Guerra Ros-Procura, l'ira dell'Arma

* g I carabinieri: «Notizie gonfiate». Il legale di Lo Forte: «Regia occulta dietro le accuse ai magistrati» Guerra Ros-Procura, lira dell'Arma Le rivelazioni delpentito Siino alla prova del Csm PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Il Csm esamina da oggi l'intrigo in cui il pentito Angelo Siino e il capitano del Ros dei carabinieri Giuseppe De Donno hanno coinvolto Guido Lo Forte, il procuratore aggiunto di Palermo, pm nei processi per mafia a Giulio Andreotti e Marcello Deh'Utri. Le polemiche, intanto, non si placano, anzi aumentano per i nuvoloni che si addensano su una frangia dell'Arma dei carabinieri, il Ros appunto, il Reparto operativo speciale che al suo attivo ha, tra l'altro, la cattura di Totò Riina il 15 gennaio 1992. Il comando generale dei carabinieri, sottolineando «serena fiducia nell'operato delle competenti autorità giudiziarie» in una nota ha manifestato «fondate perplessità per la diffusione di informazioni da parte di organi di stampa con titoli non aderenti ai contenuti e circa asseriti comportamenti non ortodossi di propri operatori di polizia giudiziaria». Il legale di Lo Forte, l'avvocato Michele Costa, parla di occulta regia e afferma che «più che un regista va ricercata una regia», sottintendendo che vi sono ispiratori a vario livello. I parlamen¬ tari di Forza Italia Marco Taradash ed Ernesto Caccavale, convinti che «la gestione dei pentiti è sfuggita di mano», chiedono un dibattito in Parlamento e l'intervento del ministro della Giustizia Giovanni Maria Flick. E, mentre il deputato di An Filippo Ascierto si domanda «quale progetto nascondono le accuse del pentito Siino», il presidente della Commissione Antimafia, Ottaviano Del Turco, ha detto: «C'è una terza figura in questa storia, ed è il mafioso: in qualunque Paese normale dovrebbe andare in crisi la credibilità di questo signore e invece rischia di andare in crisi o l'immagine della procura o quella dell'Arma». Si annuncia, intanto, un interrogatorio-fiume di Siino di quattro giorni da dopodomani, a Roma, nella caserma dello Scico, il Servizio centrale investigativo della Guardia di finanza, che sarà condotto dai magistrati della procura di Caltanissetta che indagano sul caso Lo ForteSiino-De Donno. In ballo c'è la credibilità di magistratura, carabinieri e pentiti: in primo luogo, l'accusa che Lo Forte abbia passato informazioni riservate alla mafia, come si evincerebbe dalle notizie filtrate su Siino e De Donno e sulle quali il Csm tenta ora di far luce. E, poi, ci sono i sospetti di corruzione su tre carabinieri di vaglia: il maresciallo Antonino Lombardo, suicida due anni fa, suo cognato, il tenente Carmelo Canale, già uomo-ombra di Paolo Borsellino, e, infine, il maresciallo Giuliano Guazzelli, assassinato ad Agrigento in un agguato mafioso. Il Csm valuterà - lo fa già del resto la procura di Caltanissetta - una quindicina di registrazioni in una delle quali Siino avrebbe sostenuto che De Donno gli aveva offerto 800 milioni, se avesse fatto passare Lo Forte per complice di Cosa nostra. Analoga offerta l'ufficiale avrebbe fatto a Carmela Bertolino, moglie di Siino, e a un loro figlio. Già nel '92 il primo pentito del filone «mafia&appalti», Giuseppe Li Pera, capo area dell'impresa di costruzioni di Udine Rizzani-De Eccher, aveva accusato alcuni magistrati della procura palermitana di aver dato a inquisiti rapporti riservati, citando l'allora procuratore Pietro Giammanco, Guido Lo Forte, Roberto Scarpinato, Giuseppe Pignatone e Ignazio De Francisci. L'indagine fu archiviata. Ora Siino avrebbe confermato le dichiarazioni di Li Pera che gli erano costate peraltro otto anni di reclusione. Antonio Ravìdà g ?«<S»:ss<,:: -X : * L'agguato di ieri a Palermo, nel quale è stato ucciso il boss Antonino Geraci. Sotto, il pentito Siino.

Luoghi citati: Agrigento, Caltanissetta, Palermo, Roma, Udine