Martini è stato promosso santone
L'ex citi sarà supervisore delle squadre nazionali, il potere passa a Fusi L'ex citi sarà supervisore delle squadre nazionali, il potere passa a Fusi Martini è stato promosso santone «Ho accettato soltanto per restare nel ciclismo» MILANO. Il Consiglio federale della Fci, tenutosi ieri ad Assago, ha stabilito il nuovo ruolo che attende l'ex et azzurro Martini. Un ruolo (supervisore di tutte le formazioni nazionali) che l'amatissimo tecnico, 77 anni dei quali 65 vissuti nel ciclismo, ha accettato, senza bisogno di pensarci troppo. «Da qualche anno pensavo di smetterla con l'incarico di et dei professionisti - sono le parole di Martini -. Non volevo apparire come il tipo che s'aggrappa a una poltrona per tutta la vita. Sulle mie decisioni la delusione dei Mondiali di S. Sebastian non ha influito che in minima parte. La scelta è stata solo mia, scelta intima, senza pressioni esterne. E' molto semplice: dopo tanti anni, era arrivato il momento di dire basta». Martini ha quindi accennato ai contenuti della mansione propostagli dal presidente federale Ceniti, mansione che contempla anche un ritocco (in alto) del contratto. «Prenderò contatto con i tecnici stranieri, parteciperò ai raduni collegiali, sarò il referente ciclistico del Coni. Il compito di supervisore l'ho accettato soltanto dopo essere stato certo di non portare via il posto a Virginio Rapone, che resta il coordinatore della struttura tecnica. Staccarmi dal ciclismo, dopo una vita tra le biciclette e sei Mondiali vinti come tecnico, proprio non mi andava. Ho detto sì volentieri e volentieri lavorerò». Ma sulla reale sostanza della supervisione, Martini è il primo a nutrire dei dubbi, anche se ieri (lui ha eleganza e stile) non ha voluto rovinare la festa ad Antonio Fusi, il suo successore. Un successore apparso molto emozionato e che prima di affrontare l'argomento «piani per il futuro» ha desiderato porgere un omaggio al vecchio collega: «Alfredo sarà una spalla straordinaria. Entrerò in punta di piedi nel mondo dei professionisti con il conforto della sua esperienza». Il' tecnico comasco, 41 anni, che alla guida degli Under 23 e degli Juniores ha ottenuto ottimi risultati, sa che il suo approdo alla Nazionale maggiore è guardato da molti addetti ai lavori con perplessità. «Con i giovani credo d'essere andato bene - aggiunge - ma so che l'importanza del nuovo ruolo è ben diversa. Non conosco il ciclismo professionistico come quello dei dilettanti, ma con buona volontà e impegno cercherò di convincere chi non crede in me». A non credere in Fusi come et ci sono alcuni azzurri, a cominciare da Pantani e Battoli che hanno già parlato chiaro. Fusi ha replicato: «Pantani ha espresso considerazioni legittime. Spetterà a me farmi apprezzare. Quanto a Bartali, che avrebbe voluto ancora Martini come et, lo tranquillizzo: Alfredo non si staccherà dalla Nazionale, starà vicino a me». Fusi non abbandonerà il timone delle squadre giovanili con le quali ha conquistato tante medaglie: «Sarebbe un peccato disperdere le conoscenze accumulate negli anni». I suoi assistenti Damiani (Under 23) e Balboni (Juniores) avranno maggiori poteri, ma le strategie saranno decise da Fusi, che non ritiene gli mancherà il tempo: «Per i dilettanti il lavoro parte da lontano, e l'ultima settimana prima del Mondiale è meno basilare di quanto lo sia per i professionisti. Con Under 23 e Juniores, una volta impostati i temi a inizio di stagione, si può stare tranquilli. Nei professionisti invece il grosso del lavoro per la scelta e la coesione del gruppo si svolge in prossimità del grande impegno». Ed è proprio dai risultati nel Grande Impegno che Fusi, il quale da ora, di fatto, guida tutto il ciclismo italiano agonistico, sarà giudicato. [r. e]
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