Assalto alla casa dell'orrore di Giovanni Bianconi

11 Assalto alla casa dell'orrore Gruppo di ragazzi sfonda a calci la porta UN CORTEO DI DOLORE E RABBIA CICCIANO (Napoli) DAL NOSTRO INVIATO La classe è vuota. Sul registro, accanto al nome di Silvestro Delle Cave, è segnata la sequela di assenze dal giorno della scomparsa. Ancora ieri la burocrazia impietosa ha preteso che la maestra scrivesse quella a. Fino al 7 novembre, invece, Silvestro non risulta aver mai saltato un giorno di scuola. Il registro è abbandonato sulla cattedra, più tardi verrà sequestrato dai magistrati; oggi gli alunni della IV B sono tutti assenti giustificati, perché la scuola è chiusa. Sul banco in fondo a destra, dove sedeva Silvestro, c'è un mazzo di rose bianche. Il resto è silenzio. Dalla finestra chiusa si vedono le case basse del rione, e basta aprire il vetro per entrare in un altro mondo, dove il silenzio cede il passo alla rabbia. A meno di centro metri c'è l'isolato 27/A, dove è stato inghiottito e ucciso il povero bambino. Le grida degli studenti di Cicciano arrivano fino al banco coi fiori bianchi. «Vergogna! Vergogna!», «Bastardo! Bastardo!», fino a «Devi morire, Allocca devi morire». Andrea Allocca - il settantenne che ha confessato di aver violentato, ucciso, fatto a pezzi e bruciato il bimbo - è chiuso nel carcere di Poggioreale, e sta rispondendo alle domande sul massacro compiuto dieci giorni fa. Davanti a quella che è stata la sua casa, prima di diventare il simbolo dell'orrore, si raduna la protesta di un intero paese arrivato fin qui sfilando per le strade senza traffico e con le saracinesche dei negozi abbassati. Diecimila persone che manifestano silenziose il dolore e lo sdegno per la tragedia di Silvestro. Sul cancello dell'isolato 27/A, e poi sull'uscio dell'interno 2 chiuso dai sigilli dei carabinieri, si ammucchiano altri mazzi di fiori. Ma all'improvviso scatta qualcosa. La frase sbagliata di un vicino, qualche parola intesa male, una mano troppo alzata, e scoppia il parapiglia. Cinque, dieci, venti, cinquanta ragazzi superano lo sbarramento e si avventano sulle scale. Arrivano davanti alla casa della morte, e non c'è più niente che possa fermarli. Gridano, spingono, tirano calci contro la porta che si abbatte in pochi secondi: la casa della morte adesso è aperta, in balìa di giovani con giubbotti neri, brufoli e capelli impomatati, che però non hanno il coraggio di andare oltre. Dall'uscio sventrato si vedono il corridoio e la stanza dello scempio - la prima a sinistra - così come l'ha lasciata il vecchio Allocca. Sul pavimento le bottiglie di alcolici che s'è scolato nell'ultimo giorno di libertà. I ragazzi si bloccano e si ritraggono, e adesso, mentre i carabinieri e il falegname cercano di richiudere il «locale posto sotto sequestro per ordine dell'autorità giudiziaria», c'è un fiore all'entrata del soggiorno dove è stata ammazzata e fatta a pezzi la piccola vittima. In strada continuano gli slogan contro pedofili e assassini, ma nella classe IV B, richiudendo la finestra, si può tornare al mondo di piccole cose che fu di Silvestro. Appesi al muro ci sono i disegni delle lezioni di inglese, Who are you?, e quelli di religione. In un armadietto appoggiato al muro, in fondo, ci sono i quaderni degli alunni, con gli esercizi di aritmetica e di italiano. Quello di Silvestro è giallo, i fogli scritti con la penna blu e la calligrafia ancora incerta. C'è il dettato, Mattino autunnale, che il bambino ha trascritto con diligenza e qualche errore: «La mattina è stata grigia, con qualche leggero velo di nebbia sui prati e sui boschi...». Accatastato fra gli altri, ecco il quaderno di Cannine, un altro bambino della IV B. Era uno degli amichetti di Silvestro, abita all'isolato 30/C e adesso è davanti alla porta della casa dell'orrore, per deporre il suo fiore. Ha sfilato fin qui, in testa al corteo dei diecimila, vestito col grembiule della scuola. Parla accanto al parroco, padre Nicola, e ricorda i suoi giorni con Silvestro: «Mi chiamava spesso dalla finestra, il pomeriggio, per farmi giocare con lui, a nascondino e a pallone. A scuola ci aiutavamo, anche se non parlavamo tanto. Lui non andava tanto bene, però era simpatico e vivace». Cannine torna in strada, dove le urla dei ragazzi si fanno sen.pre più forti e minacciose. Gridano, alzano i loro cartelli: «Non offendiamo gli animali chiamando bestie questi tre esseri», «Legge per i pedofili: ergastolo», «Silvestro, le tue pene sono finite, qelle dei tuoi carnefici appena iniziate». Tra zainetti colorati e orecchini spunta pure una sciarpa rossa con Che Guevara e Hasta la Victoria siempre, poco più in là ce n'è una del Napoli calcio. Qualche striscione cerca di scuotere le coscienze: «La popolazione non deve essere cieca e muta», «Liberi di camminare per strada senza essere molestati». I bambini e le maestre si allontano e tornano verso la scuola: è adesso che si scatena la rabbia, e i giovani danno l'assalto all'appartamento dove è stato ucciso Silvestro. I vicini di Allocca si barricano dietro le loro porte, e quando arrivano i carabinieri si lamentano per gli atti di vandalismo, le cassette della posta divelto, il vetro del cancello sfondato. Sul piazzale della scuola nessuno di accorge di niente, e tutti ascoltano la commemorazione di Silvestro. II sindaco di Cicciano, che ha proclamato il lutto cittadino, cerca di difendere l'immagine del paese: «Qui non c'è l'omertà, non dobbiamo essere giudicati sulla base di un singolo atto di disumanità». E il presidente della Provincia, il sociologo Amato Lamberti, vuole restituire dignità alla gente che l'ascolta e che da cinque giorni legge di sé sulle pagine dei giornali: «La maggior parte di questa popolazione è civile ed ha una grandissima dignità, e come tale dev'essere considerata dall'opinione pubblica». Ma il parroco, padre Nicola, aggiunge: «Trascorsi questi giorni di dolore, non dovremo dimenticare quanto è accaduto, né le responsabilità di tutti noi in questa vicenda». Gli applausi della gente tra cui è vissuto Silvestro, bagnati dalle lacrime di bambini, mamme e maestre, chiudono questa manifestazione di «solidarietà e rispetto, ma anche orrore e disprezzo», come hanno scritto gli studenti medi che l'hanno organizzata. Una manifestazione che ha visto il ricordo della piccola vittima e l'assalto alla casa dell'orrore, e che - se non salteranno fuori i resti del bambino - rischia di essere l'ultimo saluto a Silvestro; un funerale senza bara e senza familiari, fatto di silenzi e grida, lacrime e rabbia. Rispetto e disprezzo, appunto. Giovanni Bianconi In diecimila hanno sfilato per ricordare Silvestro Mazzi di fiori e cori: «Allocca devi morire»

Luoghi citati: Cicciano, Napoli