Quando la destra è orfana di idee

Quando la destra è orfana di idee FUORI DAL CORO Quando la destra è orfana di idee NSOMMA che cos'è la destra, che cosa e chi può essere e fare la destra oggi in Italia? Gran chiacchierare, poche conclusioni, molta confusione. Eppure non è così difficile vederci più chiaro, per esempio riconoscendo che una caratteristica comune delle destre dei Paesi moderni occidentali (quindi non destre figlie o nipoti dei fascismi, ma di quelle destre che distrussero e umiliarono i fascismi) è l'adesione ferrea, all'occorrenza sgradevole, al principio di realtà che non consiste nei conti di bottega, ma nella visione limpida dei fatti, dei problemi e delle realistiche soluzioni. D'Alema si rammarica di non aver avuto una Thatcher che avesse fatto, prima della raccolta dell'Ulivo, il lavoro indispensabile di riportare il sistema al principio di realtà. E questo è il vantaggio indiscutibile che Tony Blair vanta su Prodi e su D'Alema. Anche Bill Clinton potrebbe confermare: l'America già aveva ripreso a correre come un treno alla fine del mandato di Bush, e sulla scia delle profonde riforme di Ronald Reagan. Lui ha prestato e vinto con la sua immagine. Viene dunque un sospetto: che il più realistico progetto di una sinistra occidentale sia quello di restituire decoro in chiave popolare e sociale ad un panorama già stabilmente riformato da un governo che con decisione e anche con fantasia abbia rimesso sul trono il principio di realtà. Il principio di realtà in un Paese moderno e occidentale è l'insieme di regole che rimettono e mantengono in moto la macchina che produce ricchezza: ricchezza monetaria, ma anche della cultura, della ricerca, della libertà e del corretto rapporto fra ricchezza e fisco. In Italia, è in parte vero, ad alcune carenze ha dovuto provvedere il governo Prodi, ma sempre sotto la tutela e la correzione di Bertinotti. Tuttavia la cosa che merita di essere sottolineata non è tanto la circostanza, piuttosto evidente, di una sinistra che si traveste da destra, ma l'altra: l'assenza di idee della destra. Non si vede nel la destra italiana un solo in- dizio, un progetto che possa suggerire un'idea forte e trascinante, magari sprezzante ma competente e ricca di fantasia. La destra italiana non sa pensare in grande, e spesso alimenta il sospetto che non sappia pensare affatto, chiusa nel recinto di un culto aziendalistico che ormai non fa più effetto a nessuno, o delle riesumazioni del passato. Fini è rimasto a metà strada fra Roma e Fiuggi, e Cossiga propone lucidamente un terzo polo da competizione garantendo di non voler rifare la de, ma allo stesso tempo non calcola l'effetto devastante dell'immagine suggerita da un caravanserraglio di revenants democristiano. Nessuno, intanto, si preoccupa di avvertire sia il governo che il Paese del fatto che il futuro è in arrivo. E che in ogni parte del mondo civile e industriale la gara consiste nell'anticipare il futuro e prepararsi a guidarlo, non a subirlo. Futuro significa rivoluzione radicale dei rapporti fra lavoro ed esistenza umana, fra vita e ricchezza. Quando Tony Blair si insediò a Downing Street scrisse un articolo, che fu pubblicato da questo giornale, in cui dichiarava di aver ereditato una Gran Bretagna già potenzialmente prima in tutti i settori: dalla musica rock all'elettronica, dall'editoria alle arti, dalla qualità della vita all'economia. E ha messo in campo idee forti di distribuzione della ricchezza e della felicità, molto attraenti, intelligenti, sofisticate e realizzabili. Ha cioè congiunto la fantasia di una sinistra moderna a una lunga rivoluzione operata dalla destra all'insegna di grandi idee. E da noi? Chi e quando avrà la capacità di offrire una rivoluzione moderna adatta al futuro? Paolo frizzanti ntj

Luoghi citati: America, Fiuggi, Gran Bretagna, Italia, Roma