Grauso: sbagliato pagare richieste di riscatto

Grquso: sbagliato pagare richieste di riscatto Cagliari, l'imprenditore anticipa la linea che presumibilmente terrà di fronte al magistrato Grquso: sbagliato pagare richieste di riscatto E Silvia Melis: «Ora basta, non parlerò più del mio rapimento» CAGLIARI. Il sipario sul sequestro-show è forse sceso nella serata di una domenica triste e ventosa: Silvia Melis ha annunciato l'invio di una lettera aperta ai giornali per informarli che ha deciso di non concedere più interviste sui nove mesi trascorsi nelle mani dei banditi e ha precisato che non accetterà inviti dalle televisioni. Dopo tanto parlare, pare arrivato il momento dello stop, dei ripensamenti e delle marce indietro. Il dietrofront più inatteso è forse quello dell'editore cagliaritano Nicola Grauso che all'inizio della scorsa settimana aveva svelato di aver versato 1 miliardo e 400 milioni a due incappucciati per ottenere il rientro a casa della mammina di Tortoli. «Non mi compiaccio per il ruolo che ho svolto nel sequestro Melis, e devo dire che, dal mio punto di vista, è sbagliato, in assoluto, pagare i riscatti», ha spiegato ieri. Ma per chiarire le ragioni del suo coinvolgimento nella vicenda, ha subito aggiunto che «dopo nove mesi, sapendo che esistevano ragionevoli possibilità che il sequestrato fosse in pericolo di vita o che stesse affrontando sofferenze crescenti, bisognava cercare alternative, dato che non si approdava ad alcun risultato in marnerà diversa». Nelle parole dell'imprenditore si intravede la linea difensiva che probabilmente esporrà al magistrato, quando verrà convocato per essere sentito: «Ho agito in stato di necessità». Una condizione che, se riconosciuta, diventerebbe uno scudo contro un'incriminazione. Ma forse Grauso ha precisato le sue idee per evitare di essere chiamato in causa anche nel dramma di Giuseppe Soffiantim, tenuto in ostaggio da una banda di sardi. S'era detto che l'editore fosse disponibile a fare da emissario per conto della famiglia dell'imprenditore lombardo. «E' stato un equivoco ha chiarito ieri -. In realtà, rispondendo a un giornalista che da giorni mi chiedeva se sarei stato disponibile ad aiutare i Soffiantini ho affermato che se qualcuno mi avesse chiamato non avrei certo chiuso il telefono». Al «pentimento» di Grauso si affianca una puntualizzazione dell'avvocato Antonio Piras, che gli consegnò il mibardo messo insieme da Tito Melis. «Se Grauso mi avesse detto prima che intendeva incontrare i fuorilegge, l'avrei sconsigliato, gli avrei detto di non farlo. Pensavo che si avvalesse di "agganci", non che si esponesse personalmente. Credo che la molla che l'ha spinto sia stato l'entusiasmo: pensava che i malviventi gli avrebbero consegnato la prigioniera e che sarebbe tornato quindi a casa con lei», Non è stato così, ed. anzi c'è più di un dubbio sul come e sul quando la ragazza sia sfuggita dalla tenda scoperta a pochi chilometri da Orgosolo. Insistono nel sostenere la verità ufficiale diversi funzionari della questura di Nuoro. E con loro si è schierata anche la mamma dell'ex ostaggio: «La moglie di un poliziotto ha ospitato Silvia nel suo appartamento per consentirle di ripulirsi e poi le ha dovuto prestare i suoi indumenti». «La giovane puzzava come una capra», ha rivelato un investigatore. E l'ingegner Melis ha ricordato che anche le ferite procurate alle gambe della figlia dagli arbusti erano state giudicate «fresche», da un medico, che la visitò 48 ore dopo il ritorno in libertà. [r. cri.) Silvia Melis annuncia una lettera aperta ai giornali «Non parlo più»

Luoghi citati: Cagliari, Nuoro, Orgosolo