«Tacete su Soffiantini C'è in gioco la vita»
«Tacete su Soffiantini C'è in gioco la vita» «Tacete su Soffiantini C'è in gioco la vita» BRESCIA. «Credevo di aver fatto intendere a tutti che il silenzio stampa non era un nostro capriccio ma un'esigenza in termini di indispensabilità. Purtroppo qualcuno non l'ha capito o non l'ha voluto capire e questo mi rende fortemente amareggiato». E' il nuovo appello al silenzio stampa del portavoce della famiglia Soffiantini, l'avvocato Giuseppe Frigo. Spiega: «Questa fuga di notizie secondo me rischia quanto meno di allontanare nel tempo il risultato, addirittura rischia di vanificarlo. Sono tutt'ora convinto che il silenzio stampa sia uno strumento indispensabile in questo momento. Tutte le volte in cui ai fini della salvezza di una vita è necessario sacrificare un diritto così importante come il diritto di cronaca, si deve avere la consapevolezza che questo va almeno temporaneamente sacrificato. Io continuo a sperare, se non ci fossero queste speranze abbandonerei per primo il campo. Continuo anche a sperare - conclude Frigo - che molti altri siano a sperare con me, e che i loro comportamenti siano adeguati a questa speranza». Sulla fuga di notizie legata al rapimento sono state ascoltati ieri alla procura bresciana, come persone informate sui fatti, il direttore del Tgl, Marcello Sorgi, e la giornalista Maria Grazia Mazzola. Venerdì era stata la volta del direttore del Tg5, Enrico Mentana. L'ispettore dei Nocs, Samuele Donatoni, morto durante il conflitto a fuoco il 17 ottobre coi banditi sardi che tengono sotto sequestro Soffiantini, sarebbe stato ucciso da un colpo di Kalashnikov. Tre ordini di custodia cautelare per omicidio volontario sono stati emessi dalla magistratura romana nei confronti di tre dei sequestratori, arrestati pochi giorni dopo in un altro scontro a fuoco con la polizia sull'autostrada Roma-L'Aquila. I provvedimenti sono stati emessi nei confronti di Mario Moro, Osvaldo Broccoli e Giorgio Sergio. Ai tre, che erano in carcere nell'ambito dell'inchiesta sul sequestro, il provvedimento firmato dal gip Alberto Macchia è stato notificato tre giorni fa. Le indagini in Toscana proseguo¬ no serrate. Oltre duecento persone di origine sarda sono state controllate nelle ultime settimane, tra di esse ci sono una ventina di personaggi sospettati di aver avuto un ruolo nel sequestro. Sono stati effettuati sopralluoghi e indagini in tutte le zone che in passato hanno ospitato prigioni di sequestrati. La Toscana dunque continua a essere una zona operativa per le indagini sul caso Soffiantini. Le ultime mosse dei sequestratori, compreso l'invio di due lettere ai familiari dell'imprenditore (una delle quab contenente il lembo di un orecchio che ora è allo studio dei periti medici), hanno rafforzato una convinzione degli investigatori: dopo la fuga dal rifugio nei boschi di Montalcino a metà ottobre, Giovanni Farina e Attibo Cubeddu potrebbero non aver abbandonato la Toscana. Da venerdì a coordinare le indagini sul piano operativo sono tornati dalla Sardegna due tra i più esperti dirigenti della Cruninalpol nel campo dei sequestri di persona: Sandro Federico e Francesco Zonno. Intanto il principale fiancheggiatore dei carcerieri, il sardo Francesco Zizi, è sempre in attesa di una decisione sulla sua scarcerazione da parte del tribunale del Riesame di Firenze. I difensori hanno evidenziato come dopo il suo tentativo andato a vuoto di convincere Farina a rilasciare l'ostaggio, Zizi si sia riconsegnato alla polizia invece di darsi alla fuga: un gesto che proverebbe la volontà di favorire un epilogo positivo. GU mcjuirenti ritengono che Zizi, pochi giorni prima del conflitto a fuoco nel quale ha perso la vita Donatoni, si sia recato in un bosco per consegnare una pistola a Farina. [v. e] Giuseppe Soffiantini Ieri il portavoce della famiglia ha rinnovato l'appello al silenzio stampa .
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