«Soffiantini 11 miliardi per la libertà»

Brescia: posto come termine il 20 dicembre, partono le indagini sulla foga di notizie Brescia: posto come termine il 20 dicembre, partono le indagini sulla foga di notizie «Soffiantini, 11 miliardi per la libertà» Ultimatum dei rapitori, confermata la mutilazione BRESCIA DAL NOSTRO INVIATO E' solo un dettaglio, ma così macabro, da moltiplicare il gelo attorno a questo sequestro - i 150 giorni (e notti) di Giuseppe Soffiantini - già carico di efferatezza: il lembo d'orecchio dell'ostaggio, spedito mercoledì scorso dai guerrieri di Giovanni Farina, è stato sigillato dentro a un preservativo. La rivelazione arriva in serata. Poche parole da uno degli investigatori: «Nella busta c'erano la nuova lettera e il pezzo d'orecchio...». Il foglio e la cartilagine insieme? «Non esattamente insieme». Come non esattamente? «La cartilagine era infilata in un involucro di gomma». Un involucro? «Di gomma, sì». Che genere di involucro? «Un preservativo». Se ne va in questo lampo di rivelazione l'ennesima giornata di caccia e (per ora) di sconfitta. Con un sovrappiù di spettacolo incongruo. Qui a Brescia il procuratore Tarquini passa un paio d'ore a interrogare due giornalisti - il direttore del Tg5 Enrico Mentana e la cronista Silvia Brasca - chiedendo conto (e fonti) sulla doppia no- tizia riportata ieri da tutti i quotidiani: per l'appunto che un lembo d'orecchio era stato recapitato insieme con la seconda lettera dell'ostaggio. E proprio negU stessi minuti il tribunale della libertà di Firenze che conferma, punto per punto, le medesime notizie ai giornalisti delle agenzie di stampa. Per di più aggiungendo particolari e puntiglio. Da cui questo interessante cortocircuito tra le due magistrature (distanti tra loro 400 chilometri), una impegnata a sopire notizie e indagarne la fuga, l'altra a confermarle. Perciò la doppia lama di questa forbice va raccontata separatamente: cominciando da Firenze. La seconda lettera - arrivata mercoledì scorso a Manerbio nella cassetta postale di un amico della famiglia Soffiantini - sarebbe stata spedita da Prato. Contiene il lembo d'orecchio e l'ultima- tum. I sequestratori indicano l'entità del riscatto (11 miliardi in dollari Usa) e le modalità della consegna. Un'automobile dovrà percorrere tra Bologna e Firenze un tragitto assai tortuoso: almeno 500 chilometri di strade secondarie per vanificare i controlli della polizia. Il percorso non ha un tempo stabilito, se non la data di partenza. Ordinano i sequestratori: chi si incaricherà della consegna del riscatto dovrà percorre la strada fino a che avverrà il contatto. L'ultimatum è fissato al 20 dicembre. Ogni settimana di ritardo comporterà una penale di un miliardo. L'ostaggio chiede di pagare. I sequestratori ci aggiungono le minacce. Sempre Firenze rivela che il perimetro delle ricerche si è ristretto. Probabilmente la banda di Giovanni Farina ha spostato l'ostaggio dall'Alta Maremmma (dove un mese fa venne ucciso l'i¬ spettore dei Nocs Samuele Donatoni) alle campagne tra Volterra e Firenze. Sempre Firenze conferma la presenza dell'orecchio nella seconda lettera (che Brescia aveva provato a smentire). Sempre Firenze precisa le modalità dell'arresto di Francesco Zizi, bloccato a Pari con il fratello Giovanni il 20 ottobre scorso, poche ore dopo la sparatoria sull'autostrada Roma-L'Aquila. E di come lo stesso Zizi, due giorni dopo, fu mandato dalla polizia nei boschi tra Pari e Montalcino, per tentare un contatto con il capobanda Giovanni Farina. Veniamo a Brescia. Il procuratore Tarquini e il pm Guidi aprono la giornata con un vertice. Convocano il capo della Mobile Marco Mariconda e il capitano dei carabinieri Arnaldo Acerbi. Incontrano l'avvocato Giuseppe Frigo, legale della famiglia Soffiantini. Infine si occupano dei giornalisti. Convocano per il pomeriggio Enrico Mentana, direttore del Tg5, e Silvia Brasca. E per lunedì Marcello Sorgi, direttore del Tgl. Tutti quanti in qualità di «persone informate dei fatti» e dunque interrogatorio senza assistenza legale. Mentana arriva alle 15,40, viene ascoltato per una quarantina di minuti. Silvia Brasca per un'ora. Chiedono come, quando, dove e attraverso chi siano trapelate le notizie. Dice Mentana: «Ho risposto che ci siamo limitati a dare una notizia di cronaca. Né i sequestratori né i familiari sono pubblici ufficiali e dunque non capisco come possa configurarsi un qualunque reato. Né capisco perché in una situazione così drammatica i magistrati si concentrino sull'informazione». Pino Corrias il*