Bankitalia, scontro sullo sciopero

«Fisco vampiro in Germania, e peggiorerà» Bankitalia, scontro sullo sciopero EPadoa Schioppa attacca: meglio dividere la vigilanza ROMA. Si divide il sindacato di fronte alla prospettiva di uno sciopero dei dipendenti di Bankitalia, pronti a scendere in piazza per difendere le peculiarità del loro trattamento pensionistico. Sergio Cofferati e la Cgil criticano l'agitazione e le sue motivazioni, contestando una protesta che potrebbe condurre ad un ritardo nel pagamento di pensioni e stipendi del pubblico impiego. Messo alle strette, il sindacato autonomo di Palazzo Kock - la Falbi - fa sapere di essere pronto ad una revoca se il ministro del Lavoro riceverà una sua delegazione. Per trattare c'è tempo sino al 26 novembre, prima delle due giornate della rivolta annunciata. Il confronto è teso. Cofferati sostiene che i dipendenti della Banca d'Italia «non hanno motivazioni condivisibili» e aggiunge che ora «si pone il rischio che si dia vita a una difesa di interessi corporativi che non ha ragione di esistere». Le professionalità di alto profilo, ha aggiunto il segretario della Cgil, «vanno riconosciute attraverso le retribuzioni, non con privilegi di tipo previdenziale per chi lavora in banca, come per chi lavora in ospedale o in fabbrica». A rendere più accesa la polemica ci si è messo anche il pidiessino Gavino Angius, presidente della commissione Finanze del Senato, che ha parlato in difesa di Fazio e la sua richiesta di deroga per Bankitalia. Pietro Larizza, segretario Uil, non l'ha mandata giù. «Io non ho problemi ad esprimere solidarietà o stima nei confronti del governatore - ha affermato il sindacalista - ciò non toghe che non ho problemi a dire che sono in totale dissenso con quella lettera, se esiste». Dissenso ancora maggiore lo ha espresso riferendosi ad Angius, «se per ragioni politiche si dovessero verificare situazioni di diseguaglianza rispetto ai lavoratori». E non finisce qui. Il futuro di Bankitalia è anche sotto la lente della Bicamerale che discute quale ruolo attribuire all'istituto di emissione nella nuova Costituzione. Nel dibattito è intervenuto il presidente della Consob Tommaso Padoa Schioppa, ex di via Nazionale. A suo avviso, i nuovi scenari di mercati globali richiedono un ripensamento normativo del ruolo e dei compiti delle autorità di vigilanza: meglio sarebbe allora sdoppiare le funzioni tra una vigilanza di stabilità, di pertinenza della Banca d'Italia ed una vigilanza di correttezza e trasparenza, di competenza della Consob. «Ritengo preferibile - ha detto Padoa Schioppa - che la vigilanza sulla stabilità e quella sulla correttezza siano affidate a due autorità distinte; ed è bene che la stabilità sia competenza della Banca centrale, anche se considero stravagante l'idea di scriverlo nella Costituzione». Il presidente della Consob ha, dunque, lanciato un segnale alla commissione Draghi, che sta elaborando il nuovo testo unico sui mercati finanziari che, in base al- la delega concessa al Governo, dovrebbe essere varato entro febbraio prossimo, anche se i tempi potrebbero essere modificati dalla decisione della commissione Finanze della Camera di avviare un'indagine conoscitiva che riguarderà anche i lavori della commissione. «La ragione di questa mia preferenza - ha proseguito Padoa Schioppa - sta nel fatto che stabilità e correttezza possono talvolta risultare in conflitto». Di qui la necessità di ripensare una vigilanza per finalità e non più per soggetti di mercato. II governatore Antonio Fazio

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