In manette il traghettatore sciacallo

Brindisi, arrestato il pilota del gommone affondato: aveva anche depredato i cadaveri Brindisi, arrestato il pilota del gommone affondato: aveva anche depredato i cadaveri In manette il traghettatore sciacallo Napolitano: autentico orrore, ma l'Albania controlli di più BRINDISI. I clandestini annegavano, si aggrappavano disperatamente a quel che era rimasto del gommone, e lui infilava le mani nelle tasche, strappava orologi e collanine. Dopo avere incassato da ciascuno di loro un milione per portarli in Italia, Shkelzen Goseni li derubava mentre i profughi tentavano di salvarsi, e mentre altri undici cadevano in mare, come il corpo di una bambina di cinque anni, morta tra le braccia della madre. Coseni è lo scafista, il pilota del gommone che, partito lunedì dalla spiaggia di Golem, vicino a Durazzo, ha fatto naufragio poco dopo aver preso il mare. Ha 26 anni. Quando venerdì è stato salvato a 22 miglia dalla costa brindisina insieme con altri dieci connazionali, ha raggiunto il porto di Brindisi con le tasche piene di preziosi e una scusa spudorata sulle labbra: voleva riconsegnarli ai parenti delle vittime, ha det-. to. E' stato arrestato per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, naufragio colposo e furto aggravato. Probabilmente non era l'unico scafista. Ce ne sarebbe stato un altro, a bordo, identità sconosciuta, 40 anni. Forse anche lui è finito in mare. Finora nessuno è stato ripescato e le ricerche, per le pessime condizioni del mare (forza cinque), si sono interrotte ieri sera. Di 11 dei 27 clandestini partiti su un gommone di otto metri, non si sa quindi più nulla, e resta il giallo su un altro gommone ritrovato a 30 miglia da Brindisi nella stessa giornata di venerdì, con un solo uomo a bordo. Altre cinque persone potrebbero essere state travolte dal maltempo e finite in mare. Ma l'uomo nega: «Ero solo», continua a dire. I primi a sapere della tragedia di ieri sono stati gli stessi organizzatori della spedizione. Una telefonata, mercoledì, aveva avvertito la capitaneria di porto di Bari che c'era un gommone in difficoltà. E' probabile che gli 11 superstiti (tre dei quali erano stati espulsi 15 giorni fa), ricoverati nell'ospedale Di Summa di Brìndisi, ma tutti in discrete condizioni di salute, offriranno qualche elemento in più per comprendere. Per il momento ringraziano i marinai italiani che li hanno riportati a riva. salvi, e raccontano che invece alcune navi, pescherecci, passati sotto il loro naso, hanno tirato diritto evitando di soccorrerli. E allora la tragedia si poteva ancora evitare, e forse si poteva salvare la piccola Nadia, 5 anni. Con lei è morta anche la madre. «Voleva venire in Italia», racconta la sorella, Romina, che ha 27 anni e vive a Cosenza, «perché la bambina non aveva da mangiare». Nadia è morta di fame, di sete, di freddo, poi è scivolata tra le onde quando il gommone si è squarciato. Irma Shanga, 21 anni, s'è salvata perché una mano l'ha tirata su per i capelli. Suo marito è tra i dispersi, ventiquattrenne, faceva il muratore, era stato già in Italia, a Como. Irma non scorderà il momento in cui è salita su quel gommone. Un uomo urlava d'imbarcarsi. E in 27 si sono accalcati in otto metri di gommo¬ ne. Poi l'affondamento e quattro giorni alla deriva. Mentre a Durazzo la magistratura ha aperto un'inchiesta per accertare le responsabilità del naufragio, il Presidente della Repubblica albanese, Rexhep Meidani, ha lanciato un appello alla popolazione affinché «non si avvicini più a quelle imbarcazioni». Il ministro dell'Interno Giorgio Napolitano definisce la tragedia «un autentico orrore». E aggiunge: «Dobbiamo pensare a chi organizza queste partenze, a chi, senza scrupoli, carica povera gente su imbarcazioni che non reggono al mare e conducono purtroppo non verso una vita migliore, ma verso la morte. Bisogna - dice ancora il ministro - che anche le autorità albanesi moltiphchino i controlli». Eppure anche ieri nel Canale d'Otranto c'erano altri gommoni. Sette almeno, dicono le fonti della capitaneria. Intanto in Albania ieri si è svolta un'operazione di polizia contro i trafficanti di clandestini tra le città di Kavaja e di Durazzo, dalla cui spiaggia era partito il gommone naufragato nel Canale d'Otranto. L'operazione avrebbe portato al fermo di alcune persone e al sequestro di motoscafi usati per il trasporto degli immigrati in Italia. Tonio Attino Probabilmente a bordo non era l'unico «scafista» Ce ne sarebbe stato un altro, quarantenne e forse anche lui è finito in mare

Persone citate: Giorgio Napolitano, Irma Shanga, Napolitano, Rexhep Meidani, Shkelzen Goseni, Tonio Attino