Clinton rincuora le Tigri «Piena fiducia nell'Asia»

Clinton rincuora le Tigri Piena fiducia nell'Asia « Clinton rincuora le Tigri Piena fiducia nell'Asia « » WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Stiamo trovando qualche buca lungo la strada», dice Bill Clinton. «Ma la stiamo riparando. Dobbiamo aver fiducia nel futuro dell'Asia e del suo legame con gli Stati Uniti». Al vertice di Vancouver, dove sono riuniti i 18 leader dell'Apec (l'associazione economica dell'area-Pacifico), il Presidente americano tenta di iniettare una dose di fiducia in un momento di particolare inquietudine per la situazione finanziaria in Asia. Il vertice si è aperto con l'annuncio formale del crollo della Yamaichi Securities, il quarto istituto finanziario giapponese. Ma era solo l'ultimo episodio della lunga serie negativa che ha colpito il mercato asiatico in questi mesi - dal crack finanziario delle «tigri» alla crisi della Corea del Sud, alle difficoltà del Giappone. Clinton, arrivando a Vancouver, ha cercato di far buon viso a cattiva sorte. E il segretario di Stato Madeleine Albright ha incitato i Paesi che si trovano in difficoltà a non battere in ritirata, a non rinunciare a seguire i principi liberisti che sono stati alla base del boom economico di questi anni. Semmai, ha aggiunto la Albright, sarebbe il caso di usare nella loro politica economica «non solo l'energia della tigre ma anche la saggezza del gufo». Il premier giapponese Ryutaro Hashimoto si è subito affrettato a dire che i problemi del Giappone non c'entrano per nulla con la crisi finanziaria delle «tigri». E il presidente cinese Jiang Zemin ha assicurato che al contrario di ciò che succede in altri Paesi, la situazione cinese è «eccellente». Ma al di là dei distinguo, dei sorrisi, dell'ostentato ottimismo, il clima di questo vertice dell'Apec è molto diverso rispetto agli anni passati, quando l'area del Pacifico sembrava la nuova, irresistibile frontiera del capitalismo. E si parlava con toni apocalittici della rapida eclissi dell'area atlantica. La crisi finanziaria che in questi mesi ha tolto il fiato alle «tigri» asiatiche e gettato un'ombra sul sistema economico dell'area Pacifico sta rapidamente ridimensionando le prospettive di espansione in quella regione nel breve ma forse anche nel medio periodo. «La crescita in quei Paesi è destinata a rimanere contratta», prevede l'economista Lester Thurow, del Massachu- setts institute of technology. «Ci penserà il Fondo monetario: i suoi rimedi per riportare in salute le finanze dei Paesi in crisi hanno sempre soffocato la ripresa. E l'Asia non sarà certo un'eccezione». Le conseguenze non si limitano ai Paesi asiatici. Gli analisti americani prevedono che la crescita dell'economia Usa subirà un rallentamento dello 0,7-0,8 per cento già nel 1998 come conseguenza della compressione della domanda .in Asia (uno sviluppo in realtà non del tutto sgradito a Washington, dove il presidente della Fed Alan Greenspan continua a temere una ripresa dell'inflazione). La ricaduta politica della crisi economica in Asia è già palpabile. «Il cachet dell'Apec ovviamente ne risente», dice Thurow. «L'esuberante ottimismo dei vertici precedenti dovrà per forza lasciare il posto ad un atteggiamento più umile. E se le cose si metteranno male che succederà a questo nuovo club?». Per gli americani la crisi dell'Apec, appena quattro anni dopo la sua nascita, solleva interrogativi inquietanti che vanno oltre lo sviluppo economico. «Questa è una regione in cui il potere politico è venuto fuori direttamente dal successo economico», spiega uno dei consiglieri di Clinton. La pax americana nell'area del Pacifico poggia sull'intricato legame politico-economico degli Stati Uniti con il Giappone, la Corea del Sud e le «tigri» del Sud-Est asiatico. «Se il Giappone sarà costretto a ripiegarsi su se stesso per mettere in ordine la propria casa», aggiunge il consigliere, «e se la Corea del Sud sarà messa sotto torchio dal Fondo monetario per i prossimi anni, beh, avremo molto su cui riflettere». L'amministrazione Clinton rimane convinta che le prospettive a lungo termine in Asia rimangono molto buone. «La crescita non è un processo statico», ricorda Charlene Bar- chevsky, responsabile per il commercio estero. «E ci sono le premesse in quei Paesi per un ritorno a livelli di crescita molto elevati». Sono i prossimi tre-quattro anni che preoccupano l'amministrazione. L'indebolimento dei Paesi asiatici in crisi li spingerà ad essere più accomodanti nei confronti della Cina, il gigante che vuole rivaleggiare con gli Stati Uniti? E ancora: adesso che l'amministrazione Clinton è finalmente riuscita a portare la Corea del Nord al tavolo per negoziare la pace con la Corea del Sud, Seul avrà la disponibilità finanziaria per venire incontro alle esigenze immediate del Nord ed evitare il collasso? Una crisi economica protratta in Paesi come l'Indonesia, la Malesia, le Filippine, la Thailandia potrebbe anche portare ad una pericolosa instabilità politica nella regione. Andrea di Robilant Il % Ma è l'intera area del Pacifico a preoccupare oggi l'Occidente Il t>oom economico è finito glunvestimenti sono a rischio Gli economisti sono prudenti Thurow: «Il Fondo monetario può rimettere in ordine delle economie ora ammalate» Il Presidente al vertice dell'Apec «Stretti legami con gli Stati Uniti» Il Presidente al vertice dell'Apec Il presidente cinese Jiang Zemin parla a Vancouver A destra il premier canadese Jean Chrétien con il presidente degli Stati Uniti Bill Clinton La voluta thailandese, il bath, subisce <mdurissimo<„ attacco speculativo che nasce dalle difficoltà economiche e dalla crisi politica del Paese l annuncia l'Inizio della gestione controllata dèi bath, svaluta, di fatto, >tósÌcrtìiv1Stt<defl £2uir e chiede assistenza tecnica al Fondo •: monetario internazionale (Fmi Giornata drammaticfd>per4uHe le valute dello scacchiere^*"**"■fUell'Estremo Oriente; il ringgit malese tocca il minimo da oltre tre anni sol ddfaro©'il primo ministro Mahatir Mohamad lancia un duro attacco contro la speculazione occidentale La Borsa di Hong Kong perde un altro 6%; Tokyo scende ai minimi da due anni; lunedi Inoro a Wall Street: il Dow Jones perde 554 punti, peggior calo della storia L'Indonesia annuncia la liquidazione di 16 istituti bancari 4 novembre^ Cade il governo in Thailandia La Tha lancia un,, kMmìàmMe la ristrutturazione del sistema finii rijzfopo secondo quanto richiesto dal Fmi Giornata di forte tensione sui mercati azionari di tutto il mondo Il won chiud un soffio do quota 1000 contro do! . 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