Agf: le Generali dovevano consultarci di Ugo Bertone

BATTAGLIA Per Galignani l'opa Allianz è «più interessante». Ancora «diverse settimane» per chiudere Agi; le Generali dovevano consultarci Ma la Rothschild boccia un mercato ancora immaturo BATTAGLIA ALL'ULTIMA POLIZZA MILANO I L «Cavaliere bianco» va beli ne perché è arrivato «con una buona offerta, più interessante di quella di Generali» che, invece, «non è stata discussa con noi e contiene un'offerta troppo bassa». Jeancourt Galignani, numero uno dell'Agf, spiega così i motivi che hanno convinto la compagnia assicurativa parigina a schierarsi dalla parte dei tedeschi dell'Allianz. Resosi conto del fatto che la discesa in campo del gruppo triestino aveva posto la parola fine all'indipendenza della sua azienda, il manager francese ha affermato ieri in un'intervista al quotidiano Welt am Sonntag che è stata proprio l'identità di strategie a fargli scegliere gli acquirenti d'Oltrereno. L'offensiva va dunque considerata amichevole a tutti gli effetti, è il suo messaggio, anche se l'ultima parola ora tocca al governo e «occorreranno almeno diverse settimane». In attesa del verdetto, molti sono gli interrogativi sollevati da questo nuovo scontro finanziario italo-francese, singolo episodio di un confronto ben più ampio che ha come posta la conquista della nuova Europa della moneta unica. C'è anche il timore che la sfida per l'Agf possa essere decisa dal nazionalismo. Una cosa, questa, che Jerome De Gournay, vicepresidente della Banque Rothschild, non condivide. «Non credo - afferma il banchiere - che la Francia sia nazionalista. Almeno nei confronti degli europei...». Ma questi stessi europei, aggiunge, devono comunque fare parecchia strada prima di potersi dire un grande mercato. «Basta prendere un tassì, a Milano o a Parigi, arrivando da Tokyo per capire come l'Europa sia indietro e, per competere, abbia bisogno di una vera rivoluzione culturale...». In visita a Milano, nei giorni scorsi De Gourney ha dato prova di avere un gusto per la battuta, soprattutto quando si tratta di analizzare l'evoluzione del Vecchio continente. La cosa non stupisce se si pensa che il primo vicepresidente esecutivo della Compagnie Financière Edmond De Rothschild Banque, figura addirittura Marcel Proust. Ma guai a considerare De Gournay come uno dei tanti guru, pur prestigiosi, emersi dall'aspra competizione nelle merchant banks di stampo anglosassone. Lui, ex ricercatore universitario, alla finanza c'è arrivato solo pochi anni fa, dopo aver «tradito» la sua grande passione, la matematica e un incarico senz'altro peggio retribuito. Ma forse i veri protagonisti della grande finanza, nell'età dei computer, dei sofisticatissimi strumenti derivati e del collega¬ mento in tempo reale di tutti i mercati, vanno cercati proprio tra i matematici capaci, come De Gournay, di inventare prodotti che possono sfruttare, grazie a complicati calcoli matematici, sia il rialzo che il ribasso di un mercato. E, a giudicare dai risultati (primo come performance a uno e cinque anni in Francia) sembra che funzioni. Questa febbre di fusioni e di acquisizioni che fa salire le Borse europee è stata in America la molla del rialzo. Perché qui non la convince? «Perché non è affatto detto che la fase di fusioni, acquisizioni, integrazioni tra le varie aziende nel vecchio Continente produca gli stessi benefici che ha provocato negli Stati Uniti. L'Europa ha bisogno di una profonda rivoluzione culturale che elimini le rigidità del sistema. La crescita dei listini sconta con grande anticipo un processo ancora da verificare sul campo». Eppure l'Euro è alle porte, le Borse si accendono, a partire da Parigi... «Per quanto riguarda l'euro, non è ancora chiaro se il prossimo scenario sarà di integrazione rapida o lenta, come vogliono gli inglesi. La Borsa parigina vive in stato di grazia, soprattutto dopo il buon collocamento di France Télécom che ha dimostrato che le sinistre non sono ostili alle privatizzazioni». Un po' come in Italia... «Certo, sono mercati che si assomigliano molto. Credo che anche da voi possa esserci un boom di attenzione dei privati per i prodotti assicurativi e finanziari».». Generali e Allianz si stanno scontrando in Francia per acquisire una rete capillare. E', quella delle dimensioni, la strategia giusta? «Sì, per compagnie di quella taglia. Noi operiamo in un altro modo. Proponiamo prodotti finanziari a società locali, in Italia all'Unipol. E questo ci obbliga a fornire solo prodotti di qualità. Siamo condannati alle performances elevate se vogliamo lavorare con i partners nazionali che possono scegliere chi vogliono». Qual è il mercato più promettente? «Wall Street. I fondamentali dell'economia americana restano buoni e il mercato ha dimostrato una fortissima reattività. E' lì che vedo le maggiori probabilità di crescita. Ritengo che ci siano almeno tre piazze da evitare ad ogni costo: Singapore, Bangkok e Seul». E il Giappone? «Arrivati a questi prezzi e dopo le misure di questi giorni direi che è una piazza da tenere sotto stretta osservazione. A Tokyo, insomma, si può comprare». Ugo Bertone

Persone citate: De Gournay, Edmond De Rothschild, Jeancourt Galignani, Jerome De Gournay, Marcel Proust, Rothschild, Sonntag