Mubarak: «Londra base degli islamici» di Ibrahim Refat
La vittoria di Saddam e il ritorna di Mosca EGITTO «L'Europa cooperi nella lotta al terrore» Mubarak: «Londra base degli islamici» IL CAIRO Il presidente egizNOSTRO SERVIZIO E' polemica aperta tra l'Egitto e la Gran Bretagna. Motivo del contendere: la convinzione del Cairo che Londra sia divenuta ormai la base principale dei capi egiziani dei gruppi fondamentalisti, dove vengono tessute le trame di tutti i complotti contro l'Egitto. Compreso l'ultimo, cioè la carneficina consumata una settimana fa a Luxor e costata la vita a 58 turisti. A dare fuoco alle polveri delle polemiche è stato ieri il presidente Hosni Mubarak. Inaugurando il museo archeologico della Nubia ad Assuan (900 chilometri a Sud del Cairo), il Rais ha voluto soffermarsi sull'attentato di Luxor. Ha dichiarato: «Ci sono terroristi che vivono in Gran Bretagna e raccolgono fondi. Costoro hanno uccise i loro bambini, eppure li ospitano. Per evitare che i vostri figli vengano uccisi non ospitate e non finanziate gli assassini che ignorano i diritti dell'uomo». «Se il mondo intero collaborasse in materia di terrorismo - ha poi affermato - quello che è avvenuto sarebbe stato evitato». Il Foreign Office ha subito replicato con sdegno alle illazioni del Rais. In primo luogo ha negato che la Gran Bretagna protegga in qualche modo i terroristi, affermando che al contrario intende assicurare alla giustizia chiunque si serva del Regno Unito per organizzare attività terroristiche all'estero. In tal senso il ministro degli Interni Jack Straw intenderebbe presentare un progetto di legge che colpisca qualsiasi persona coinvolta nell'organizzare atti terroristici all'estero. Il ministro ha ammesso la gravità della questione dei cittadini arabi che utilizzano la Gran Bretagna, non tanto per organizzare complotti quanto per raccogliere fondi e appoggi. Il che è il caso di alcuni egiziani fuoriusciti della Jamaa Islamiya e della Jihad. Questi sotto la sigla di un sedicente «Osservatorio per i diritti uma¬ ano Mubarak ni in Egitto» fanno apologia del terrorismo. Da anni il puro e duro Mohamed Hamza, esponente della Jamaa e condannato in contumacia in Egitto, dal suo rifugio a Londra, oltre a predicare contro «l'empio» Mubarak, invita i turisti a non andare in Egitto poiché «vanno in giro discinti, si baciano e bevono alcolici». E' la tesi della Jamaa. In questo modo la strage di Luxor è stata giustificata dai fanatici rifugiati a Londra. I servizi segreti egiziani non perdono d'occhio neppure Yasser Ai-Siri e Abdel Bari: due primule rosse del terrorismo egiziano appartenenti al vertice della Jihad islamica. Siri, che ne è considerato il tesoriere, è stato condannato in Egitto per un attentato mentre il secondo fu implicato nell'attentato all'ex premier Sidki nel '93, nel quale mori una bimba. Però riceve un sussidio sociale da Londra La galassia del terrore egiziano non si limita a Londra Si estende a Daniinaioa, Svizzera e Bulgaria dove si sposta in continuazione Ayman Al-Zawahri, leader della Jihad islamica. E arriva fino al Pakistan, l'Afghanistan (e pare anche al Libano e al Sudan). Uno dei sei del commando sterminato a Luxor, Medhat Abdel Rahinan, viveva in Pakistan dopo aver combattuto con i mujaheddin in Afghanistan. Quanto ai finanziamenti alla «causa di Ailah» essi giungono dai simpatizzanti dell'Islam radicale nei ricchi Paesi del Golfo. In prima fila c'è il miliardario saudita Ussama Ben Laden, ricercato dalla Cia e rifugiatosi in Afghanistan. Non mancano robusti contributi dai gruppi di mutuo soccorso e dalle associazioni caritatevoli sparse in tutto il pianeta. Tutti accomunati dal desiderio di una vittoria dell'Islam in Egitto, il più popoloso e potente Paese arabo. Mubarak ha raccolto la nuova sfida e ieri ha scartato la possibilità di aprire un dialogo con gli integralisti liquidandolo come «dialogo tra sordi». Ibrahim Refat Il presidente egiziano Mubarak
Persone citate: Abdel Bari, Hosni Mubarak, Jack Straw, Medhat Abdel Rahinan, Mohamed Hamza, Mubarak
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