Il: pm senza Borrelli il pool si divide

=1 Mentre il Csm sta decidendo sulla sua domanda per diventare presidente della corte d'appello 1 pm; senza Borrelli il pool si divide «E' lui che garantisce la nostra indipendenza» MILANO. «Caro procuratore... non ce la sentiamo di non chiederti un sacrificio. Crediamo tutti che la Procura di Milano si sia guadagnata l'immagine di simbolo, paradigma dell'ufficio giudiziario efficiente ed efficace, e questo dipende molto da come tu l'hai diretta...». A scrivere a Francesco Saverio Borrelli chiedendogli di non lasciare il suo posto alla guida della Procura e quindi di ritirare la sua candidatura alla presidenza della Corte di Appello di Milano non sono solo i pm di Mani Pulite. La lettera consegnata a Borrelli, venerdì 21 novembre, è stata infatti firmata da tutti i sostituti procuratori, quasi 60, a cominciare dai suoi quattro più stretti collaboratori, i procuratori aggiunti Gerardo D'Ambrosio, Ferdinando Pomarici, Manlio Minale e Angelo Curto. «Sono molto commosso. Questa lettera mi mette in crisi», è stata la prima reazione di Borrelli davanti a un gesto così corale e comunque inconsueto nel mondo giudiziario. Da tempo Borrelli non aveva nascosto di aspirare al posto che fu di suo padre Manlio, quello di presidente della Corte di Appello di Milano. Un ritorno alla giudicante, nello stesso distretto in cui si celebrano i processi di Mani Pulite, che non ha mancato di sollevare alcuni interrogativi sull'opportunità di una simile promozione. La decisione verrà presa nei prossimi giorni dalla commissione direttiva del Consiglio Superiore della magistratura e, in ogni caso, Borrelli non ha avversari in grado di', contendergli la prestigiosa nomina. In questo scenario mentre i pm milanesi si preparano ad affrontare mesi delicatissimi per le indagini sulla corruzione e sulla criminalità organizzata è nata la lettera-appello a Borrelli che già in passato, in pie¬ na inchiesta Mani Pulite, si convinse a ritirare la sua candidatura per non indebolire il pool. Questa volta a chiederglielo sono tutti i suoi sostituti. E non è solo un gesto di affetto e stima. «Comprendiamo il tuo desiderio di vedere riconosciuti la rara professionalità», dicono i pm, «le capacità organizzative senza precedenti, l'impegno profuso a mani basse, la non comparabile umanità con le quali hai diretto il nostro ufficio...». E però poi non nascondono che un suo trasferimento aprirebbe una serie di problemi. Prima di tutto: sarà in grado il suo successore di organizzare e tenere uniti, evitando la nascita di incomprensioni, quasi 60 magistrati, oltretutto sovraesposti ai media? «Non crediamo», è la loro risposta, «che riusciremmo a trovare la stessa capacità di tenerci uniti attraverso il singolare rapporto che ci lega a te, contemporaneamente basato sulla tua autorevolezza, sull'amicizia che ci dedichi, sul sentimento di condivisione con i quali affronti i nostri problemi e sull'alto senso delle istituzioni, tipicamente tuo». E' questo il mix, secondo gli autori della lettera, che ha fatto della Procura di Milano guidata da Borrelli un simbolo. Scrivono infatti: «Garantisce l'indipendenza di tutti noi senza ostacolare l'efficienza dell'ufficio o, capovolgendo il discorso, permette al nostro ufficio di essere punto di riferimento quanto a risultati, e contemporaneamente a noi di svolgere il nostro lavoro senza intime lacerazioni e riparati da interferenze esterne». Parole chiare per un problema destinato a riproporsi. «Noi», concludono i magistrati, «ti saremmo grati se non ce lo facessi affrontare oggi». [c. b. d'a.] S&T «Slfi S8SS5S5S ÌUa ' * a. :.jc& ii mi—aafflagflal A sinistra il testo della lettera a Borrelli sottoscritta da tutti i sostituti procuratori Sopra il procuratore Francesco Saverio Borrelli A destra IIda Boccassini

Luoghi citati: Milano