Meno di un quarto d'ora per il lunch di Andrea Di Robilant

Meno di un quarto d'ora per il lunch Meno di un quarto d'ora per il lunch «Troppo da fare», gli americani tagliano la pausa pasto WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Gli americani lavorano sodo, si sa. Molto più degli europei, anche questo si sa. Orari lunghi, vacanze striminzite. Ma fino a poco tempo fa resisteva ancora la pausa per il pranzo: una mezz'oretta o giù di lì per riprendere fiato e mandar giù qualcosa, se non altro per non svenire davanti al computer. Ora sta scomparendo anche il lunch-break. La pressione del lavoro rosicchia inesorabilmente il tempo dedicato al pasto. Al punto che la pausapranzo rischia addirittura di scomparire. «Gli americani ormai si prendono meno di un quarto d'ora per mangiare», scrive Usa Today. «E molti cominciano addirittura a saltare il pasto di mezzogiorno». I dati confermano l'allarme del quotidiano. Uno studio della Kentucky Fried Chicken appena reso noto rivela che il 55 per cento dei lavoratori impiegano poco più di una decina di minuti per mangiare (da quando lasciano la scrivania a quando tornano). Ancora più inquietante è il fatto che il 63 per cento dei lavoratori sceglie di saltare del tutto il pasto almeno una volta alla settimana perché il lavoro incalza e non permette tregue. Dice Jeffrey Mayer, autore di un libro sulla gestione del tempo al lavoro: «L'ora del pasto è diventata l'ora dello stress». Resiste ancora una riserva di aficionados che, quasi a farne un punto di onore, stanno via anche un'ox*a per il pranzo. Ma è una riserva sempre più esigua. Uno studio commissionato dalla Boston Market dice che questi irriducibili rappresentano ormai soltanto il 12 per cento. Cosa mangia e, soprattutto, come mangia la grande maggioranza dei lavoratori, quelli che han¬ no una media di meno di quindici minuti a pasto? «Butto giù mezzo panino al tacchino, due sorsi di Coca e via. Non c'è tempo, non c'è tempo», ha risposto ad un sondaggio Keith Johnson, un meccanico specializzato nell'industria aeronautica a Detroit. Si mangia e si tracanna in piedi, spesso camminando, a volte anche correndo. Come si è arrivati al sacrificio del pranzo sull'altare del lavoro? «Downsizing», spiegano i sociologi, i tagli operati dalle aziende per tornare ad essere sane e produttive. I licenziamenti massicci operati tra la fine degli Anni Ottanta e i primi Anni Novanta hanno incre mentato l'ansia dei dipendenti di perdere il lavoro e dunque la competizione in ufficio. Non solo: alcune aziende addirittura scoraggiano i loro lavoratori dal prendere una pausa per il pranzo, incentivando coloro che rimangono al loro posto e si mangiano un panino senza staccare gli occhi dal terminale del loro computer (alcuni di questi casi sono ora in tribunale). E circola un'altra spiegazione: la continua ristrutturazione delle aziende americane fa sì che i lavoratori vanno da un lavoro all'altro, senza avere il tempo di farsi qualche amico in ufficio con cui andare a mangiare un boccone quando verso mezzogiorno lo stomaco comincia a gemere. Andrea di Robilant

Persone citate: Jeffrey Mayer, Keith Johnson

Luoghi citati: Boston, Detroit, Usa, Washington