«legittimo espellere i clandestini» di Francesco Grignetti

«legittimo espellere i clandestini» «legittimo espellere i clandestini» La Consulta: lo Stato deve presidiare le frontiere ROMA. Sullo scottante tema delle espulsioni facili, all'indomani dell'approvazione alla Camera della nuova legge suu'immigrazione, arriva al ministro Giorgio Napolitano dalla Corte Costituzionale un gradito conforto giuridico. «Lo Stato - sostiene la suprema corte - non può abdicare al compito ineludibile di presidiare le proprie frontiere». La decisione risale al luglio scorso e solo per un caso è stata resa pubblica in questi giorni di polemiche sul tema. Il Tar del Lazio, infatti, alle prese con un caso pietoso di un immigrato marocchino che si trovava da tempo in Italia e non aveva mai regolarizzato la sua posizione, aveva sollevato un quesito costituzionale in merito alla legge Martelli (che si avvia peraltro ad essere superata da una normativa molto più severa). E' costituzionale - chiedevano i giudici amministrativi - ordinare l'automatica espulsione di un immigrato clandestino senza tener conto delle condizioni dolorose in cui potrebbe versare? «Sì, è possibile - risponde la corte costituzionale - perché le regole stabilite in funzione di un ordinato flusso migratorio e di un'adeguata accoglienza vanno rispettate e non eluse, o anche soltanto derogate, con valutazioni di carattere sostanzialmente discrezionale essendo poste a tutela della collettività nazionale». E le ragioni della solidarietà umana che fme fanno? «Non possono essere affermate - è la ri- sposta del relatore, giudice Francesco Guizzi al di fuori di un bilanciamento dei valori in gioco». I giudici della Consulta, insomma, Costituzione alla mano, ridimensionano le impostazioni unidirezionali e sohdaristiche. Privilegiano piuttosto una visione più complessiva dove ci sia l'accoglienza dello straniero, ma anche la tutela della collettività, l'ordine pubblico, e anche il principio della frontiera come valore da difendere. Oltretutto, scrivono, c'è da garantire «coloro che hanno osservato le regole e che potrebbero ricevere danno dalla tolleranza di situazioni illegali». Ma più che questa decisione della corte costituzionale, è la nuova legge in corso di approvazione in Parlamento che non piace ai vescovi italiani. La conferenza episcopale ha diramato una nota che gronda di «delusione e amarezza». I vescovi si aspettavano una legge diversa, «ispirata a principi di giustizia e di umanità». E non per «vaghe aspettative condite di buonismo, ma per un chiaro appello alla salvaguardia dei diritti fondamentali della persona». Diritti, questi ultimi, che evidentemente, secondo la fondazione Migrantes dei vescovi italiani, non vengono rispettati per gli «espellendi». Invece, secondo la Cei, anche i clandestini devono avere il «diritto di difendersi, ossia di far presente il proprio caso, il perché della propria posizione irregolare». Ma è esattamente quello che il Parlamento, con la nuova legge, e in nome della semplicità delle procedure, vuole eliminare. E che ieri la corte costituzionale ha avallato. Le posizioni non potrebbero essere più lontane. Da una parte la sociologa Marcella Delle Donne sostiene che «con questa sentenza, una volta di più, si risponde agli interessi egoistici della fortezza Europa». Per le opposizioni di destra, Maurizio Gasparri (An) e Alberto Di Luca (FI), la futura legge non sarà sufficiente a rispettare i criteri di Schengen e lo scriveranno al rninistro tedesco dell'Interno, Manfred Kanther. «Naturalmente di tali manchevolezze non sono responsabili le forze di polizia, ma il governo e la sua maggioranza che sotto il ricatto di Rifondazione rifiutano di affrontare seriamente il problema». Francesco Grignetti I vescovi delusi e amareggiati dalla legge sull'immigrazione appena varata dalla Camera

Persone citate: Alberto Di Luca, Francesco Guizzi, Giorgio Napolitano, Manfred Kanther, Marcella Delle Donne, Maurizio Gasparri

Luoghi citati: Europa, Italia, Lazio, Roma