupazione non è che questa mattina gli uffici della Yamaichi vengano assaltati da risparmiatori e investitori ansiosi dì ritirare i depositi. Il timore è che l'ansia sulla salute finanziaria di altre istituzioni si diffonda, causando anche una maggiore cautela in consumatori e società in consumi e investimenti. In un momento in cui il Giappone è sotto tiro da parte degli Stati Uniti e di altri Paesi con la depressione dei consumi interni, ciò aggraverebbe la già difficile situazione economica. Il crollo della Yamaichi è il terzo in pochi mesi. E' toccato prima a una società minore di brokeraggio e soltanto la settimana scorsa si è avuto il fallimento della decima banca nazionale. Fernando Mozzetti

Persone citate: Fernando Mozzetti, Nomura, Ryutaro Hasimoto, Shohei Nozawa

Luoghi citati: Australia, Eclisse Del, Giappone, Hong Kong, Stati Uniti, Tokyo, Vancouver