LA LOTTA PER LE POLTRONE di Barbara Spinelli

Il Cavaliere attacca: hanno paura, per non sembrare servili vanno contro di me DALLA PRIMA PAGINA LA LOTTA PER LE POLTRONE il tribunale delle urne. Esiste il pericolo d'un potere sovrannazionale che si esercita fuori da ogni rappresentanza, da ogni pratica contrattualistica della convivenza civile: un potere quasi rivoluzionario, come nella democrazia diretta, immediata, trasparente, immaginata da Rousseau. Esiste il pericolo di una visione non solo rousseauiana ma imperiale delle relazioni europee e occidentali: visione che liquida non soltanto i vecchi Stati-nazione, ma l'ambizione e l'autonomia politica che nei secoli li hanno giustificati, fondati, e consolidati. In una visione imperiale sono solo due, i poteri decisivi: il potere politico della potenza globale americana, e il potere monetario-finanziario della Banca centrale europea. Ambedue sono poteri solitari, non controbilanciati, non eletti: esercitati con tanta forza solo perché di fronte ad essi si accampa il vuoto di progetti, di volontà politica. Manca il sovrano politico dell'impero europeo, che controbilanci l'autorità della costituenda Banca Centrale e che incarni una diversa fonte di legittimità, fondata sul tribunale delle urne, sulla democrazia rappresentativa, e sulle tradizioni del vecchio consenso contrattualistico nazionale. Manca nei rapporti con Washington una visione europea delle minacce in Medio Oriente o nel Golfo Persico, nell'Europa postcomunista o nei Paesi arabi e in Asia. Non sono stati gli europei, ma gli americani, a fermare il genocidio dei bosniaci dopo 200.000 morti - e a liberare per la seconda volta in questo secolo un pezzo del nostro continente minacciato da forze totalitarie. Non sono gli europei ma gli americani a preoccuparsi delle armi biologiche accumulate da Saddam Hussein: le stesse armi con cui i soldati iracheni gasarono un proprio villaggio curdo nell'87, e contaminarono forse i militari inviati dall'occidente nella guerra del Golfo. Non sono gli europei e tantomeno gli italiani a criticare dittatori e integralisti in Algeria o Siria, Libia o Iran, Sudan, Cuba o Cina. Il genocidio in Ruanda è stato compiuto dagli hutu con la complicità della Francia mitterrandiana, nel '94, e sono stati gli Usa a venire in soccorso dei tutsi di Kagamé. I governanti italiani ed europei si limitano a guardare, e a chiedere con querula insistenza di esser consultati dal Grande Fratello. Tutte le crisi sono riconducibili secondo loro a oscuri disegni egemonici statunitensi, e tutto il pianeta appare loro come un'immensa America Latina, un retroterra dell'unica superpotenza restata in piedi dopo la caduta del muro di Berlino. L'immagine è totalmente fittizia ma essi l'adottano volentieri, e ancor più volentieri vi si rassegnano. Così come accettano volentieri l'assenza di un potere politico europeo, capace di fiancheggiare il potere ridondante e solitario della nascente Banca Centrale Europea. Anche la proposta di Helmut Schmidt va in questa direzione, e conferma la voglia di rassegnazione dei politici in Europa: nominare Giscard alla testa della Banca Centrale equivale a politicizzare un'istituzione che sarà virtuosa se resterà in ogni caso neutrale, al di sopra dei partiti e delle nazioni. Equivale ad affossare sul nascere sia la Banca Europea, sia il potere politico democratico che si vorrebbe ardentemente edificarle accanto. Per chi si vuol rassegnare non resta altro che il presenzialismo: certo legittimo ma vuoto di idee, di autentica volontà di potenza e di azione. Per chi si rassegna alle visioni imperiali non restano che i toni vanamente riottosi, bellicosamente antiamericani o antitedeschi, con cui il nostro ambasciatore all'Onu conduce la battaglia per il seggio al Consiglio di Sicurezza: «Ci siamo comportati da antichi romani - ha detto Francesco Paolo Fulci sul Corriere della Sera, il 24 ottobre - e dopo l'ennesimo attacco dei cartaginesi, abbiamo colpito i nostri avversari in casa». Si può parlare anche così, sul teatro del mondo. Può darsi che in tal modo otterremo perfino una o più poltrone. Non per questo avremo resuscitato l'impero romano, e avremo comportamenti da antichi romani. Barbara Spinelli

Persone citate: Francesco Paolo Fulci, Helmut Schmidt, Rousseau, Saddam Hussein