Parolaio di Pierluigi Battista

Parolaio Parolaio Gabriele SaivatorSUPERSNAFUZ. Urge efficace e tempestivo intervento terapeutico per alleviare i dolori dell'anima del regista Gabriele Saivatores. Dopo aver girato sei filmati della durata variabile di 30,45, 60 secondi per pubblicizzare la privatizzazione della Banca di Roma, l'autore di Nirvana e di Mediterraneo non può esimersi infatti dal deplorare con toni accorati l'invadenza della pubblicità. Certo, sostiene sul Giornale il regista sfiorato dal dubbio che tra il suo dire e il suo fare possa intromettersi una fastidiosa seppur veniale contraddizione, «la pubblicità è un male necessario», remunerativo ma pur sempre «male» ancorché «necessario». E tuttavia, per quanto «necessario» e, se è concesso insistere, remunerativo, il male della pubblicità non fa dormire sonni tranquilli al regista Saivatores: «Ogni volta che alla tv vedo un film interrotto da uno spot sento un graffio all'anima». Per lenire l'effetto di questo «graffio», aggiunge Saivatores nell'intervista, c'è sempre la certezza che «ci sono cose che non pubblicizzerei mai». Per esempio? Per esempio «le pellicce», ma «la privatizzazione di una banca non mi sembra un argomento poi così drammatico». Attenzione però a quella ulcera dell'anima così drammaticamente scoperta. E senza nemmeno una pelliccia sotto cui ripararsi dalla furia degli elementi. LINGUINE AL RAGÙ'. In un'intervista concessa a Alain Elkann per La Stampa, il «re degli -e&ef» GiSrF—| franco Vissani reagisce con serena determinazione alla guida dell'Espresso curata da Edoardo Raspelli che ha privato di un cappello lo share del suo celeberrimo ristorante in Umbria. Dopo aver promosso a pieni voti il segretario del pds che in televisione si era cimentato in un acrobatico esercizio di alta cucina, Vissani conferma infatti che D'Alema non è solo un «bravo cuoco» bensì un «bravissimo cuoco», pei di più ispirato da una «cultura gastronomica» che il re degli chef non esita a definire «grande». Un esempio di tale bravura e I grandezza da indurre Vissani I a una modesta proposta che Vera Slepoj res certo non suonerà come una forma di antidalemismo viscerale: «Dobbiamo portare questa cultura fino alle scuole elementari». Colpisce sfavorevolmente l'inopinata esclusione degli asili. FINTI ILLIMANI. Alla fine dell'estate, sulle colonne di Panorama si è assistito a un duello all'ultimo sangue (cartaceo, s'intende) tra Valerio Riva e Luis Sepùlveda. Intervistato da Avvenire il neoeditore della risorta Bietti Riva ribadisce il suo incontenibile entusiasmo per lo scrittore cileno in questo modo: «Io capisco Luis Sepùlveda, è più astuto degli altri: si traveste da avventuriero, la barba incolta, piace alle signore, racconta romantiche storie tropicali. Il suo è un dannunzianesimo di quarta categoria, però piace all'UUvo». Però. LOGICA PERVERSA. Commentando per il Corriere della Sera le misure per fronteggiare l'emergenza pedofilia, la presidente della Federazione italiana psicologi Vera Slepoj sostiene che all'«origine del fenomeno c'è un grave errore: aver legittimato le perversioni sessuali» che «oggi vengono considerate un aspetto divertente della sessualità». Contro questa perversione sulle perversioni, la Slepoj suggerisce di approntare che cosa? Ma naturalmente una «rivoluzione culturale». E chi dovrebbe fare il primo passo? Il primo passo della rivoluzione culturale «dovrebbe farlo la comunità omosessuale, che ha sempre ammesso le., perversioni».. Non si segnalano vivaci proteste deialtri autorévoli organismi rappresentativi della «comunità omosessuale». VERSI SATANICI. Nel carteggio inedito tra Eugenio Montale e Gianfranco Contini curato da Dante Isella per la casa editrice Adelphi e parzialmente anticipato dal Corriere della Sera, c'è una lettera del 1934 di Contini a «Eusebio» in cui a un certo punto si legge: «Tralascio le ragioni pratiche che hanno permesso la formazione d'una assai composita "camorra" romana attorno a Ungaretti». Camorra e poesia. Pierluigi Battista —| Gabriele Saivatores Vera Slepoj

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