Anna Alessio, la pasionaria dell'arte

Anna Alessio, la pasionaria dell'arte Il ricordo della mecenate scomparsa che due anni fa ha creato la Fondazione Bricherasio Anna Alessio, la pasionaria dell'arte Paulucci: «Ha aperto a Torino una finestra sul mondo» TORINO A nostra è una scommessa e certamente l'incoscienza I I ha una buona parte in queIsto avventura...», diceva Anna Barone Alessio, nel settembre del '95, alla vigilia dell'apertura di Palazzo Bricherasio. Ansiosa, ma determitata. Sicura, in fondo. E sino all'altro ieri, quando un incidente d'auto ha stroncato tragicamente la sua vita risparmiando il marito e una nipotina, l'avventura dell'ultima «mecenate» in un mondo di omogeneizzazione anche nell'arte, e la sua «scommessa», sono state un indiscutibile successo. Prima con il restauro del monumento barocco poi con la Fondazione omonima che ha al suo attivo in appena due anni di attività una decina di grandi esposizioni, da Kandinskij e le avanguardie russe a Léger a Casorati a Dali: ottimi riscontri non solo per la città, attenzione dall'estero, e c'è da tempo notevole attesa per 0 3 dicembre quando sarà inaugurata, purtroppo sotto il segno del dolore ma anche della continuità, Le capitali: Torino-Roma 1911-1946 - Arti produzione, spettacolo, la mostra-evento allestita con l'Ordine Mauriziano tra la sede di via Lagrange e la Palazzina di Caccia di Stupinigi cui Anna Alessio teneva moltissimo, altrettanto che a quella degli amati Fauves che dovrebbe concludere l'impegnativo programma, già delineato, del '98. «Una donna che dal suo palazzo di Torino aveva aperto una finestra sull'arte del mondo», ha commentato Enrico Paulucci, novantaseienne, l'ultimo superstite dei Sei, cui un anno fa il Bricherasio aveva dedicato una splendida mostraomaggio. Non meno sentito il ricordo di Marco Rosei, perché (d'iniziativa di aprire a Torino un nuovo spazio espositivo privato con grande attenzione per l'arte contemporanea ha rappresentato un esempio del tutto positivo e nuovo anche sul piano nazionale, anche per i rapporti di collaborazione aperti con l'amministrazione pubblica». Infatti l'«incoscienza» di questa pasionaria-imprenditrice bisognava leggerla tutt'àltro che alla lettera, come il risultato di un innamoramento per l'arte che spinge a «fare», concretamente (e quando è necessario anche umilmente) senza fermarsi di fronte agli ostacoli. «Era una delle poche persone - è convinta Marisa Vescovo, direttrice artistica della Fondazione - in grado di reggere un'impresa così onerosa, con un msieme di capacità e saggezza tali da permetterle di superare le difficoltà e di raddrizzare la barca riuscendo sempre a dare stabilità all'equipaggio». Anna Alessio si era «imbarcata» in un'avventura per lei completamente nuova nei primi Anni 90 dopo una vita si può dire «casalinga» pur con fughe nella musica di cui era raffinata intenditrice e nella pittura, specie quella piemontese dell'800, passando con straordinaria souplesse nel mondo difficile dell'arte contemporanea. «Voglio fare qualcosa di nuovo per Torino», continuava a dire agli amici questa signora con molti mezzi, ultracinquantenne piena di vitalità anche se segnata dall'esperienza vissuta con grande coraggio 16 anni or sono del rapimento durato 176 giorni del marito Paolo, l'imprenditore «re dei tubi» che alla fine degli 80 decide di lasciare l'azienda e offre, come segno d'amore alla moglie, l'acquisto dalla Fondazione Don Orione del seicentesco Palazzo Bricherasio, carico di storia: il luogo in cui nel 1899 viene firmato l'atto di nascita della Fiat e che agli inizi del secolo diventa il salotto, molto subalpino-europeo, della contessa Sofia, anche brava pittrice allieva di Delleani. 11 restauro, oltre a richiedere grandi capitali, occupa oltre tre anni perché la nuova proprietaria vuole dotare il palazzo di tutte le attrezzature tecnologiche atte a farne uno spazio museale altamente qualificato che si apre dichiarando subito un'attenzione speciale per i giovani cui è rivolto nel '96 un primo concorso internazionale. «Allora, se siamo stati incoscienti, i risultati cominciano a darci ragione», diceva negli ultimi tempi, soddisfatta, Anna Alessio. Un'affermazione, sottolineano tutti coloro che hanno collaborato con lei, dovuta in gran parte «a quell'imprenditorialità per certi aspetti semplice, istintiva, che si trasformava in enorme energia perché messa al servizio della passione». «E il mio dolore per la sua perdita - conclude Paulucci - oggi è grande quanto quella passione, quell'impegno per l'arte». Una traccia lungo la quale ci si augura che Palazzo Bricherasio ricominci il cammino. Mirella Appiotti Anna Barone Alessio con il marito Paolo, che si è salvato dall'incidente

Luoghi citati: Roma, Torino