Cinque proiettili per il boss di A. R.

La secessione di Cosa Nostra Cinque proiettili per il boss Assassinato Antonino Geraci Escalation nella faida Di Maggio PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE C'è un'altra vittima nella guerra scatenata dal pentito Balduccio Di Maggio, quello del bacio di Giulio Andreotti a Totò Riina. E' un mafioso grande amico di Bernardo Provenzano, l'inafferrabile corleonese alter ego di Riina, che da 30 anni dà scacco alle forze di polizia. Antonino QeT raci, 68 anni, è stato sorpreso dai killer in auto ieri, vicino . all'ospedale Civico dove stava andando per una visita. Era da due anni che a Palermo la mafia non uccideva, anche se i regolamenti di conti nel frattempo avevano fatto vittime nella cintura, a San Cipirrello e Altofonte. Condannato 10 anni fa nel primo maxi-processo a Cosa nostra, Geraci era cugino e omonimo del quasi ottantenne Antonino Geraci, ora all'ergastolo e meglio noto con il nomignolo «Nené», già membro della cupola mafiosa e capo del clan di Partinico, paese a 40 chilometri da Palermo. Dopo la condanna Antonino Geraci era stato destinato in soggiorno obbligato a Cesarò, sui Monti Nebrodi, nel Messinese. Quando i killer l'hanno crivellato con cinque proiettili di una pistola calibro 38, era in auto con la sua convivente, G. L., 48 anni. Ora è sotto choc e, interrogata dai poliziotti, ha fornito soltanto particolari generici. Geraci era suocero di Tony Carollo, condannato per la «Duomo connection» milanese e fino al 28 giugno era stato rinchiuso nel carcere di mas¬ sima sicurezza nell'isola dell'Asinara, in Sardegna. Era stato poi inviato a Cesarò con il permesso di venire di tanto in tanto a Palermo, per i controlli medici. Adesso, in questura, si tenta di decifrare il nuovo delitto che prova la vitalità della mafia. Antonio Manganelli, il questore, e il dirigente della squadra mobile Guido Marino, ritengono assai probabile che Antonino Geraci sia caduto nella faida avviata per ribaltare i.vecchi equilibri mafiosi nel circondario di Partinico, cerniera tra San Giuseppe Jato, Alcamo e Camporeale. Sarebbe stato Riina in persona, tre anni fa, dal carcere, a dare imperiosamente l'ordine per lanciare una sorta di «new deal» mafioso nel Partinicese, con gli assassinii di Antonino Cangialosi e Vito Salvia, nell'aprile e nel settembre 1994, tutte e due legati a Nené Geraci e a Filippo Nania, altro boss della zona. E Geraci è stato ripetutamente indicato da più fonti come uno stretto collaboratore di Vito Vitale, 38 anni, latitante, nuovo capo della «famiglia» di Partinico e alleato dei corleonesi. Nel colpire Geraci - suppongono gli inquirenti sarebbe stato lanciato un sinistro messaggio a Provenzano, segno, allora, che la strategia di Balduccio Di Maggio, tornato sulla breccia per sopraffare definitivamente Giovanni Brusca (fedelissimo del clan egemone dei corleonesi) non si è arrestata neanche dopo le rivelazioni delle sue traine sanguinarie. [a. r.]