Europa il rischio del minimalismo di Aldo Rizzo
SLOVENIA OSSERVATORIO =\ Europa, il rischio del minimalismo E' delusione in Europa, dopo il vertice straordinario sull'occupazione, tenutosi a Lussemburgo il 20 e il 21 novembre, anche se Romano Prodi dice che si è pur sempre dato inizio a «un processo», che alla fine porterà a «una politica europea del lavoro». E ancora più soddisfatto si è detto Lionel Jospin, che quel vertice aveva più di ogni altro voluto. Chi ha ragione? Gli ottimisti o i delusi? Al solito, il bicchiere è mezzo pieno e mezzo vuoto. Di fronte alla pressione dell'opinione pubblica, non si è dato sufficiente rilievo a una verità che non ha un'immediata scadenza, ma della quale tutti o quasi siamo convinti: che sarà la moneta unica, una volta in vigore, a incrementare l'occupazione, o comunque a invertire la tendenza, per il fatto stesso che attrezzerà l'Unione europea a reggere validamente alla nuova competizione mondiale; sempre che, beninteso, si dia pratica attuazione agli impegni a innovare il mercato del lavoro, senza tradire il modello sociale europeo, del quale siamo tutti orgogliosi, ma adattandolo alle esigenze di flessibilità imposte dalla «globalizzazione». Ma questi sono problemi economici, nei quali non entro, se non per dire che dietro ad essi "eie un contenzioso politico, che si svilupperà a metà dicembre nella stessa Lussemburgo, in quello che sarà l'ultimo vertice prima delle decisioni definitive sull'Euro, previste per i primi mesi del 1998. Oltre agli ultimi adempimenti per la moneta, Lussemburgo-2 deve decidere sull'allargamento a Est e a Sud dell'Unione europea, e su questo si gioca in buona misura il futuro politico dell'Unione stessa. La Commissione, cioè l'esecutivo dell'Ue, ha indicato sei candidati, per i negoziati che cominciano anch'essi l'anno prossimo: Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovenia, Estonia e Cipro. Ma non tutti sono d'accordo. Alcuni, fra cui l'Italia, si chiedono perché non cominciare a trattare anche con gli altri candidati, e ciò per impedire una frattura tra i potenziali primi e i potenziali secondi (fra questi ultimi, delicatissimo è U caso della Turchia, in bilico tra l'euro- 1 peizzazione e il radicalismo 3 islamico). Ma c'è un'altra questione, più ampia: non si può allargare l'Unione senza averla prima riformata al suo interno, con l'introduzione di regole tali da impedire una paralisi decisionale (un maggior peso per i Paesi più grandi, voto a maggioranza sui temi anche cruciali, come la politica estera e la sicurezza). Una questione che, nel giugno scorso, fu sostanzialmente elusa ad Amsterdam, al termine di quello che doveva essere un esercizio rifoi-iìatore (Maastricht-2), e che ora alcuni Paesi, come l'Italia, la Francia e il Belgio, vorrebbero rilanciare, prima che sia troppo tardi. Sorprendentemente, fu il cancelliere Kohl a schiacciare il freno, per il timore di complicazioni sulla strada dei due massimi obiettivi di Bonn, la moneta unica e l'allargamento all'Europa centroorientale, area predestinata all'influenza, soprattutto economica, della, Germania,. , Naturalmente, Kohl è stato un grande campione dell'europeismo, è stato decisivo per l'adesione tedesca all'unione monetaria, e si possono anche capire le sue prudenze preelettorali, con concorrenti tutti meno rassicuranti di lui. Ma c'è il rischio di una deriva «minimalistica» della costruzione europea, per grande che sia l'importanza della moneta unica. Vale a dire: un gruppo di Paesi economicamente forti, legati dall'Euro, in un'Unione per il resto a maglie larghe o larghissime, comunque tanto più larghe quanto maggiore è il numero dei suoi membri. Perché l'Europa conti politicamente in un mondo che cambia sempre più in fretta, occorre dotarla di un'architettura istituzionale coerente. Nell'interesse dei soci vecchi e nuovi. L'ultimo vertice prima dell'Euro non è certamente l'ultimo treno per l'Europa politica, ma è un treno cruciale, che è bene non perdere. Aldo Rizzo
Persone citate: Kohl, Lionel Jospin, Romano Prodi
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