Le parole segrete di Lee Oswald

Le dichiarazioni del presunto assassino di Kennedy tra gli appunti lasciati da un poliziotto Le dichiarazioni del presunto assassino di Kennedy tra gli appunti lasciati da un poliziotto le parole segrete di Lee Oswald Spuntano le carte dell'ultimo interrogatorio WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Dice di non aver sparato al Presidente, di non possedere un'arma da fuoco. Gli faccio vedere la foto che lo ritrae con un'arma. Dice che è un montaggio... Si lamenta perché non ha una giacca per la foto...». Sono le ultime parole di Lee Harvey Oswald al capitano Will Fritz, il poliziotto incaricato di interrogare l'uomo conosciuto nel mondo per aver ucciso John Kennedy il 22 novembre del 1963 a Dallas. Pochi minuti dopo essersi dichiarato ancora una volta innocente, Oswald venne ucciso a bruciapelo da Jack Ruby nel seminterrato della stazione di polizia. Ora, trentaquattro anni dopo la morte di Kennedy, gli appunti a mano del capitano Fritz - cinque foglietti ingialliti di cui La Stampa ha ottenuto una copia - vengono finalmente alla luce. E anche se non svelano grandi novità permettono per la prima volta di ricreare con precisione le fasi salienti dell'interrogatorio che seguì l'omicidio più misterioso di questo secolo. «Non c'era stenografo e l'interrogatorio non venne registrato», spiega lo storico Henry Graff, uno dei cinque membri dell'Assassination Records Review Board, la commissione istituita da George Bush per far luce sulla morte di Kennedy. «Per questo gli appunti originali del capitano Fritz sono così importanti». Il capitano Fritz era a capo della squadra omicidi a Dallas nel novembre del 1963. Ed ebbe Oswald in custodia dal momento del suo arresto, nel pomeriggio del 22 novembre, fino alla mattina del 24 novembre, quando Ruby, un losco proprietario di locali notturni legato alla mafia, lo uccise. In quei tre giorni Oswald fu anche sentito da un agente dell'Fbi, James Hosty. Ma è con il capitano Fritz, titolare dell'indagine, che dovette trascorrere la maggior parte del suo tempo - in tutto quattro sessioni. Nel 1964 il capitano Fritz disse alla commissione Warren (nominata da Lyndon Johnson per far luce sull'omicidio) che lì per lì non fece un verbale dell'interrogatorio. Lo stese successivamente - disse - sulla base degli «appunti molto sommari» buttati giù qualche giorno dopo l'arresto. E sono quegli appunti, che furono trovati tra le carte del capitano Fritz alla sua morte nel 1984, che vengono finalmente resi pubblici. Nel primo interrogatorio Oswald nega di possedere un'arma da fuoco. Ma subito interviene l'agBnte Hosty, dell'Fbi, che cambia la linea d'indagine impostata dal capitano e lo incalza sui suoi legami con Mosca. Il capitano Fritz scrive: «(Oswald) ammette di essere andato in Russia. Ammette di aver scritto all'ambasciata russa. Dice di aver vissuto tre anni in Russia. Parla russo». Il clima della Guerra fredda traspare chiaramente dalle domande. Gli si chiede quali sono le sue inclinazioni politiche «e lui sostiene di non averne alcuna». Ma poco dopo dice di «appoggiare la rivoluzione di Ca- stro». If ' Il secondo giorno l'agente, dell'Fbi non è presente. Ircapitano Fritz scrive : «Nega che teneva un fucile nel garage o altrove. Nega di appartenere al partito comunista. Dice che è arrivato dall'Urss nel luglio del 1962». (L'Fbi era perfettamente, al porrente dei trascorsi di Ósweld, e lo aveva interrogato al suo ritorno da Mosca, ndr). Poi le domande tornano su Kennedy. «Oswald . on dice nulla contro il Presidente. Non ne vuole più parlare. Nega di aver sparato al Presidente. Dice che non sapeva che anche il governatore fosse stato colpito (il governatore del Texas John Connally, ndr)». L'insistenza di Oswald sul fatto che non possedeva un'arma da fuoco spinge il capitano Fritz a mostrargli una foto - diventata ormai celebre - che ritrae Oswald sorridente che impugna un fucile. «Non vuole parlare della foto. Dice che non ha comprato un fucile da Kleins. Si lamenta perché non ha una giacca per il confrontto con i testimoni. Dice che la foto è un montaggio». Il resoconto finisce lì. Il capitano Fritz segnò l'ora: dalle dieci alle undici e un quarto del 24 novembre 1963. Oswald venne preso in consegna dalle guardie, uscì dalla stanza e andò incontro alla morte. Andrea di Robilant «Disse di non aver mai posseduto un'arma da fuoco e che la foto che lo ritraeva con un fucile era un falso» Qui accanto, Lee Harvey Oswald mostra i polsi ammanettati al quartier generale della polizia di Dallas, il 22 novembre '63 A destra J. F. Kennedy Uno dei foglietti su cui il capitano Fritz annotò l'ultimo interrogatorio di Lee Oswald

Luoghi citati: Dallas, Mosca, Russia, Texas, Urss, Washington